Lo scorso 19/9/2026 lo staff di Rete Semi Rurali ha organizzato presso la Biblioteca di Baggio un workshop specifico sul tema dell’autoproduzione dei semi alla Milano Green Week. L’evento incentrato sulla tutela dell’agro-biodiversità e la crescita delle competenze tecniche nell’ambito della produzione di semi, è stata anche una preziosa occasione di scambio e confronto sul ruolo sociale dell’agricoltura, oltre che rafforzare la rete di alleanze formali e informali per future collaborazioni a tutela dell’agrobiodiversità.
AEMED 2025: 1° CONGRESSO DI AGROECOLOGIA DEL MEDITERRANEO SCIENZA PRATICA MOVIMENTO
Comunicato stampa
Iniziato oggi ad Agrigento il primo Congresso di Agroecologia del Mediterraneo con oltre 400 partecipanti rappresentanti di 28 diversi Paesi di 4 continenti Europa, Africa, Asia, Americhe.
L’Associazione Italiana di Agroecologia e le Associazioni aderenti (Collettivo Rizosfera, Deafal, Lipu, Rete Semi Rurali, WWF) con la Carovana dell’Agroecologia hanno portato nei mesi scorsi i temi del Congresso nei territori di 10 regioni italiane.
Partita oggi la quattro giorni, dal 9 al 12 giugno, del 1° Congresso di Agroecologia del Mediterraneo (AEMED 2025) organizzato congiuntamente da AIDA (Associazione Italiana di Agroecologia), AIAF (Associazione Italiana di Agroforestazione) e dal Coordinamento Agroecologia Sicilia, nella splendida cornice della Valle dei Templi di Agrigento, capitale italiana della cultura 2025. L’evento ha il patrocinio di Agroecology Europe per evidenziare il legame e il dialogo tra i protagonisti dell’Agroecologia del Mediterraneo e l’Agroecology Europe Forum che si terrà a Malmo (Svezia) dal 2 al 4 ottobre di quest’anno. Il Congresso AEMED 2025 offre l’opportunità di condividere tra i numerosi partecipanti i risultati della ricerca scientifica, le esperienze pratiche in campo, le attività dei movimenti e discutere strategie e metodi dell’agroecologia per il cambiamento dei sistemi agroalimentari del Mediterraneo e del Pianeta. Per AIDA e le Associazioni aderenti (Collettivo Rizosfera, Deafal, Lipu, Rete Semi Rurali e WWF) da questo primo Congresso di Agroecologia del Mediterraneo, quarto Convegno nazionale di Agroecologia, deve ripartire la transizione ecologica dei nostri sistemi agroalimentari, confermando l’attualità e l’urgenza degli obiettivi del Green Deal europeo. Il Congresso vuole essere anche l’occasione per promuovere un grande movimento per l’Agroecologia in Italia e nel Mediterraneo per la trasformazione dei modelli di produzione e consumo del cibo e delle materie prime di origine agricola, per renderli più rispettosi della natura e più rigenerativi, per costruire resilienza nelle catene di approvvigionamento, nei paesaggi e nei mezzi di sussistenza delle comunità umane, garantendo il diritto a un cibo sano e un lavoro dignitoso per tutti, attraverso uno sviluppo sociale ed economico inclusivo, giusto e culturalmente appropriato al contesto dei diversi territori. Nessun altro settore come l’agricoltura ha la stessa opportunità, attraverso l’agroecologia, di contribuire in modo significativo alla soluzione delle crisi ambientali globali e locali del cambiamento climatico e della perdita della biodiversità, migliorando al contempo la vita di intere popolazioni. Si tratta di un obiettivo particolarmente ambizioso perché l’area del Mediterraneo è oggi uno degli esempi più evidenti delle ferite dello sfruttamento, passato e presente: vi si intrecciano conflitti, migrazioni forzate oltre all’impatto crescente della crisi climatica. Come