Il fagiolo dall’occhio in un’azienda risicola

Nov 23, 2022 | Articoli, Comunità

Intervista all’azienda agricola Stocchi

I sistemi colturali italiani stanno cambiando profondamente spinti dai cambiamenti dei consumi, le nuove disposizioni della PAC, incertezza economiche, e non ultimi i cambiamenti climatici. Il crescente interesse per le leguminose si muove in questo senso.
Il fagiolo dall’occhio (Vigna unguiculata) è una leguminosa di origine africana, diffusa in Europa dall’epoca classica, e deve il nome al caratteristico “occhio” bianco o nero chiaramente visibile sul legume presente in molte varietà.
A livello agronomico presenta numerosi vantaggi: in quanto leguminosa apporta una fertilizzazione azotata del terreno, ha fabbisogni colturali modesti, cresce rapidamente contrastando efficacemente le infestanti, riducendone la banca semi, è una coltura flessibile e plastica che resiste bene agli shock metereologici quali siccità e grandinate, si inserisce efficacemente nelle rotazioni colturali specie coi cereali, presenta una notevole varietà genetica (oltre 200 varietà disponibili), produce inoltre, specie in alcune varietà, una notevole biomassa verde, configurandosi quindi come una coltura interessante anche per il sovescio, così come per la produzione di foraggio, anche insilato con l’aggiunta di opportuni fermenti. Il fagiolo dall’occhio si presenta quindi come un’interessante pianta multifunzionale in grado di venire incontro a differenti utilizzi dalla produzione di granella, foraggio o biomassa, all’impiego come cover crop o al suo ruolo nell’apporto di fertilità.
Sentiamo ora una testimonianza diretta di agricoltori che coltivano fagiolo dall’occhio in rotazione.

1) Da quando e quali leguminose coltivate?
Da più di trent’anni, abbiamo cominciato con la soia che già allora utilizzavamo come apportatore di sostanza ai nostri terreni. La coltivazione di soia ha ricoperto una parte dell’azienda fino agli anni 2000; saltuariamente, dopo aver cominciato la produzione senza sostanze di sintesi, biologica, si sono fatti piccoli campi di borlotti e fagioli azuki con scarsi risultati a causa delle caratteristiche del terreno e del clima più freddo delle nostre latitudini. I fagioli dall’occhio sono entrati in azienda nel 2008 assieme agli azuki, diventando a oggi l’unico legume che dopo diverse prove risulta il più adatto per noi.

2) Quali sono i pro e i contro nel coltivare leguminose in un’azienda in gran parte risicola?
I contro sono: la mancanza di attrezzature specifiche per i legumi, la mancanza di conoscenze specifiche sul nostro territorio riferite alla coltivazione di leguminose (l’esperienza non tramandata va sperimentata anno dopo anno, rallenta l’ assimilazione del metodo più adatto alla coltivazione). Altro fattore “contro” in alcuni casi è la composizione del terreno, nel nostro caso molto argilloso. I pro sono: l’apporto nutritivo che i legumi danno alla terra, permettendo così alla coltivazione successiva, riso, di assimilare e trasformare il nutrimento in massa vegetativa.

3) I riscontri agronomici ed economici sono stati positivi?
Agronomicamente si riscontrano più fattori positivi: miglioramento della fertilità, riduzione delle infestanti e dilazionamento dei lavori (distribuiti nell’arco della stagione e non concentrati esclusivamente nei 4 mesi come per il riso). A livello economico, la rotazione con coltura leguminosa, considerando i prezzi di vendita attuali, è paragonabile o di poco inferiore alla produzione di riso. La difficoltà resta una produzione costante e abbondante che non sempre riesce.

4) Cosa consiglieresti ad un agricoltore che vorrebbe introdurre leguminose nel suo piano colturale?
Di fare delle ricerche, contattando colleghi che già hanno sperimentato e raccolto esperienze a riguardo. La forma di scambio di buone pratiche risulta sempre vincente!

Notiziaro 31

Send this to a friend