Una valida alternativa per la diversificazione delle leguminose da granella ad alto contenuto proteico
di Matteo Petitti | Rete Semi Rurali
La dipendenza dall’importazione di soia rappresenta un elemento di fragilità per l’UE, che sta orientando le proprie strategie verso una maggiore autosufficienza nelle colture proteiche.
Il lupino bianco (Lupinus albus) è una leguminosa da granella caratterizzata da un elevato contenuto proteico (38.5%) e di lipidi (9.5%) rendendola una concreta alternativa alla soia, per le aziende e le filiere zootecniche. Non si adatta bene a terreni sub-alcalini (pH > 7,5), soprattutto in presenza di calcare attivo e ha un suo batterio azotofissatore specifico (Bradyrhizobium lupini) con cui si raccomanda l’inoculazione se nel terreno non è stato coltivato per lungo tempo.
Un requisito fondamentale per l’utilizzo del lupino bianco nell’alimentazione umana e animale è il basso contenuto dell’alcaloide amaro (<0,02- 0,05%). Mutazioni spontanee del gene responsabile possono avvenire anche in varietà dolci, richiedendo un monitoraggio del contenuto di alcaloidi nelle colture da seme.
Nell’ambito del progetto LIVESEED, il CREA-ZA di Lodi ha sviluppato una popolazione di lupino bianco, incrociando quattro varietà locali a seme amaro (Italia, Grecia e Madeira) con quattro linee in selezione a seme dolce (Italia, Francia e Marocco). Il materiale di partenza è stato selezionato per le sue caratteristiche di rusticità (tolleranza alla siccità, ai terreni calcarei e ai freddi invernali), aspetti qualitativi della granella (alto contenuto di proteine, grassi e gamma-conglutina), caratteri agronomici (resistenza all’allettamento) e una grande variabilità fenologica. Dai 16 incroci F1 iniziali, sono state ottenute circa 600 F5, da cui sono state selezionate circa 180 linee dolci. Queste, oltre a essere state valutate in purezza, sono state combinate, con egual numero di semi, per costituire una popolazione evolutiva. Dopo due cicli di moltiplicazione, nel 2020 la popolazione è stata distribuita a vari partner del progetto: in Svizzera, Olanda e Danimarca è in fase di adattamento a semina primaverile sotto diversi profili pedologici, mentre in Francia la cooperativa bio UBIOS sta sviluppando due popolazioni adattate a semina autunnale e primaverile. In Italia, Rete Semi Rurali ha distribuito la popolazione a due aziende biologiche in Sicilia (Catania, Enna) e due in Sardegna (San Nicolò Gerrei e Az. sperimentale AGRIS Donori-Ussana), per l’adattamento a semina autunnale e condizioni di bassa piovosità.
Nel 2021, grazie al progetto CORE Organic DIVERSILIENCE è stato possibile proseguire con le semine nelle due aziende sarde, nell’azienda siciliana di Enna e nell’azienda Floriddia di Peccioli che ospita il campo catalogo di Rete Semi Rurali. A giungo 2022, prima della raccolta, si è svolta la selezione partecipativa presso la cooperativa San Nicolò Gerrei (SU).
Il piano per la campagna 2022/23 è di procedere con un secondo ciclo di adattamento e selezione.
La Campagna di semina autunnale sarà aperta dal 27 ottobre al 12 novembre 2022.
Carissime/i,
vi inviamo la documentazione per la partecipazione alla Campagna di semina per l’annata agraria 2022-2023, sperando di fare cosa gradita. Nel caso abbiate ricevuto più di una volta questa comunicazione ce ne vogliate scusare; nel caso non vogliate riceverne in futuro vi preghiamo di segnalarcelo.
Il catalogo di varietà e popolazioni che quest’anno mettiamo a disposizione è frutto del lavoro della Casa delle Sementi di Rete Semi Rurali che dall’aprile 2019 ha trovato sua collocazione nella nuova sede di Rete Semi Rurali a Scandicci.
Torniamo a sottolineare che la Campagna di semina “Coltiviamo la diversità!” è un percorso di crescita di conoscenze e competenze collettivo ed orizzontale, non secondario rispetto alla crescita di disponibilità di semente sul territorio.
È indispensabile la divisione dei compiti e l’assunzione di responsabilità da parte degli agricoltori e degli appassionati che vorranno mettersi in gioco.
Crediamo, infine, di grande importanza supportare, almeno in parte, questa attività con l’autofinanziamento.
Per partecipare alla Campagna di semina si chiede di essere o diventare “sostenitori RSR”.
Si intenderanno valide per l’annualità 2023 le nuove adesioni.
