Alla Stazione di Malaga veniamo accolti dalla calorosa ed efficiente Maria Carrascosa* che ci presenta I compagni di avventura: una delegazione dall’Inghilterra (L’Associazione Garden Organic di Coventry) e una dalla Francia (Jean Luc di Graines del Pais /Croqueurs de Carottes)

 

Claudio Pozzi e Antonio Lo Fiego

Alla Stazione di Malaga veniamo accolti dalla calorosa ed efficiente Maria Carrascosa* che ci presenta I compagni di avventura: una delegazione dall’Inghilterra (L’Associazione Garden Organic di Coventry) e una dalla Francia (Jean Luc di Graines del Pais /Croqueurs de Carottes)

 Claudio Pozzi e Antonio Lo Fiego

* Maria ricopre incarichi tecnici e di coordinamento delle attività della Red de Semillas Andalusa legate alla Biodiversità

 

Un breve trasferimento e deviamo in una laterale per raggiungere l’azienda di un agricoltore biologico della Rete dei Semi di Malaga: Vincente fa parte di una famiglia che ha ereditato dal padre agricoltore un numero di parcelle (come è tradizione in questa zona) per un totale di 4 ha e la passione per l’agricoltura. I tre fratelli in realtà hanno tutti un’altra occupazione ma si dedicano con grande determinazione alla continuità nella tradizione familiare.

 

L’attività che svolgono sulle parcelle è duplice: producono ortaggi da vendere nei mercatini di Guadalhorecòlogico che vedono impegnata l’associazione il sabato e la domenica nei principali centri della provincia Malaguena con un bacino di utenza di 1.500.000 abitanti.

 

La seconda attività è quella della riproduzione della semente (fatta nello stesso contesto della produzione) che viene messa a disposizione degli altri agricoltori associati (circa una ventina di aziende). Naturalmente ogni associato produce la semente di cui può garantire la migliore qualità. Vicente ad esempio non produce seme di bietola perché il suo terreno è popolato da bietola selvatica. Il seme per la produzione quindi lo scambia con chi nell’associazione non ha questo problema.

 

E’ stato curioso per noi “nordici” capire che in questa zona dell’Andalusia si fanno normalmente quattro raccolti all’anno e che varietà di piante che da noi sarebbe prematuto vedere anche in serra qui godevano di buona salute e vegetazione anche a cielo aperto.

 

La tensione di questo gruppo di agricoltori è sicuramente quella di valorizzare le varietà locali ma non disprezzano l’introduzione sul campo di varietà originarie di altre zone o paesi (lollo rossa dall’italia, broccoli dagli usa ma anche cavoli orientali quali il pak choi) che devono comunque superare il test di gradimento del mercato prima di essere definitivamente sdoganate.

 

C’è una attenzione particolare nell’uso del sovescio (per lo più leguminose e senape bianca) e delle consociazioni, al fine di dare un buon equilibrio al suolo e di prevenire malattie. Cercano in tutti I modi di evitare interventi di disinfestazione anche naturali.

 

Ci presentano anche un’infestante di origine sudafricana, a prima vista simile al trifoglio, arrivata in zona probabilmente al seguito di qualche incauto importatore che crea molti problemi nei campi dedicati alle ortive ma che ha manifestato effetti benefici nei frutteti (in questa zona soprattutto agrumeti e oliveti) perché poco competitiva e ricca di acido (ossalico?) che evita l’insorgere delle muffe sui frutti caduti.

 

Sono costretti ad irrigare per buona parte dell’anno perché le precipitazioni non sono regolari ma attraverso un buon sistema goccia a goccia riescono a garantirsi il raccolto.

 

Finito il giro dei campi (sia quelli con I trapianti o le semine più recenti che quelli in piena produzione) ci siamo nuovamente radunati intorno a Margarita Jimenez Gòmez, agronomo del Gruppo di Sviluppo Rurale Valle del Guadalhorce.

 

Margarita ci ha descritto il ruolo del Gruppo nella valorizzazione dei prodotti locali.