stiamo vedendo a Gaza, dove terra, acqua e cibo vengono usati come armi e i sistemi agricoli vengono sistematicamente distrutti, tutto ciò è insostenibile socialmente e ambientalmente. L’agroecologia affonda le sue radici nel rispetto dei diritti umani, perché non è solo un metodo di coltivazione ma un percorso che rappresenta per tutti i popoli uno strumento per affermare la libertà e la propria sovranità alimentare, per contribuire al ripristino dell’ambiente e affermare la dignità del lavoro. Il Congresso internazionale avvia oggi i suoi lavori con dei numeri straordinari, 416 iscritti provenienti da 28 Paesi di 4 continenti (Italia, Spagna, Estonia, Israele, Irlanda, Cechia, Regno Unito, Germania, Algeria, Stati Uniti, Grecia, Malta, Canada, Tunisia, Croazia, Brasile, Portogallo, Turchia, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Svizzera, Slovenia, Palestina, Cisgiordania, Iran, Argentina, Cile) e oltre 250 pubblicazioni scientifiche ed esperienziali che evidenziano la ricchezza e il dinamismo della ricerca, dell’innovazione, delle buone pratiche dell’Agroecologia. Il programma delle attività congressuali prevede tre giornate con sessioni tematiche e sessioni Poster (9, 10 e 12 giugno) di confronto tra scienziati, tecnici e agricoltori e una giornata speciale con visite in aziende agricole del territorio (11 giugno), durante la quale gli agricoltori illustreranno direttamente sul campo le loro pratiche agroecologiche e i risultati conseguiti. L’Associazione Italiana di Agroecologia (AIDA) e le Associazioni aderenti negli ultimi sei mesi hanno promosso la “Carovana dell’Agroecologia”, con 17 eventi organizzati in 10 regioni italiane (scheda allegata), per portare nei territori i temi che saranno discussi nel Congresso di Agrigento e raccogliere dal basso istanze, aspettative, proposte, degli agricoltori italiani e altri attori sociali e della scienza, per una autentica transizione agroecologica dei sistemi agroalimentari. Le voci dei protagonisti degli eventi della “Carovana dell’Agroecologia” saranno portate nel Congresso di Agrigento da AIDA con uno specifico evento che si terrà nell’Open Space del Palacongresso il 10 Giugno dalle ore 17.00 alle 18.00.
Sarà inoltre possibile seguire la cronaca dei lavori del Congresso attraverso i canali social di AIDA e del Coordinamento Agroecologia Sicilia: AIDA
Roma, 9 giugno 2025 Comunicato stampa inviato a cura dell’Ufficio stampa WWF Italia per conto di AIDA
L’Associazione Italiana di Agroecologia – AIDA: È un’Associazione che si fa portavoce in Italia della visione agroecologica dei sistemi agricoli ed alimentari, in sinergia con altri enti e istituzioni che operano a livello nazionale e internazionale in tale ambito. L’Associazione unisce operatori e ricercatori provenienti da ambiti diversi per promuovere un approccio multidisciplinare e multiscalare. L’agroecologia è una scienza che studia il funzionamento degli agroecosistemi, un insieme di pratiche per coltivare e produrre in modo più sostenibile, un movimento per la trasformazione dei sistemi agroalimentari. Si basa su un approccio sistemico, olistico, interdisciplinare e transdisciplinare. Aderiscono ad AIDA le seguenti Associazioni e reti nazionali: Collettivo Rizosfera, Deafal, Fondazione ACRA, LIPU – BirdLife Italia, Rete Semi Rurali, WWF Italia. Maggiori informazioni sul sito Web: https://www.agroecologia.eu/
