Il materiale eterogeneo biologico rappresenta una delle maggiori novità del nuovo regolamento europeo per il biologico (UE 2018/848) e un’evoluzione rispetto all’esperimento temporaneo sulle popolazioni di cereali (2014/150/UE).
Il materiale eterogeneo è definito come un insieme vegetale che:
a) presenta caratteristiche fenotipiche comuni;
b) è caratterizzato da un elevato livello di diversità genetica e fenotipica […];
c) non è una varietà […];
d) non è una miscela di varietà;
e) è stato prodotto in regime biologico (art. 3§19).
Queste popolazioni possono essere costituite da: miscele di incroci, miscele dinamiche e materiale non uniforme gestito in azienda. L’innovazione del materiale eterogeneo vale per tutte le specie agrarie e ortive, includendo anche popolazioni locali particolarmente eterogenee. La registrazione avviene tramite notifica da inviare all’ufficio Agricoltura Biologica del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Il Regolamento delegato (UE) 2021/1189 specifica i requisiti qualitativi e fitosanitari, di imballaggio ed etichettatura, per la tracciabilità e la manutenzione. Le ditte sementiere e gli agricoltori con licenza sementiera in deroga potranno inviare le notifiche dal primo gennaio 2022, dovranno essere iscritti al RUOP ed essere certificati bio.
La Commissione UE ha fatto un primo passo verso la deregolamentazione ricerca ed uso delle piante derivanti dalle Nuove Tecniche di ingegneria genetica (NBT) o Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA)
Alla fine di settembre, l’Health Branch della Commissione europea ha pubblicato un primo rapporto su come e perché le nuove piante NBT dovrebbero essere escluse dalle regole dell’UE per gli OGM. Questa proposta rispecchia in gran parte la lista dei desideri del settore biotech.
La Commissione UE ripete infatti affermazioni non dimostrate come il fatto che i nuovi OGM contribuirebbero a ridurre le emissioni di gas serra o a ridurre l’uso di pesticidi, tesi promosse dalle corporazioni biotech come Bayer e Corteva. In realtà, una deregolamentazione del settore significherebbe che gli agricoltori, i produttori di cibo, i trasformatori e i consumatori non possono più rifiutare i prodotti NBT e optare per scelte senza OGM, e che i produttori di sementi NBT/GM non avrebbero alcuna responsabilità per eventuali danni causati dai loro prodotti.
L’invito è di diffondere questa campagna presso i vostri associati e rispondere direttamente alla Commissione prima del 22 ottobre per manifestare la vostra opposizione a questo approccio:
Qui ci sono alcune piattaforme che rendono facile dire alla Commissione il vostro contributo:
Se volete far sentire la vostra voce direttamente alla Commissione abbiamo tradotto il documento già redatto da Friends of the Earth che può essere personalizzato e migliorato. Il testo spedito attraverso questa pagina https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/13119-Legislazione-per-le-piante-prodotte-con-alcune-nuove-tecniche-genomiche_it
Ai negoziati di Bruxelles sulla nuova Pac 2023-2027 hanno prevalso vecchi interessi, opposti al Green Deal. Ora la palla passa agli Stati.
di Riccardo Bocci – Tratto da Altreconomia 232 – Dicembre 2020
La Politica agricola comunitaria (Pac) è storicamente il bilancio più importante dell’Unione europea e ha modellato i nostri sistemi agricoli e relativi paesaggi. Nata per sostenere la modernizzazione dell’agricoltura europea e il reddito delle aziende, oggi la Pac si trova schiacciata tra il vecchio che non cambia e il nuovo che non riesce a imporsi. Infatti il nuovo modello agricolo frutto delle positive interazioni tra produttori e cittadini, basato su biologico, biodinamico, agroecologia, filiere corte, riscoperta e valorizzazione della diversità coltivata fa fatica a emergere nelle politiche. Ristrutturare le filiere agroalimentari non è impresa facile e soprattutto non è indolore. La Pac potrebbe svolgere un ruolo positivo nell’accompagnare la transizione verso un modello agroecologico ma per farlo sarebbe necessaria una maggiore consapevolezza degli attori in gioco (sindacati agricoli, Stati membri, mondo scientifico) che ancora non si intravede all’orizzonte. Negli anni Cinquanta e Sessanta quando la Pac ha cominciato a essere negoziata, l’emergenza produttiva post-bellica, la necessità di garantire un’uscita programmata di forza lavoro verso il crescente settore industriale e, allo stesso tempo, di avere prezzi bassi al consumo, hanno permesso di creare quello che a oggi è stato il più ambizioso patto sociale del continente europeo: un’alleanza tra cittadini e agricoltori per garantire un settore economico particolare come quello agricolo. Allora era semplice mettere d’accordo i vari attori, tutti puntavano alla stessa cosa: modernizzare l’agricoltura in un’ottica produttivista. Politica e corpi sociali (i sindacati) avevano questo obiettivo comune, e scienza e tecnica fornivano gli strumenti con cui attuare il passaggio dal mondo contadino a quello industriale.
365 miliardi di euro è il budget che avrà a disposizione la prossima Pac 2023-2027, pari a circa il 29% del futuro bilancio complessivo dell’Unione europea
Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti. Abbiamo visto produzioni in eccedenza andare al macero, lo spreco alimentare crescere a dismisura, agricoltori pagati anche se non producevano più, le esportazioni europee causare concorrenza sleale nei Paesi del Sud del mondo. L’esplosione delle biotecnologie e l’avvento degli Ogm, inoltre, hanno cambiato e decostruito il ruolo della scienza nelle nostre società, non considerando più il fare scienza come un processo neutrale e predeterminato. Insomma, il quadro si è complicato, siamo diventati una società complessa dove la stessa funzione dell’agricoltore si è evoluta mettendo in crisi il sistema delle rappresentanze.
Purtroppo i negoziati a Bruxelles nei mesi di ottobre e novembre 2020 volti a costruire la Pac 2023-2027 ci raccontano che la politica non ha ancora imparato a gestire questa complessità e considera l’agricoltura un tema meramente settoriale. Le innovazioni contenute nella strategia Farm to Fork, nel programma Green Deal della Commissione e nella strategia europea per la biodiversità al 2030, infatti, non sono diventate strumenti operativi della nuova Pac. La visione di una nuova agricoltura si è impantanata nella palude dei vecchi interessi che puntano a rispondere alla crisi ambientale, economica e sociale dei sistemi agroalimentari nel solito modo come se fossimo sempre negli anni Sessanta: aumentare l’intensificazione a livello tecnologico, economico, produttivo e sociale. Ora la partita verrà giocata a livello degli Stati membri per elaborare i futuri piani strategici nazionali. Saremo capaci in Italia di immaginare un nuovo patto sociale tra mondo agricolo e società nel suo insieme in grado di costruire una politica alimentare e non solo agricola basata sull’interrelazione tra diversità, agricoltura, dieta e salute?
RIguardo al dibattito che si sta sviluppando a livello europeo sulle nuove tecniche di miglioramento genetico (New Plant Breeding Techniques – NBPTs) emerge netta la posizione del mondo del biologico e dell’associazionismo.
Queste nuove tecniche devono seguire lo stesso iter normativo degli organismi geneticamente manipolati
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