di Adanella Rossi | Rete Semi Rurali
Negli ultimi decenni è cresciuta la consapevolezza della necessità di una profonda trasformazione del sistema alimentare globale per superare i limiti e le vulnerabilità che sta mostrando. Una tale trasformazione si è rivelata tuttavia molto complessa, perché prevede di mettere in discussione le logiche, le regole, le infrastrutture e i rapporti di forza che caratterizzano questo sistema.
Si sono così fatti strada un forte interesse e un crescente impegno per un’azione a livello territoriale, con il presupposto che su scala locale ci siano condizioni più favorevoli per una migliore gestione delle risorse, lo sviluppo di nuove visioni e nuovi approcci, l’interazione tra i diversi soggetti coinvolti. Si tratta di un’azione di ri-territorializzazione dei sistemi alimentari che coinvolge le pratiche di produzione e consumo, ma che consente anche di creare nuovi sistemi di governance, indirizzati a una gestione democratica dei processi decisionali attorno al cibo. Dunque anche una ri-politicizzazione del cibo, una sua ricollocazione in uno spazio politico di confronto e co-gestione.
Di pari passo con l’attivazione dal basso di esperienze alternative che hanno visto produttori e consumatori ritrovare un legame diretto e sviluppare nuove forme di relazione attorno a una visione condivisa di processi produttivi e prodotti (le varie esperienze di filiera corta), la volontà di far crescere sui territori una capacità di gestione comunitaria delle questioni del cibo ha portato alla diffusione di nuovi modelli organizzativi, gestiti in collaborazione tra soggetti privati e pubblici, come i distretti del cibo e i bio-distretti o distretti biologici, le comunità del cibo e le politiche locali del cibo.
Queste ultime, diffusesi nell’ultimo decennio in numerose città del mondo, sono la maggiore espressione dello sforzo di ricostruire sistemi alimentari locali: riconnettono il consumo urbano a sistemi produttivi di prossimità; si prefiggono un approccio sistemico, cercando di integrare politiche e azioni dei diversi ambiti che direttamente o indirettamente sono connessi alle pratiche di produzione e consumo di cibo (es. agricoltura, pianificazione territoriale, commercio, educazione, salute, ristorazione pubblica, welfare); favoriscono lo sviluppo di iniziative innovative e mettono a sistema le iniziative esistenti, creando nuove relazioni tra amministrazioni pubbliche, imprese e società civile; creano spazi di democrazia, dove la comunità può ritrovare voce e contribuire alla definizione di politiche pubbliche a sostegno di un determinato sistema-cibo (l’idea della sovranità alimentare). Alle opportunità che si aprono con la ri-territorializzazione dei sistemi alimentari corrispondono però anche sfide importanti. Tutti i soggetti coinvolti sono chiamati a una nuova responsabilità, nello sforzo per contribuire all’affermarsi di nuove visioni e nuovi approcci. In particolare, produttori e consumatori devono sviluppare consapevolezza del proprio ruolo, un ruolo che dall’innovazione nelle pratiche si estende alla costruzione delle politiche, in una condizione comune di cittadinanza alimentare aperta alla partecipazione attiva e impegnata nel generare cambiamento.