Sono passati trentuno anni dal lontano 1994 quando è entrata in vigore la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), eppure con molta difficoltà si riescono a vedere gli impatti nel mondo reale di questo accordo adottato a Rio de Janeiro nel 1992. In Italia, l’opinione pubblica è all’oscuro di cosa viene deciso dalla CBD e di cosa dovrebbe fare il paese per metterla in pratica. La materia è diventata ostaggio di esperti e avvocati, come se non si stesse parlando del futuro del nostro Pianeta e se non fosse necessario avere una forte base popolare per attuare quella rivoluzione necessaria a ridurre la perdita di biodiversità cui stiamo assistendo. Insomma, non saranno solo gli accordi tra i governi presi alle Conferenze delle Parti (COP) a salvare il mondo. Questi resteranno fogli di carta destinati a ingiallire, se non si trasformano in pratiche della società civile, delle istituzioni locali e del mondo economico. E il primo passo in questa direzione è la conoscenza. Purtroppo, sono temi che interessano poco anche i giornalisti, per cui avere informazioni su cosa si discuta in queste famose COP è impresa impossibile. Questo Notiziario vuole colmare questo divario, raccontando come è finita la riunione di Roma della COP16 e cercando di capire come il tema dell’agrobiodiversità possa farsi strada nel mondo delle politiche del cibo e delle municipalità. Va sottolineato che l’Italia, nel 2022, si è dotata di una nuova Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030, gestita dal Ministero della Transizione Ecologica con un sistema complesso di governance, composto da Comitato di gestione (Amministrazioni centrali e territoriali), Segreteria, Tavolo di Consultazione (dove siedono le organizzazioni e la società civile) e Supporto tecnico-scientifico. A dicembre 2024 (due anni dopo l’approvazione della Strategia!) si è insediato il Comitato e con il Tavolo ha iniziato a comporre il Programma di attuazione della Strategia. Come si vede la macchina della burocrazia statale va poco d’accordo con i tempi che sarebbero richiesti per l’urgenza delle sfide che abbiamo davanti. Inoltre, non possiamo dimenticare che dal 2022 la biodiversità, insieme all’ambiente e all’interesse delle generazioni future, è entrata nella Costituzione italiana all’interno dell’articolo 9, che già tutelava il paesaggio. È interessante sottolineare la genesi di questo articolo. I due principali relatori, il comunista Marchesi e il democristiano Moro, presero l’idea dell’articolo 9 studiando le Costituzioni della repubblica di Weimar del 1919 e della breve esperienza della repubblica spagnola del 1931. Come dire che, già allora, era chiaro ai padri costituenti l’orizzonte culturale europeo nel quale si muovevano e nel quale avrebbe dovuto nascere la giovane repubblica italiana. Ma chi indica l’art. 9 come soggetto che deve attuare la tutela? Non sono lo Stato o le Regioni, ma è la Repubblica, soggetto che include l’intera collettività in questa opera di tutela che deve essere intesa come attiva e non meramente passiva o vincolistica. Il 22 maggio, in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, ricordiamoci dell’articolo 9 della Costituzione e delle responsabilità che come cittadini ci dà, pensando che, come scrive il sociologo francese Bruno Latour, la Natura non è la vittima da proteggere, ma essa è ciò che ci possiede.
Il 4 aprile 2025 presso la sede de l’ACLI Milanese si è tenuto il convegno “Semi Amici” , organizzato da ACLI Terra in collaborazione con RSR.
All’evento hanno partecipato quaranta persone in presenza e ottanta collegati da remoto, compresa l’Università della Calabria con alcune classi e numerosi agronomi collegati da tutta Italia.