 

Ha preso ad esempio il caso del pomodoro Huevo de Toro* che ha fatto scalpore a livello nazionale per le sue qualità organolettiche.

 

Hanno approfittato di un articolo comparso su El Pais di critica agli agricoltori Andalusi perché non era, secondo il critico di grande fama, più possibile trovare un pomodoro che avesse un sapore caratteristico.

 

In quel caso il Gruppo ha invitato il critico a presenziare ad un evento in cui una famosa attrice ha presentato l’Huevo de Toro alla degustazione dei partecipanti e alla fine della giornata ha bandito un’asta in cui una cassetta da 4 Kg di pomodori è stata battuta alla cifra record di ca 300 €.

 

Il critico entusiasta ha ribaltato la sua idea sugli agricoltori Andalusi, l’Huevo de Toro ha avuto una ribalta mediatica non indifferente a livello nazionale e nei mercati di Guadalhorecòlogico continua ad essere venduto ad 1€ al kg. Questa è la quotazione che l’associazione degli agricoltori tiene per tutte le verdure che vende.

 

Sicuramente il costo della vita in Andalusia è fra I più bassi di tutta la Spagna e la paga base di un lavoratore Spagnolo è intorno ai 600 € mensili: probabilmente questo prezzo è anche influenzato dal fatto che la quasi totalità degli agricoltori ha un reddito esterno a quello aziendale e pratica l’agricoltura non esattamente come hobby (il livello professionale è comunque alto) ma come seconda attività. Non siamo riusciti ad approfondire del tutto questo aspetto non secondario ma qualche elemento di riflessione l’abbiamo ricevuto.

 

*L’ Huevo de Toro, parente stretto del Carne de Toro ci ha richiamato molto il Cuore di Bue liscio di Albenga è un pomodoro allungato, che può raggiungere un peso fino ai 1500 g (con un peso medio di ca 500 g) .

 

Naturalmente l’attività di Margarita e del Gruppo non si limita al gossip mediatico, ma l’impegno sulla promozione dei prodotti locali, assistenza tecnica a parte, è un momento centrale del suo lavoro.

 

Grazie all’avanzato stato di gravidanza Margarita manifesta tutta la passione che un’attività benefica per l’ambiente e per l’economia locale può suscitare in chi vi partecipa. La sua presenza luminosa infonde un salto di consapevolezza e un senso di appartenenza ai delegati di questa piccola missione internazionale.

 

La mattina dopo alle 8 in punto ci incontriamo con Mercé, nostra guida, autista ed interprete per I delegati britannici, che ci conduce attraverso un panorama mozzafiato alla Finca nella Sierra de las Nieves dove vive assieme al marito Alonso Navarro Chaves, agricoltore, produttore di sementi e presidente della Red de Semillas Andalusa, nonché responsabile dell’associazione biodinamica locale.

 

La Finca di Alonso e Mercé collocata in posizione elevata al centro di una valle circondata da un Rio, guarda verso sud. Le canalizzazioni costruite dagli arabi, le grotte sottostanti l’edificio principale del ‘400 e I gradoni degradanti contribuiscono a dare al paesaggio, ai nostri occhi brullo e un po’ desolato, un aspetto di grande solidità.

 

La Finca è stata recuperata da Alonso e Mercé quattro anni fa, dopo un decennio di completo abbandono e contribuisce al reddito di due nuclei familiari: anche il fratello di Alonso ricava sostentamento e contribuisce alle attività della Azienda Viso Los Romeros: un’altra volta sono comunque I redditi ricavati da attività esterne a permettere investimenti e a garantire il confort delle famiglie.

