Comunicato Stampa di Associazione Rurale Italiana in  risposta alla lettera della Senatrice a vita e farmacologa Elena Cattaneo, La Repubblica 1/12/2017

Ci vediamo costretti a rispondere perché i propositi della Senatrice Cattaneo stanno diventando un ripetere di luoghi comuni che tutto e tutti “accomunano”, forse, nel tentativo non dichiarato di cancellare qualunque critica alla ricerca ed alla conoscenza prodotta dalle elite dominanti.

Nell’ultima frase dell’articolo di Elena Cattaneo, infatti, si legge: “Serve tantissima ricerca, ma anche più fiducia e trasparenza, meno slogan e ideologie”.
Analizzando l’articolo si trovano molti slogan ed una chiara ideologica esaltazione di una ricerca scientifica, basata su un presupposto che potremmo definire “ascientifico” quello della
negazione della complessità e sistematicità dell’indagine scientifica, proponendo una esclusiva direzione, quella della modificazione genetica.

Non sapevamo che argomenti superficiali ed agronomicamente totalmente inesatti o assolutamente privi di base di dati di riferimento potessero essere riportati con tanta arroganza:
“… i prodotti bio … presentano un ingiustificato ricarico di prezzo …” : “con tali procedure si produce pochissimo consumando il 40% di suolo in più” :
Non è vero che col bio si produce pochissimo e si consuma più suolo, ma certamente si utilizza più lavoro e intelligenza e, a volte la produzione è meno abbondante: un prezzo più alto è
giustificato.“… i prodotti bio … non differiscono in qualità al consumo rispetto ai corrispettivi non biologici”
E’risaputo e documentato che prodotti agricoli non provenienti da agricoltura biologica contengono uno o più residui di pesticidi, anche se entro i limiti di legge, un loro accumulo e, più in generale, i prodotti di coltivazioni o allevamenti in sistemi agroindustriali mancano di molti elementi nutritivi e gustativi (vedi rif. in OMS, FAO, CFS, HLPE of CFS).
“… le procedure del biologico … sono piene di truffe”.
Purtroppo le truffe esistono in tutti i settori della nostra società ma non è onesto utilizzare qualche caso accaduto nel biologico per screditare tutta l’agricoltura biologica. E quanto c’è truffa nel biologico questo diventa come un prodotto dell’agricoltura industriale, prodotto che non ha obblighi di fornire garanzie di qualità, salubrità ma solo di igienicità.
“Non utilizzare il glifosato significherebbe tornare agli anni ’50, diserbando a mano i campi.”
Ci sono molti metodi per contrastare l’erba nociva nelle coltivazioni e non solo il diserbo a mano: utilizzo di semplici apparecchiature meccaniche, rotazione delle colture, falsa semina, …e altri espedienti che rendono possibile evitare il sistema più sbrigativo e meno impegnativo del diserbante. Evidentemente la Senatrice si sente esonerata dal conoscere l’agronomia, la sua storia e le sue realizzazioni.

Prendiamo atto che lo IARC ha classificato il glifosato nel gruppo 2A assieme a carne rossa e frittura, ma questi tipi di alimenti possono venire scelti consapevolmente da chi se ne assume il rischio, mentre è difficile sapere se e quanto glifosato è presente nei vari cibi che sono a nostra disposizione.
Non è solo attraverso la dieta che rischiamo di introdurre nel nostro corpo il glifosato ma anche attraverso il contatto diretto e attraverso l’aria che respiriamo, in particolare per gli operatori che lo distribuiscono.Il fatto che venga metabolizzato rapidamente non elimina il rischio perché il suo metabolita, l’Ampa, risulta essere altrettanto dannoso.

Stupisce che ella scriva sui giornali ma che non li legga: i “Monsanto Papers” sono un’inchiesta che per settimane è stata sulle prime pagine dei media di mezzo mondo, e si basa sui documenti che il tribunale di San Francisco sta esaminando contro la multinazionale dell’agrochimica, le stesse carte che, anche in Europa, hanno messo in dubbio l’indipendenza delle authority da lei citate, per una pratica molto diffusa nel settore della farmaceutica, il ghostwriting, che ha visto svolgere questa grave forma di frode scientifica in favore dell’industria agrochimica.
Vedere l’agricoltura del futuro incentrata su piante migliorate geneticamente per evitare gas serra ed agro chimica non tiene conto degli studi che dimostrano che gli OGM in agricoltura hanno portato a una crescita dell’uso di prodotti chimici. Negli Stati Uniti le colture transgeniche di soia, mais e cotone, dal 1996 al 2011, hanno portato ad un aumento dell’uso dei pesticidi di più di 183 milioni di chilogrammi. (Charles Benbrook, docente presso il Centro per l’agricoltura sostenibile e le risorse naturali della Washington State University.)