La perdita di biodiversità vegetale, accelerata da deforestazione, agricoltura intensiva e cambiamenti climatici, minaccia la nostra salute e la sicurezza alimentare ed un’agricoltura sempre più uniforme, basata su poche varietà di semi, impoverisce la nostra dieta e ci rende più vulnerabili a malattie. Il seminario ha esplorato le connessioni tra biodiversità, agricoltura e salute sottolineando l’importanza della diversità per la resistenza delle colture e dei servizi ecosistemici. Durante il seminario sono state perciò discusse soluzioni per affrontare questa sfida globale, dalla protezione dell’agrobiodiversità alla promozione di sistemi alimentari sostenibili riuscendo a stimolare un dibattito interdisciplinare proponendo e promuovendo azioni concrete per invertire questa tendenza
Il convegno si è concluso con il seguente comunicato stampa:
“Acli Terra e I SEMI AMICI – Un ponte per la salute tra la terra e la tavola”
Oggi, 4 aprile 2025, presso il Salone Clerici delle Acli Milanesi si è tenuto un convegno organizzato da ACLITERRA provinciali e della Lombardia sul tema “SEMI AMICI un ponte per la salute tra la terra e la tavola”. Numerosi sono stati i contributi di esperti del settore agroalimentare con un dibattito interdisciplinare volto a promuovere azioni di buone pratiche sul territorio.
L’incontro ha analizzato in modo approfondito le “connessioni tra biodiversità, agricoltura e salute”, sottolineando l’importanza di sostenere concretamente pratiche di agrobiodiversità per sviluppare sistemi alimentari sostenibili e di qualità”.
Preso coscienza che:
“La perdita di biodiversità vegetale, causata da deforestazione e agricoltura intensiva, impoverisce la dieta e aumenta la vulnerabilità alle malattie.
Si chiede al Parlamento Europeo e ai Ministri dell’Agricoltura di rivedere la proposta di legge sulle sementi, favorendo la circolazione dell’agrobiodiversità, rispettando i diritti degli agricoltori e gettando le basi per un sistema alimentare sostenibile, resistente, resiliente e diversificato.
Consegnamo questo comunicato alle istituzioni politiche a tutti i livelli chiedendo di superare le lungaggini e burocrazie inutili che soffocano questo importante comparto
11 associazioni italiane denunciano nel documento sulla visione dell’agricoltura e l’alimentazione presentato dalla Commissione UE il 19 febbraio la mancanza di una chiara spinta al cambiamento e una pericolosa sottovalutazione dei problemi ambientali e sociali
Lo scorso 19 febbraio il Commissario europeo Hansen in una conferenza stampa congiunta con il vicepresidente Fitto ha presentato la visione a lungo termine dell’UE per l’agricoltura e l’alimentazione, che definisce i piani per il sistema agroalimentare verso il 2040 e oltre. Il documento avrebbe dovuto fare seguito a quanto emerso dal Dialogo strategico per l’agricoltura, firmato anche dalle associazioni agricole. La visione ha però cambiato direzione, tradendo l’accordo raggiunto e attirando le critiche di 11 associazioni italiane, che unendosi alle analisi delle ONG di conservazione della natura, dell’agroecologia e dei consumatori europei, esprimono insoddisfazione per un documento che sottovaluta i problemi ambientali e sociali connessi ai sistemi agroalimentari, puntando in modo miope solo sulla competitività delle imprese a breve termine.
Il documento della Commissione UE non cita mai gli obiettivi delle due Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, ignorando che i problemi ambientali e sociali che li hanno motivati restano senza soluzioni ed avranno certamente impatti negativi sull’agricoltura dei 27 Paesi europei dell’Unione, in primis per le piccole e medie aziende, che continueranno inesorabilmente a chiudere (dal 2010 al 2020 il numero di aziende agricole è diminuito di ben 487.000 unità).
“Auspicavamo che con questo documento la Commissione promuovesse piani concreti per dare attuazione alle raccomandazioni del dialogo strategico – affermano le Associazioni italiane – ma purtroppo questo non è avvenuto. I pochi elementi positivi presenti nella Visione della Commissione non bastano ad avviare il necessario e urgente cambio dei modelli di produzione e consumo nelle filiere agroalimentari della UE. Ancora una volta ha prevalso la volontà di mantenere lo status quo in difesa degli interessi delle grandi aziende e corporazioni agricole a spese di tanti medi e piccoli agricoltori europei”.