 

Le attività di orticoltura, gestite con metodo misto sinergico/biodinamico sono soprattutto finalizzate all’autosostentamento, sono poche le eccedenze da portare al mercato. Alonso è socio di Guadalhorecòlogico e la produzione più abbondante è quella delle arance. La valle è punteggiata da agrumeti che si sviluppano sui terrazzamenti e da qualche campo montano di olivi. Alonso sta provando ad inserire la produzione di Avocados e di Manghi. A 500 m di altitudine in una Sierra ventosa! Ma sembra che sia proprio il vento continuo a favorire un microclima favorevole anche di inverno e le sorprese per noi non sono finite. Passeggiando da un terrazzamento all’altro è un continuo odorare aromi ed assaggiare (a fine gennaio!) piselli di molteplici dolcissime varietà e fragole bianche, insieme a più stagionali agrumi e alchechengi. Non manca lo spettacolo di una pianta di pomodoro pendente su un muro a secco ancora carica di frutti! Ancora non è chiaro dove stia la finalità imprenditoriale di tutto quello che vediamo. Sembra un ricco orto familiare, baciato dal clima. La collezione di aromi non mi stupisce più di tanto: io stesso fino a qualche mese fa ne avevo una cinquantina di varietà nel mio piccolo giardino di Vada. Alonso ci racconta della grande fisicità necessaria per affrontare questo terreno ripido: l’aiuto dei tre asini è essenziale per portare il raccolto a casa, per produrre compost e per distribuirlo sul terreno. Dobbiamo aspettare di aver visitato le grotte, alcune delle quali riservate ad ospitare un piccolo numero di variopinte e multiformi galline sorvegliate da uno splendido gallo per arrivare a scoprire il cuore della missione aziendale.

 

La casetta di legno e le serre autocostruite nascondono la cassaforte aziendale. Da tutte le piante che abbiamo visto avvicendarsi sui terrazzamenti, quando su letti rialzati, quando sui bordi pietrosi, siano esse da orto, ad uso officinale od aromatico, il lavoro paziente e apparentemente lieve di Alonso, Mercé e famiglia, appassionati ricercatori e collezionisti* estrae un numero impressionante di varietà di sementi che vengono essiccate, pulite, selezionate con metodi del tutto artigianali e l’ausilio di un’unico macchinario: un ventilatore. Alonso ci tiene a precisare che molto spesso il vento o I suoi stessi polmoni fanno si che il ventilatore possa restare a riposo.

 

Gli scaffali organizzati con un sistema molto istintivo e personalizzato conservano le sementi fino al momento dell’impacchettamento. Le bustine stampate, queste si con tecnologia moderna e raffinata, così come del resto le etichette delle piantine coltivate in serra, vengono affidate a tre grandi raccoglitori portatili che serviranno da espositori nei tre/quattro mercati mensili cui Alonso si presenta portando con se anche le confezioni di erbe da infusione, le piantine e, nella giusta stagione, le casse di arance o le poche verdure che avanzano dal consumo familiare.

 

*il lavoro è cominciato nella Finca nella quale hanno vissuto prima di arrivare qui: sette anni quasi del tutto dedicati al lavoro di investigazione e di ricerca di varietà locali.

 

La passione, I numerosi contatti creati grazie all’impegno nell’animazione della Red de Semillas e dell’associazione Guadalhorecòlogico hanno portato nella Sierra anche numerose accessioni da altri paesi.

 

Il tempo stringe: ci aspetta un altro lungo trasferimento in direzione di Ronda, antica cittadina capitale di un parco naturale fra I più famosi in Spagna.

 

Questa volta è Alonso a guidarci sulle strade che si dipanano in un ripetuto saliscendi fra una cordigliera e l’altra. Il paesaggio si mantiene brullo: pochi alberi e piccolissime spelacchiate macchie di arbusti. Anche gli olivi in questa zona non sembrano godere di grande vitalità.

 

Lo spettacolo è comunque grandioso, rocce, dirupi, qualche raro gregge di pecore, villaggi di piccole case bianche che si aprono spesso a ventaglio nei fondovalle o alle pendici delle alture: tutto contribuisce a dare un’immagine di una cultura profondamente diversa da quella del centro italia: probabilmente solo alcune zone della Sicilia Centrale possono richiamare un paesaggio come questo.

