Una vita spesa per l’agricoltura mondiale
Fra le figure di spicco dell’innovazione varietale e del tentativo di coniugare l’evoluzione delle tecniche con la tutela degli agricoltori troviamo sicuramente M. S. Swaminathan (1925- 2023). Dagli anni ’50 del secolo scorso lo scienziato indiano è stato protagonista in India della Rivoluzione verde, senza però dimenticarne le implicazioni sociali.
Dopo una laurea in zoologia, studiò agraria presso l’Università di Madras e svolse i primi lavori di ricerca all’Indian Agricultural Research Institute (IARI) di Nuova Delhi, dedicandosi in particolare allo studio delle patate. Giunto in Europa alla fine degli anni ‘40, Swaminathan lavorò per 8 mesi a Wageningen cercando di adattare alcune varietà di patate a resistere ai nematodi manifestatisi durante il conflitto mondiale. Nello stesso anno si trasferì a Cambridge e conseguì il dottorato
con una tesi sulla differenziazione delle specie e la poliploidia nel genere Solanum. A questo punto il giovane scienziato fece il grande salto e spostatosi negli Stati Uniti contribuì a costruire una stazione di ricerca sulla patata presso il laboratorio di genetica dell’Università del Wisconsin guidato dal premio Nobel Joshua Lederberg. Tornato in India nel 1954, lavorò presso il Central Rice Research Institute di Cuttack come assistente botanico nelle ricerche sull’ibridazione del riso Indica con il riso Iaponica. Sulla base di questi studi, nei mesi successivi, si dedicò ad ottenere varietà nane di grano da adottare in India e per questo nel 1954 tornò presso lo IARI di New Delhi. È qui che Swaminathan incontrò Norman Borlaug con il quale iniziò una proficua collaborazione scientifica che portò all’incrocio di varietà a bassa taglia di grano, messicane e giapponesi, per l’agricoltura indiana. A metà degli anni ‘60, si arrivò a semine in pieno campo di alcune nuove varietà con ottimi risultati: nel 1968 la produzione granaria indiana arrivò a 17 milioni di tonnellate, 5 in più rispetto al raccolto precedente. La Rivoluzione verde aveva dato i suoi frutti e nel giro di pochi anni, l’India si avviò verso un percorso di autosufficienza alimentare che fu raggiunto in poco tempo, fermo restando lo sforzo di lavorare su accesso e disponibilità di cibo per i cittadini indiani.
Nel frattempo, la carriera di Swaminathan prese ulteriori strade. Nel 1972 fu nominato direttore generale del Consiglio indiano per la ricerca agricola e, nel 1979, Segretario del governo. Fu, anche, vicepresidente del WWF e dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), mentre, nel 1987, vinse il World Food Prize, e utilizzò il premio per costruire la MS Swaminathan Research Foundation. Nel 2007 divenne presidente della Commissione Nazionale sugli agricoltori dell’India, dando ulteriore impulso al riconoscimento del lavoro degli agricoltori, anche attraverso la prima normativa a livello internazionale sui Diritti degli agricoltori, sanciti dal Trattato FAO sulle Risorse Genetiche per l’Agricoltura e l’Alimentazione.
Il suo sforzo scientifico, orientato alla creazione di nuove varietà per ridurre la fame nel mondo, ha lasciato un profondo segno nell’agricoltura indiana e mondiale, ma Swaminathan sarà anche ricordato per l’enorme contributo per la difesa del ruolo degli agricoltori nella conservazione dell’agrobiodiversità.