di Claudio Pozzi, Adanella Rossi – Rete Semi Rurali

Torniamo fra le pagine di Terranuova e lo facciamo con un numero del notiziario di Rete Semi Rurali particolarmente adatto ad un vasto pubblico, anche se i contenuti possono apparire difficili. Non è facile parlare di Politica Agricola Comune (PAC) senza incorrere in tecnicismi. Forse anche per questo un capitolo di spesa così importante dell’Unione Europea (poco meno del 40% del bilancio complessivo) viene percepito come lontano, se non estraneo, alla quotidianità di noi tutti. Tuttavia, dati la centralità e l’impatto di questa politica, è importante essere informati della sua evoluzione.
E’ preziosa a tal fine la conoscenza che ci viene offerta dall’azione di presidio “attrezzata” e continuativa messa in atto nei riguardi del percorso di definizione della nuova programmazione PAC. Allo scopo sono state costituite alleanze in tutta Europa, grazie soprattutto all’iniziativa delle organizzazioni ambientaliste, ben consce delle rilevanti ricadute di tale politica sulla salute dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi. In Italia è nata la Coalizione Cambiamo Agricoltura, che ha visto pian piano aderire circa 80 organizzazioni, impegnate in ambiti diversi; tra di esse Rete Semi Rurali ha portato il suo contributo sul tema della biodiversità agroalimentare.
Nel partecipare alla Coalizione ci hanno colpito la convergenza di background culturali ed esperienziali diversi attorno a un obiettivo condiviso, la capacità di fare tesoro della diversità per potenziare l’azione comune e la disponibilità al mutuo apprendimento e al rispetto delle specifiche esigenze. Di fatto, per la sua ampia capacità di rappresentazione, la Coalizione è espressione del movimento che più in generale e in diverse forme si sviluppa dalla società civile, un movimento che è in grado di sentire la necessità di cambiamento di fronte alle emergenze in atto e di sperimentare già ora pratiche e stili di vita diversi.

L’indicazione che ci viene da questa comune esperienza attorno alla nuova PAC è chiara: laddove il sistema regolatorio fa fatica a intraprendere scelte radicali, anche grazie alle resistenze di una buona parte del mondo produttivo e delle sue rappresentanze, un nuovo patto sociale tra movimenti organizzati e tra soggetti della produzione e del consumo è l’unica forza che appare in grado di contribuire alla transizione. La sfida al riguardo è grande: c’è bisogno di ridisegnare in profondità i sistemi di produzione-consumo, su criteri e valori che uniscano la società tutta e questa con gli altri esseri viventi e con l’ambiente. In tale direzione, in aggiunta allo sviluppo di adeguate competenze tra i movimenti, l’impegno a cui più in generale tutti noi siamo chiamati è prendere consapevolezza dei nodi da sciogliere nei comportamenti quotidiani, condizionati da decenni di consuetudine. Allo scopo, quanto già costruito da produttori e consumatori consapevoli può aiutare nell’azione di sensibilizzazione ed educazione di tutti gli altri – gli agricoltori che si sentono minacciati e ingiustamente perseguiti, e i consumatori ignari, incuranti e inconsapevolmente complici di un sistema insostenibile.

Tutto questo diventa particolarmente importante in un momento come quello attuale in cui, nel quadro di paure e incertezze dovute all’evento imprevisto della guerra in Ucraina, si è pronti a demolire quanto negli anni è stato costruito nella direzione di un’agricoltura più sostenibile, sana ed eticamente accettabile. Di fronte all’intenzione di ridimensionare ulteriormente gli obiettivi della strategia Farm to Fork, di cui è un’espressione la recente raccomandazione di rimuovere i vincoli ad una crescita di produttività, diventa più che mai importante rimanere fermi e uniti nella richiesta di un altro modello agroalimentare.