Cambiamo la PAC per aiutare a cambiare produzione e consumo

Mag 2, 2022 | Articoli, Seminare il cambiamento

di Gianfranco Laccone – ACU (Associazione Consumatori Utenti)

La Politica Agricola Comune (PAC) fu realizzata per favorire l’autosufficienza alimentare in Europa, a dieci anni dalla fine della guerra. Durante il boom economico si garantì alla popolazione urbanizzata e all’industria alimentare una fornitura adeguata di cibo e materie prime, garantendo agli agricoltori un reddito dignitoso.

Nel tempo sono cambiate le condizioni di vita, è cambiato il contesto e la PAC ha cercato di evolversi per guidare i cambiamenti necessari. Oggi, per far fronte alle emergenze ambientali e sociali – cambiamento climatico, degrado ambientale, crisi economica – i comportamenti dei consumatori assumono un nuovo ruolo.
Negli ultimi decenni un segmento crescente della società ha capito che occorre conoscere cosa c’è dietro i prodotti alimentari presenti sul mercato e scegliere consapevolmente. Ripetute crisi sanitarie nel settore e più di recente la pandemia e la guerra hanno messo a nudo le debolezze del sistema agroalimentare globalizzato. Inoltre, le difficoltà economiche crescenti in seno alla società stanno evidenziando le disparità esistenti. Le associazioni dei consumatori questo lo sanno da tempo. Troppi interessi economici sovrastano i bisogni della società per una giusta e sana alimentazione, a prezzi accessibili per tutti.

Abbiamo aderito alla Coalizione CambiamoAgricoltura per dare un contributo in un momento che riteniamo estremamente importante. Una riforma della politica agricola dovrebbe favorire produzioni meno inquinanti (ed inquinate); e diventare intersettoriale “dal campo al piatto” (Farm to Fork) avvicinando agricoltori e consumatori in un’unica alleanza.
Il modello dominante di agricoltura ha trasformato la produzione di alimenti in una macchina iper-produttiva, scollegata dai ritmi biologici, che consuma energia e produce alimenti non in grado di mantenere in salute. E quest’ultimo aspetto è ben visibile: nella pandemia, nelle epidemie animali, nelle malattie delle piante, nelle patologie umane. Gli agricoltori lavorano in funzione (e spesso in dipendenza) delle grandi compagnie dell’agroalimentare. È ora di rivedere il patto tra agricoltura, ambiente e società, trasformandolo in patto per e con la natura e la società. L’agricoltura è ancora troppo inquinante per i suoi fattori produttivi e troppo sbilanciata verso produzioni ad alto impatto ambientale, come quelle zootecniche industriali.
La nuova PAC potrebbe essere uno strumento potente per supportare gli agricoltori nella risposta all’esigenza generale di riduzione dell’inquinamento e nell’avvio/consolidamento di un contatto più diretto con i consumatori, in grado di valorizzare con vantaggio reciproco il buon cibo. E non ci sono in gioco solo produzione e consumo di alimenti. I consumatori possono avere un rapporto diverso con la campagna e cercare in esso la soluzione ai tanti aspetti insoddisfacenti della vita urbana. La pandemia ha messo in evidenza come il sistema di vita e lavoro nelle città possa essere estremamente vulnerabile, ma ha anche mostrato inaspettate vie d’uscita nello smart working, nella modifica dei comportamenti, nel decentramento abitativo. Un adeguato supporto politico ad un modello di agricoltura meno inquinante potrebbe aiutare il consolidarsi di questi processi.

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La nuova PAC potrebbe anche contribuire a mitigare il problema delle disparità sociali nell’accesso al cibo. Nel consumo di alimenti si affermano due tendenze opposte: da un lato aumenta il numero di chi è in grado di spendere di più per un’alimentazione migliore, dall’altro cresce la fascia di popolazione in ristrettezze economiche, che riduce in primo luogo la spesa alimentare.

E così, se aumentano gli scaffali con prodotti biologici e prodotti tipici, aumenta anche il consumo di prodotti di qualità mediocre, si praticano sconti per fasce deboli (pensionati e giovani), e si allungano le file alle mense per poveri. Una delle sfide che, come associazione di consumatori, portiamo all’interno della Coalizione è quella di impedire questa frattura sociale, lavorando affinché tutti abbiano accesso ad un’alimentazione adeguata. Anche questo obiettivo dovrebbe essere perseguito dalla PAC, attraverso un congruo finanziamento del biologico e degli ecoschemi.

Noi crediamo nelle capacità delle persone e nel fatto che non esistono alternative. I dati ci dicono che il biologico cresce così come la consapevolezza tra i consumatori. Rispetto a questa crescita di sensibilità di produttori e società i politici sono ancora titubanti, evitano di fare scelte coraggiose che spingano verso una reale sostenibilità dei processi produttivi e un disinquinamento dello spazio rurale.

In un tempo in cui si guarda alla realizzazione di un sistema economico resiliente e circolare una tale posizione appare incoerente. La creazione di un nuovo patto tra produttori e consumatori è la sfida su cui investire.

Notiziaro 30

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