Storie realmente accadute

Feb 23, 2022 | Articoli, Comunità

di Rosario Floriddia – Azienda Agricola Biologica Floriddia

Monte Frumentario, Terra di Resilienza, Cumparete, Mulino di Comunità, Forno di Vincenzo… è da questo gruppo, effervescente e fantasista, che per la prima volta ho sentito la parola resilienza applicata ad un contesto economico sociale, mi piacque proprio.

Pian piano però mi è diventata stucchevole, ora è tutto resiliente: uno yacht da 100 metri che ha due pannelli solari, i rifiuti che diventano “opportunità energetica pulita”. Nonostante tutto il progetto Cereali Resilienti ha mantenuto nei fatti il significato della parola e credo che, a partire dai ricercatori fino a noi agricoltori, ne dobbiamo essere fieri. Anche i funzionari della Regione Toscana ci hanno dato più volte soddisfazione per quello che abbiamo fatto e stiamo facendo. A partire dalle “mini ditte sementiere” che hanno l’opportunità di nascere per produrre seme da grani locali o popolazioni, fino al materiale eterogeneo che rappresenta una delle maggiori novità del nuovo regolamento europeo per il biologico, insomma, il fare RETE: tecnici che “mescolano”, agricoltori che provano e producono, ricercatori che testano e consigliano come trasformare la materia prima affinché abbia il massimo della salubrità, artigiani che preparano meraviglie da mangiare.

Non vi nascondo però che sono un po’ preoccupato per come sta andando questo mondo e ci sono dei momenti che vorrei abbandonare la scena e lasciare che entri sul palco il peggiore degli psicopatici che al posto del cervello ha la CRESCITA illimitata. Ma poi penso che, come un discreto numero di altri agricoltori, ho della terra e dei semi che posso riseminare, curandoli con garbo, all’infinito.

E ho un bel gruppo di persone che ogni tanto vengono a trovarmi per esortarmi a migliorare, che vuol dire più valore nutritivo in cosa coltivi e trasformi, più rispetto per il suolo e per cosa lo anima. Spesso ho anche l’onore di incontrare Pozzi che mi rammenta sempre di fare COMUNITÀ! Le prime volte non la prendevo sul serio questa parola, ma negli ultimi tempi mi sono affezionato… eppure anche questa ora me la ritrovo dappertutto.

Vi racconto una cosa deliziosa, me l’ha raccontata il mio amico Pietro Castellani. Pare che nella preistoria gli umani avessero la meglio sui mammut semplicemente urlando e agitando dei bastoni con fiamme all’estremità. Una decina di persone, con urli e fiammelle, facevano indietreggiare il mammut fino a farlo precipitare nel burrone retrostante. Quello si faceva un bel volo e moriva, il resto era una grande abbuffata. “Al mammut, con la sua stazza e potenza, gli bastava stare fermo e quegli ometti dovevano solo andarsene”. Sono paura e ignoranza che hanno fregato il mammut così grande e forte a cospetto degli urlatori. Il mammut siamo noi, più di sette miliardi di persone. Se decidessimo di coltivare semi resilienti, non avremmo bisogno della chimica che sconquassa equilibri delicati; se decidessimo di rafforzare il numero di comunità che fanno rete e scegliessimo noi cosa comprare e da chi, le parole resilienza e comunità riprenderebbero il loro significato.

Gli articoli di questo notiziario sono una meraviglia. La meraviglia di solito la regalano le favole invece, quello che andrete a leggere, sono fatti e storie vere, realmente accadute!

Notiziaro 29

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