Storie di uomini e donne e di grani evolutivi
di Giuseppe Li Rosi – Azienda agricola Terre Frumentarie
In questa epoca stiamo assistendo ad un tentativo di rivolgimento da parte degli agricoltori sia in Europa che nella nostra Penisola. I problemi affrontati sono molteplici ma si possono riassumere in una semplice considerazione: l’agricoltore non vuole più essere un recettore passivo di un insieme generico di regole.
Uno dei problemi che ha spinto gli agricoltori a presentarsi con i trattori nelle città è stato quello del mercato che non remunera più come dovrebbe l’agricoltore: il valore aggiunto è stato eroso da un sistema produttivo e distributivo “monotematico” ed agroindustriale. La via che dal seme porta al cibo è andata smarrita o, meglio, ha perduto ogni tracciabilità ed è scaduta nella monopolizzazione di un Sistema che si appropria di ogni valore in essa prodotto.
Però, quando nei campi nasce una collaborazione reale e diretta tra chi produce e chi trasforma, con la possibilità di raggiungere direttamente il consumatore, ogni tentativo di deregolamentazione e rallentamento, cade nel vuoto.
Se poi, durante il cammino dal seme al cibo, si genera una storia di uomini e donne, che in collaborazione con i quattro elementi della natura, producono qualcosa di nuovo, nascono spazi e linguaggi insoliti e freschi.
L’esperienza con le popolazioni evolutive di grano, chiamate anche – in modo freddo – “materiale eterogeneo”, sta dando dei risultati a tutti i livelli, sia dal punto di vista agronomico che da quello reologico, innescando rapporti di filiera che sembrano preparare un nuovo modo di fare agricoltura.
La popolazione evolutiva ha avviato, infatti, un processo innovativo in agricoltura biologica, spingendo gruppi di agricoltori a collaborare tra loro per produrre una materia prima nuova che ha prontamente coinvolto le aziende di trasformazione, come i molini, che hanno visto nelle popolazioni evolutive di grano tenero e duro un’occasione per distinguersi nel mercato; esse si propongono quindi, come novelty che ha tutte le caratteristiche per sostituire il concetto di commodity, in cui è stata racchiusa la produzione dei cereali in questi ultimi 70 anni.
Il grano al di fuori delle mercuriali, divenuto anche novità di mercato, è metafora del nuovo contadino che in questo periodo sta riconsiderando la sua posizione in una società in profonda trasformazione dove è a rischio, altresì, il rapporto con la Natura ed il Creato.
Diversità e multifunzionalità, sperimentate in azienda e collegate ad altre realtà di trasformazione quali molini, forni e pastifici, hanno sollevato l’agricoltore dalla semplice funzione di produttore primario, fino ad oggi considerato semplice carta da parati, e lo pongono come attore principale insieme al suo senso della terra.
Il convegno del progetto Mixwheat in programma a maggio 2024 all’Università di Catania sarà la sintesi dell’esperienza di 15 anni vissuta dagli agricoltori con le popolazioni evolutive che ha trasformato anche la parola, il verbo, tanto che la definizione di compravendita ha assunto il significato di accordo tra persone di settori diversi che, insieme, hanno deciso di prendere una materia prima, trasformarla in cibo e portarla a tavola.
La voce prezzo a sua volta è cambiata in valore, condiviso dagli attori della filiera affinché ognuno possa continuare a produrre, trasformare e servire a tavola il prodotto figlio di questa esperienza.
Insomma, una nuova economia reale, affrancata dal Sistema monopolizzante, che si manifesta cogliendo il rapporto tra gli elementi diversi di un campo di grano evolutivo e suggerendo una nuova ed auspicabile società umana dove la diversità non è un errore.