 

Depositati I bagagli in albergo e consumato un tipico pasto in un piccolo locale nei dintorni attraversiamo di corsa l’antica cittadina circondata da mura arabe e tagliata in due da un profondo canion che si attraversa su un ponte panoramico. Ci stanno aspettando: ad accoglierci nella sala adiacente ad un bar di periferia Rafael Galindo Racero, responsabile di progetto del Banco de Semillas di Ronda, dell’Associazione Silvema e collaboratore dell’Università Rurale Paolo Freire insieme ad alcune collaboratrici. La sala si popola rapidamente e, messe le sedie in circolo, la riunione ha inizio. Relatore in questo caso è Jean Luc, il nostro compagno di viaggio Francese che chiede subito un giro di presentazione dei convenuti. La sala è ricca di presenze interessanti e diversificate: Dal giovane direttore marketing di una catena di ristoranti e catering che vuole valorizzare I prodotti locali, ai soci di numerose associazioni locali gestite quando dal costruttore in crisi riconvertito all’agricoltura, quando da militanti impegnati nella sensibilizzazione e nell’educazione dei bambini e nell’orticoltura urbana, quando da un contadino filosofo alla riscoperta di vecchie varietà di cereali e di animali da allevamento oltre naturalmente a rappresentanti di gruppi di acquisto e ai componenti delle delegazioni straniere del progetto Grow.

 

Jean Luc ha illustrato “graines del pais”, di Carcassone, piccola e interessante realtà sementiera francese che ha un occhio verso lo scambio di sementi fra i soci in attesa della nuova legislazione sementiera europea con la speranza di non dover iscrivere le vecchie varietà contadine per poterle commercializzare.

 

Dai clienti cercano di avere feedback per sapere come si comporta una determinata varietà in un determinato luogo per poi socializzare i risultati attraverso il sito internet.

 

Il lavoro più importante, pioniere della loro esperienza sementiera, è il recupero di vecchie varietà di pomodoro.

 

Jean Luc ha spiegato la filiera economica tra i produttori e graines del pais. I primi rimangono proprietari delle sementi fino a vendita avvenuta e gli stessi determinano il prezzo di produzione. La ditta le mette in commercio con una maggiorazione concordata con i produttori e quest’ultimi vengono via via liquidati.

 

Sempre rimanendo nell’ambito del pomodoro Jean Luc ha fatto l’esempio che un produttore può ricavare anche € 2000/Kg (in alcuni casi anche 4000) per il proprio seme prodotto. Cifra che ha impressionato i presenti. Jean Luc ha poi precisato che si tratta di piccolissime quantità (poche centinaia di grammi, fino a 1 Kg) e che se il mercato non assorbe la produzione il produttore non riceve nulla. Di conseguenza la produzione e la vendita è a rischio e pericolo del produttore che in questo caso assume anche la posizione di imprenditore. È interessante il rapporto esistente tra produttore e azienda. Naturalmente ha vantaggi e svantaggi, come ha spiegato Jean Luc. Il vantaggio è che il produttore può ricavare un reddito più elevato rispetto alla mera cessione del seme, la ditta non deve fare investimenti e quindi ampliare la gamma offerta. Lo svantaggio è che detto seme possa rimanere invenduto, ma questo fa parte del rischio di impresa. La Graines del Pais compra sementi anche da altre ditte sementiere e tutto il materiale in listino è certificato bio. Antonio Lo Fiego ha spiegato il rapporto di Arcoiris con i propri produttori conferenti sementi: viene stabilito un prezzo più alto di quello praticato normalmente dal mercato; i produttori coltivano in Italia con metodo bio al 100%

 

Jean Luc ha poi affrontato la proposta di legge europea sulle sementi. Su questo argomento è stato coadiuvato da Antonio Lo Fiego di Arcoiris. Nella discussione è emerso che pur trovandosi i paesi presenti (Spagna, Italia, Francia e Inghilterra) all’interno della Comunità Europea in ogni paese la legislazione ha differenze sostanziali a livello di scambio e vendita di varietà antiche. La più restrittiva è risultata quella spagnola, mentre la più tollerante quella inglese.

 

La riunione si è chiusa dopo aver discusso delle azioni che ogni paese deve fare per la salvaguardia delle proprie varietà antiche utilizzando gli strumenti legislativi attuali, quali l’iscrizione al registro senza valore intrinseco e a quello da conservazione.