Sono disponibili le varietà e le popolazioni inserite nel catalogo allegato nelle quantità di 100 grammi per ogni varietà, 1000 grammi per ogni popolazione.
Per la richiesta inviate una email all’indirizzo info@semirurali.net con indicati:
le varietà o popolazioni richieste nell’ordine di preferenza: visto che il materiale non è molto daremo priorità alle varietà o popolazioni prima citate;
indirizzo postale completo dove sarà recapitata la spedizione del materiale;
numero di telefono della persona da contattare per eventuali chiarimenti.
Riceverete insieme alla semente il modulo della Privacy e il documento ATM “Accordo semplificato di Trasferimento dei Materiali vegetali per uso diretto”. Il documento ATM deve essere completato anche con i dati della località di coltivazione. Una copia firmata e sottoscritta in originale di entrambi i documenti (ATM e modulo della privacy) deve essere spedita a:
La Rete Semi Rurali propone un semplice protocollo per il funzionamento del sistema di scambio e riproduzione.
Chi partecipa alla Campagna di semina “Coltiviamo la diversità!” si impegna a:
mantenere, nel limite del possibile, le varietà e/o le popolazioni che ha ricevuto – proteggerle dalla carie e da ogni contaminazione;
informare in modo puntuale e preciso circa risultati e informazioni raccolte e la destinazione e l’uso del prodotto raccolto (tramite l’uso del quaderno di campagna RSR);
restituire alla fine dell’annata agraria alla Rete Semi Rurali un quantitativo di semente doppia rispetto a quella ricevuta;
nel caso l’uso non si esaurisca in un ciclo colturale, si impegna a darne comunicazione per gli eventuali cicli colturali successivi;
dichiara di non assumere alcun diritto sul prodotto di tali risorse genetiche;
esclude qualsiasi impiego volto alla creazione di organismi geneticamente modificati.
Perché così sostieni la diversità di sistemi e prodotti agricoli e promuovi la ricerca partecipata e decentralizzata a supporto di sistemi sementieri locali vocati alla sovranità alimentare e resilienti ai cambiamenti climatici
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in questo modo dai autonomia e continuità alle attività di Rete Semi Rurali per affermare il valore della diversità agricola e culturale in una società dove agricoltura e alimentazione sono sempre più uniformi e standardizzate.
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Selezione dalla popolazione locale Bianco nostrale
Toscana
Spiga aristata, medio-precoce, coltivata, nel Pistoiese, in montagna, molto rustica, poco soggetta, all’allettamento, alla stretta e alle ruggini (E. De Cillis, 1927)
Frumento tenero
Autonomia
Vecchia varietà
Anno di costituzione 1938. Incrocio di Marco Michahelles tra Mentana e Frassineto 405
Italia
Spiga mutica, bianco-paglierino, di forma medio-allungata, razza rustica, precoce, molto resistente ai freddi, alla stretta e alla ruggine, ne esistono due tipi: Autonomia A di taglia alta e adatta a terreni di collina, Autonomia B, con paglia più corta di circa 15-20 cm rispetto alla precedente, adatto a terreni di pianura (Forlani, 1954)
Frumento tenero
Bianco nostrale
Popolazione locale
Toscana
Grano di montagna, considerata di scarsa importanza, coltivata in prov. di Arezzo (E. De Cillis, 1927)
Frumento tenero
Carlotta Strampelli
Vecchia varietà
Selezionata da Strampelli nel 1905 attraverso l’incrocio Rieti x Massy
Italia
Aristata, autunnale, tardiva, coltivata in Italia settentrionale e centrale, in pianura, particolarmente nei fondi valle, mediamente resistente all’allettamento, poco alla stretta, molto alle ruggini (De Cillis, 1927)
Frumento tenero
Conte Marzotto
Vecchia varietà
Incrocio di Marco Michahelles e iscritto nel 1959 al Registro nazionale varietale dal quale è stato cancellato alla fine degli anni 70
Italia
Spiga mutica, ottima qualità della farina, buona coltivabilità e resistenza
Frumento tenero
Frassineto
Vecchia varietà
Anno di costituzione 1924. Selezione genealogica di Michahelles dal Gentilrosso
Italia
Culmi più corti del Gentilrosso comune, eretti e robusti, accestimento elevato, spiga mutica, di colore paglierino bianchiccio, di forma accorciata e leggermente quadrata (Michahelles, 1932)
Frumento tenero
Gentil bianco
Popolazione locale
Toscana
Mutica, autunnale, medio-precoce, coltivata in Toscana, seminata tardiva in collina, mediamente resistente all’allettamento, alla stretta e alle ruggini (E. De Cillis, 1927)