Le Associazioni, pur apprezzando alcuni aspetti della visione, come l’attenzione al riconoscimento del giusto prezzo per i produttori, al biologico, al ricambio generazionale favorendo l’ingresso dei giovani in agricoltura, l’impegno per un’etichettatura più trasparente e per una reciprocità delle regole ambientali e sociali negli scambi commerciali, insieme al richiamo seppur vago alle soluzioni basate sulla natura, sottolineano come non vengano affrontati i grandi problemi che determinano gli impatti ambientali e sociali dei settori agroalimentari dell’Unione europea.
Il documento della Commissione non prevede una dismissione dei pagamenti della Politica Agricola Comune (PAC) non mirati, come invece indicato nelle conclusioni del dialogo strategico, e conferma anzi la scelta dei pagamenti diretti basati sulla superficie delle aziende agricole, ignora la necessità di sostenere gli agricoltori più bisognosi di aiuto e più virtuosi. Il documento non cita in alcun modo la possibilità di considerare tra i criteri per i pagamenti diretti della PAC anche l’intensità del lavoro e i risultati degli interventi per il clima e l’ambiente.
“Pur comprendendo il disagio del mondo agricolo rispetto alla grande mole di burocrazia, che va certamente ridotta, non crediamo che l’indebolimento delle regole e degli impegni per la tutela dell’ambiente sia la strada da perseguire” continuano le Associazioni. La visione, infatti propone di semplificare ulteriormente la PAC, rinunciando a un controllo ancora maggiore su ciò che accade a un terzo del bilancio dell’UE. Con meno regole vincolanti ci saranno meno probabilità che i Paesi dell’UE promuovano un’agricoltura sostenibile, come è avvenuto dopo la semplificazione della PAC del 2024.
Poco incisivo per le Associazioni anche l’approccio al sistema zootecnico. Se è vero che nella visione si propone di migliorare le norme sul benessere degli animali e di eliminare gradualmente le gabbie negli allevamenti, il settore zootecnico viene in gran parte assolto dal suo impatto sul clima e sulla salute dei cittadini europei. Il documento non indica con chiarezza la necessità di promuovere una transizione agroecologica della zootecnia, con obiettivi di riduzione degli allevamenti intensivi e la promozione di una zootecnia estensiva collegata alla gestione della superficie agricola utilizzata. Una transizione agroecologica della zootecnia che dovrebbe essere accompagnata da una riduzione dei consumi di carne e proteine di origine animale, attraverso la promozione di diete sane ed equilibrate.
“La visione rimane ancora troppo vaga su come incoraggiare uno spostamento a diete più sostenibili e salutari. Se non si affronta seriamente una strategia che miri alla modifica del modello alimentare, i buoni propositi rimarranno, di nuovo, solo sulla carta” concludono le Associazioni.
Le 11 Associazioni: AIAB, ACU-Associazioni Consumatori Utenti – AIDA-Associazione Italiana di Agroecologia, Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica, FIRAB, GreenPeace Italia, Lipu, ProNatura, Rete Semi Rurali, Terra!, WWF Italia
Si terrà a Catania l’incontro annuale del progetto COUSIN (cousinproject.eu/), ospitato dal Dipartimento Agricoltura, Cibo e Ambiente (Di3A), dal 19 al 21 febbraio. A un anno dall’inizio del progetto, la riunione sarà un momento importante per definire le attività sperimentali sulle 5 colture su cui lavora il progetto (frumento, pisello, brassicaceae, orzo e lattuga), oltre che per finalizzare le modalità con cui i partner fanno circolare il materiale vegetale, ad esempio attraverso l’uso dell’easy SMTA del Trattato FAO e di regole dedicate per quel materiale già sviluppato dai partner, ad esempio tramite incroci con tra varietà e parentali selvatici. Non è un caso che l’incontro sarà in Sicilia, regione che, come abbiamo avuto modo di raccontare nel Notiziario 39 (rsr.bio/notiziario-39/), vede la presenza di parentali selvatici di brassicaceae, oggetto di raccolta in situ da parte del Dipartimento di Catania.