di Franco Ferroni – Responsabile Agricoltura WWF Italia, Coalizione Cambiamo Agricoltura
Il Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 inviato dall’Italia alla Commissione Europea delude le aspettative di chi chiede una vera transizione ecologica della nostra agricoltura.
L’ultima riforma della Politica Agricola Comune (PAC) non ha soddisfatto le richieste di cambiamento che i cittadini europei avevano espresso nella consultazione pubblica del 2017 indetta dalla Commissione Europea.
Ha prevalso la conservazione di una politica agricola che continuerà a premiare le grandi aziende e un modello di produzione basato sull’intensificazione sostenibile contrapposto all’agroecologia, quest’ultima sostanzialmente ignorata dalla riforma che non ha recepito, in modo vincolante per gli Stati membri, gli obiettivi delle Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”. Questa ennesima riforma contiene comunque alcune sostanziali novità positive.
La più significativa è senz’altro una maggiore autonomia agli Stati membri, chiamati a redigere propri Piani Strategici Nazionali (PSN), tanto che molti hanno parlato di un rischio di nazionalizzazione della nuova PAC. Con questa riforma si tenta inoltre di correggere il fallimento degli obiettivi ambientali dell’ultima PAC e di premiare gli impegni volontari degli agricoltori per clima, ambiente e benessere degli animali, attraverso i nuovi eco-schemi.
Un’altra novità, in realtà parziale, è l’impegno degli Stati membri per una convergenza interna ed esterna, accompagnata da una riforma dei titoli storici, per una più equa distribuzione delle risorse del budget europeo per l’agricoltura tra gli Stati membri e tra gli agricoltori nei singoli Stati. Infine, una maggiore attenzione al coinvolgimento degli attori sociali ed economici nella redazione dei Piani Strategici Nazionali, con riferimento agli organismi che rappresentano la società civile e gli organismi incaricati di promuovere l’inclusione sociale, i diritti fondamentali, la parità di genere.
Il Regolamento UE fa anche esplicito riferimento alle autorità pubbliche competenti per l’ambiente e il clima che dovrebbero essere adeguatamente coinvolte nella preparazione del PSN (articolo 106 del Regolamento UE 2115/2021). Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) ha trasmesso alla Commissione UE la sua prima bozza del PSN il 31 dicembre 2021, dopo un processo avviato nel mese di febbraio 2020 con la presentazione delle analisi tecniche e 11 Policy Brief, documenti redatti senza un effettivo coinvolgimento del partenariato economico e sociale.
Il Tavolo di partenariato è stato formalmente costituito il 19 aprile 2021 ed è stato successivamente convocato solo tre volte, l’8 settembre, il 22 novembre e il 28 dicembre 2021, per presentare documenti parziali, relativi essenzialmente al primo pilastro, con un approfondimento degli eco-schemi.
Il Tavolo di partenariato non ha invece mai avuto l’opportunità di discutere gli interventi previsti per lo Sviluppo Rurale, resi noti solo con il documento trasmesso alla Commissione UE. La Coalizione Cambiamo Agricoltura, in un convegno del gennaio 2020, aveva segnalato il rischio di un processo partecipato formale e non sostanziale, con una concertazione in tavoli separati tra il MIPAAF, le Regioni e le Associazioni agricole. Le cose non sono andate molto diversamente rispetto alle previsioni. La Coalizione ha inoltre evidenziato, più volte, un serio problema relativo al non adeguato coinvolgimento delle autorità ambientali nazionali (MITE e ISPRA) nella redazione del PSN, considerate alla pari degli altri attori sociali ed economici presenti nel Tavolo di partenariato.
Infine, solo per la riunione del 8 settembre le osservazioni scritte dei vari soggetti rappresentati nel Tavolo di partenariato sono state rese pubbliche sul sito della Rete Rurale Nazionale nelle pagine dedicate al PSN (https:// www.reterurale.it/PAC_2023_27/ TavolodiPartenariato).
In sintesi, il processo partecipato per la redazione del PSN è stato deludente ed i contenuti della bozza finale non hanno soddisfatto le aspettative delle Associazioni della Coalizione, che valutano il Piano non adeguato per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura. Il MIPAAF e le Regioni non hanno saputo cogliere le poche novità della riforma della PAC, prevedendo sostanzialmente il mantenimento dei vecchi privilegi e la compensazione dei pochi effetti positivi dettati dalle nuove regole comunitarie.
Il PSN dell’Italia delude ancora di più rispetto alla riforma approvata dall’Unione Europea, adottando le soluzioni più conservatrici previste dai nuovi Regolamenti comunitari. L’aspetto più grave dell’impostazione del PSN è l’utilizzo strumentale degli eco-schemi per compensare gli effetti della convergenza interna e la riforma dei titoli storici, che determineranno tagli dei pagamenti di base in particolare per alcuni settori come la zootecnia, concentrata nel nord Italia, e l’olivicoltura diffusa nel centro-sud Italia.
Tutti gli impegni volontari degli eco-schemi sono stati ridimensionati rispetto alle prime versioni, perdendo di efficacia, seguendo il principio del minimo impegno per gli agricoltori a fronte di un pagamento aggiuntivo che dovrebbe compensare la prevista riduzione del pagamento di base.
Inoltre gli interventi agro-climatico- ambientali nello Sviluppo Rurale si sovrappongono in parte agli impegni degli eco-schemi ma con un minor contributo economico, senza fissare obiettivi quantitativi rendicontabili, rendendoli poco attraenti per gli agricoltori.
L’unico aspetto positivo del PSN è l’investimento sull’agricoltura biologica, con un aumento delle risorse finanziarie dedicate, l’indicazione dell’obiettivo quantitativo del 25% della SAU certificata entro il 2027 e la previsione dell’adozione del Piano di Azione Nazionale per il biologico entro il 2022.
Adesso il PSN dovrà passare l’esame della Commissione UE che invierà le sue osservazioni entro il mese di marzo. Il MIPAAF avrà così l’ultima occasione per modificare un pessimo PSN, prima della sua definitiva approvazione entro l’autunno, per essere operativo dal gennaio 2023.