Frumento tenero
Gentil rosso aristato
Popolazione locale
Selezione dalla popolazione locale Gentilbianco
Centro Italia
Aristato, autunnale, medio-precoce, coltivata in Italia settentrionale e centrale, anche in Campania, seminata (anche in primavera) in pianura, mediamente resistente all’allettamento, sufficientemente alla stretta e poco al freddo (E. De Cillis, 1927). Sinonimi: Gentil rosso originario, Gentil rosso comune, Gentil rosso di Toscana, Garagolla, Carosella, Siciliano, Tosella rossa, Grano mutico, Muco
Frumento tenero
Precoce Piemonte
Piemonte
Piante alte, spiga mutica, chiara e grande
Frumento duro
Bidì
Popolazione locale
Sicilia
Piante alte, spighe grandi, di colore chiaro, reste scure
Frumento duro
Duri spagnoli floriddia
Miscela di varietà locali
Spagna
Miscela di 7 varietà locali spagnole: Negro Velloso, Clarofino, Cañivano, Forment, Recion, Trigo de Sevilla, Trigo duro de Granada
Frumento duro
Timilia
Popolazione locale
Sicilia
Primaverile, coltivata in Sicilia, anche in Puglia e intorno allo Jonio, in pianura e in collina, meno in montagna, poco soggetta all’allettamento, abbastanza alla stretta, mediamente alle ruggini, può essere seminata anche in autunno (E. De Cillis, 1927)
Frumento turanico
Etrusco
Toscana
Piante alte, spighe chiare con reste scure
Frumento turanico
Perciasacchi
Popolazione locale
Sicilia
Piante alte, spighe grandi, di colore chiaro anche le reste
Frumento turanico
Saragolla lucana
Popolazione locale
Sud Italia
Piante alte, spighe grandi, di colore chiaro anche le reste
Per favorire modelli alternativi è necessario che il mondo della ricerca riscopra il suo ruolo sociale, smarcandosi dal mercato
di Riccardo Bocci – Tratto da Altreconomia 250 – Luglio/Agosto 2022
Sono passati sei mesi da quando il nuovo regolamento sull’agricoltura biologica è entrato in vigore: il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) deve ancora redarre il facsimile della notifica per il Materiale eterogeneo biologico (Meb) e sembra che questa innovazione per ora non stia interessando il mondo del biologico. Sono pochi gli attori che si stanno organizzando sul lato produttivo/commerciale e ancora meno le ditte sementiere pronte a lanciarsi in questa nuova esperienza. Un interesse maggiore sta nascendo nel mondo della ricerca pubblica più vicino agli agricoltori biologici. Sono diversi, infatti, i centri di ricerca e le università che da alcuni anni stanno sviluppando popolazioni o miscele che, in alcuni casi, sono già in produzione in alcune aziende agricole.
La diversificazione dei nostri sistemi agricoli, alimentari e delle relative diete non è che agli albori di quella che potrebbe essere una rivoluzione vera e propria del settore. Vediamone alcuni aspetti. Uno dei tratti distintivi della diversità del Meb è che non può essere coperto da proprietà intellettuale, come invece avviene per le normali varietà uniformi. Questo fatto comporta un problema sia per le ditte sementiere sia per la ricerca pubblica. Le prime, infatti, devono rivedere il loro sistema di competizione all’interno del settore, normalmente basato su protezione varietale, accordi di licenza per la commercializzazione delle sementi e royalties per recuperare i costi di ricerca e sviluppo delle varietà. Essendo il Meb in pubblico dominio, tutto questo modello deve essere ripensato.
Stesso discorso si applica alla ricerca pubblica, avvicinata al mercato da anni di riforme liberiste e in balia di un sistema di valutazione della produttività del singolo ricercatore sempre più basato sulla proprietà intellettuale. La sua carriera è ormai in funzione del numero di brevetti ottenuti o di varietà protette iscritte al catalogo, in un’ottica quasi commerciale del ruolo della ricerca pubblica. Vali solo se produci innovazioni “brevettabili” che a cascata portano “soldi” alla ricerca, perdendo completamente di vista il suo ruolo sociale e pubblico, inteso come bene comune della società. Come si capisce, il nuovo mondo legato alla diversità del Meb prevederebbe un supporto completamente diverso da parte della ricerca pubblica: integrata nel processo di ricerca partecipativa e decentralizzata con tutti gli attori delle varie filiere, disposta a investire se stessa nei processi sociali di innovazione, capace di supportare tecnicamente e scientificamente questi processi in un dialogo continuo con gli attori coinvolti.
