di Daniele Vergari

Pioniere dell’agronomia coloniale italiana
Romolo Onor (1880 – 1918) nacque a San Donà di Piave il 14 febbraio in una famiglia di modeste condizioni: il padre era maestro elementare. Dopo la precoce scomparsa della madre, riuscì a proseguire la sua formazione grazie a una borsa di studio, frequentando il prestigioso Convitto “Marco Foscarini” di Venezia. Mostrò sin da giovane eccezionali doti intellettuali e si laureò con lode in Agraria alla Scuola Superiore di Agricoltura di Pisa nel 1902 , discutendo una tesi sull’economia rurale del Basso Piave. Fu il primo studente nella storia della scuola a ricevere il massimo dei voti con lode.
Dopo esperienze formative presso diverse cattedre ambulanti di agricoltura, tra cui quelle di Cremona,
Chiavari e Arezzo, Onor si distinse come tecnico competente e divulgatore instancabile. Nel 1910, su incarico del governatore Giacomo De Martino, partì per la Somalia Italiana come consulente agrario, ruolo in cui avrebbe dato il contributo più duraturo della sua carriera.
In Somalia, Onor condusse esplorazioni approfondite e ricognizioni delle aree agricole, in particolare nelle regioni del Giuba e dello Uebi Scebeli. Realizzò la prima vera sistematizzazione delle condizioni agricole del territorio, elaborando progetti e relazioni che avrebbero influenzato profondamente la politica agraria coloniale. Fondò i campi sperimentali di Caitoi e successivamente quello di Genale, introducendo tecniche di coltivazione moderne, esperimenti con nuove varietà agricole e soluzioni per l’irrigazione, ritenendo sempre la sperimentazione scientifica il fondamento per lo sviluppo.
Accanto alla ricerca scientifica, Onor svolse anche una preziosa attività divulgativa, pubblicando articoli, relazioni e opuscoli, molti dei quali ancora oggi sono riconosciuti come testi pionieristici sull’agricoltura tropicale. Le sue osservazioni sul clima, sulle malattie delle piante e sull’organizzazione del lavoro furono frutto di un intenso contatto con l’ambiente somalo e le popolazioni locali, che lo ricordarono a lungo con rispetto e gratitudine. La sua figura, rigorosa, scrupolosa e appassionata, lasciò un’impronta duratura.
Tuttavia, il suo percorso fu segnato anche da difficoltà crescenti: la carenza di risorse, la debolezza amministrativa coloniale, l’isolamento personale e soprattutto le forti divergenze con il governatore De Martino circa la strategia di colonizzazione. Mentre Onor proponeva una colonizzazione graduale, fondata sulla collaborazione con le popolazioni indigene e su solide basi tecniche, il governatore preferiva piani più ambiziosi e accelerati di insediamento italiano, visione che Onor considerava prematura e potenzialmente fallimentare.
Profondamente deluso, indebolito fisicamente e psicologicamente provato dalle tensioni e dal senso di incomprensione, Romolo Onor si tolse la vita tra il 25 e il 30 luglio 1918 a Genale, lasciando un vuoto difficile da colmare. La sua morte segnò una battuta d’arresto nello sviluppo dell’agricoltura somala, ma il suo contributo fu in seguito rivalutato: gli furono dedicati una strada a Mogadiscio e un cippo a Genale, e nel suo paese natale, San Donà di Piave, un istituto scolastico porta oggi il suo nome.
La figura di Romolo Onor, a lungo dimenticata, è oggi riconosciuta come quella di un autentico precursore, un tecnico rigoroso e lungimirante, il cui approccio etico e scientifico all’agronomia coloniale rappresenta un raro esempio di onestà e competenza. Come ricordò un agronomo somalo molti anni dopo: “l’agricoltura somala deve tutto a Romolo Onor”.