La questione però nasce spontanea: come valorizzare quei ricercatori che decidono di seguire questa strada visto che i risultati della loro ricerca non sono quei prodotti brevettabili con cui dovrebbe essere valutati? Come convincere le politiche sulla ricerca agricola che non esiste solo l’innovazione di prodotto (come ad esempio droni e agricoltura di precisione) ma che il pubblico potrebbe svolgere un importante ruolo di supporto e integrazione all’innovazione sociale (e poi anche di processo e prodotto) attuata da molte aziende biologiche? Come far capire che il valore maggiore della ricerca pubblica è il suo capitale sociale e non i prodotti che sviluppa per il mercato?
In un momento difficile per la ricerca, stretta tra mercato e critiche di affarismo e gestione clientelare, dobbiamo capire che questo è uno spazio sociale da difendere, aprendo un dibattito nella società sul suo ruolo strategico nell’innovazione in agricoltura. Da questa strada passerà il futuro dei modelli agricoli alternativi.
Si è conclusa la campagna di semina primaverile 2022!
Tutte le richieste sono state prese in carico e soddisfatte.
Come sempre abbiamo superato i termini indicati come chiusura della campagna, ma così anche i ritardatari hanno potuto partecipare.
Vi ricordiamo che tra gli scopi della campagna di semina c’è anche entrare in una relazione diretta e profiqua con chi ha richiesto il seme.
Si tratterà quindi nei prossimi mesi di seguire l’evolversi delle coltivazioni di queste parcelle… organizzeremo una sorta di presa in carico dei nuovi arrivati.
di Stefano Benedettelli – Università degli Studi di Firenze
Il progetto Cereali Resilienti ha analizzato i cambiamenti della popolazione evolutiva rispetto ai differenti ambienti di coltivazione della Toscana.
Variabili considerate
Altezza della pianta
Lunghezza della spiga
Larghezza della spiga
Numero spighette
Numero di spighe aristate
Numero di spighe mutiche
Densità della spiga
Peso della spiga
Numero di cariossidi per spiga
Peso delle cariossidi per spiga
Peso 1000 cariossidi
Produzione
% Proteine
% Carbonio
Polifenoli Liberi e Legati
Flavonoidi Liberi e Legati
Attività anti-radicalica
Caratteristiche reologiche (W, P, L P/L)
Nelle 4 aziende-madri, così come in tutte le aziende figlie di ciascuna MAC, è stato seminato un ettaro di popolazione per due annate agrarie, 2019 e 2020. Tutti gli anni, in ogni azienda, l’intera superficie è stata suddivisa in 3 aree omogenee, per ciascuna delle quali sono stati fatti i rilievi su parcelle di 2 metri quadri. Da ogni area campione sono state misurate le altezze di 100 piante e prelevate 100 spighe, per un totale di 300 piante e 300 spighe per azienda e per anno. L’area di saggio è stata interamente raccolta e il seme prodotto è stato avviato alle analisi per la valutazione delle caratteristiche produttive e reologiche delle farine. Per ogni parcella sono stati raccolti i dati relativi alle variabili riportate nella tabella 1, per un totale di 7.800 dati complessivi.
Per i caratteri che dipendono più dal corredo genetico di ciascuna pianta piuttosto che dalla variabilità ambientale, come la presenza delle reste, il numero di spighette per ogni spiga e la densità della spiga, sono state calcolate le frequenze delle diverse tipologie per stimare la variazione genica all’interno di ogni azienda e all’interno delle MAC. A titolo di esempio si riporta il grafico del cambiamento osservato mutiche. Tra il 1° e il 2° anno, ad eccezione delle coltivazioni in pianura, si osserva un incremento delle spighe mutiche soprattutto nelle aziende situate sulla costa. Anche la densità della spiga tende a diminuire dal 1° al 2° anno di coltivazione, determinando la formazione di spighe molto lasche. Questo comportamento potrebbe essere imputato al fatto che, aumentando la competitività tra individui all’interno della popolazione, tendono a prevalere i genotipi con spiga con rachide più lungo.
Questo andamento, molto interessante, ha effetti positivi nell’incrementare la resistenza orizzontale alle malattie crittogamiche della spiga, riducendo o eliminando la presenza di micotossine della cariosside.
Infine, sulla base di tutti i parametri morfologici, produttivi e qualitativi, è stata eseguita un’analisi statistica per verificare come i vari ambienti di coltivazione abbiano determinato ulteriori cambiamenti e come questi possano darci indicazioni sull’adattamento della popolazione alle caratteristiche ecologiche. Queste indicazioni sono indispensabili per orientare le scelte delle linee da utilizzare nella costituzione delle popolazioni evolutive in base agli ambienti dove sono destinate.
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