Al via a Bruxelles i negoziati su commercializzazione dei semi e gestione delle tecniche di miglioramento genetico. Quali sono i rischi di questo percorso
di Riccardo Bocci – Tratto da Altreconomia 257 – Marzo 2023
Il 7 giugno 2023 è un giorno chiave per il futuro dell’agricoltura europea. La Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea (Dg Sante) pubblicherà infatti le sue proposte legislative su commercializzazione delle sementi e dei materiali di propagazione vegetali, e gestione delle nuove tecniche di miglioramento genetico: i cosiddetti nuovi Ogm. A questo punto prenderà il via il negoziato nel Trilogo (Parlamento, Consiglio e Commissione europei), che si concluderà nella primavera 2024, prima delle elezioni.
Per capire l’indirizzo della Commissione e far sentire alcune voci fuori dal coro, l’organizzazione austriaca Arche Noah ha organizzato lo scorso 8 febbraio una tavola rotonda a Bruxelles, con la partecipazione di diversi membri del coordinamento europeo Liberiamo la diversità tra cui l’associazione estone Maadjas, la lussemburghese Seeds, noi di Rete Semi Rurali, dell’organizzazione europea “ombrello” per il biologico Ifoam Eu, della rete di agricoltori Arc2020 e della Dg Sante.
Il primo elemento emerso è lo spettro del fallimento, o meglio la paura della Commissione di andare a sbattere contro un muro come successo dieci anni fa, quando la proposta fu bocciata dal Parlamento. Per questo motivo la Dg ha ricordato il lungo lavoro di ascolto di tutti gli attori e la necessità di produrre un testo che possa trovare un ampio consenso. In effetti, il peggior risultato sarebbe chiudere questa fase con un’altra bocciatura e mantenere la legislazione attuale per altri dieci anni.
È quindi essenziale che la società civile arrivi con una posizione comune, che possa rappresentare sia il variegato mondo della diversità agricola, sia quello del biologico, portatore al suo interno anche delle richieste delle ditte sementiere bio. Non sarà facile, perché bisogna bilanciare le richieste di hobbisti e amatori con quelle degli agricoltori professionali. La Commissione ha posto sul tavolo le novità su cui intende lavorare: ampliare lo spazio delle varietà da conservazione alle nuove diversificate frutto di miglioramento genetico partecipativo, togliendo restrizioni geografiche e quantitative. E permettere l’uso del materiale eterogeneo biologico anche agli agricoltori convenzionali.
Un tema ancora non chiarito riguarda lo scambio delle sementi. Se, infatti, sembra facile poter escludere le attività di circolazione tra seed saver o amatori, più difficile è individuare i paletti per gli agricoltori, che sono considerati operatori professionali e non hobbisti. Su questo punto i prossimi due mesi saranno essenziali per fornire idee e proposte alla Commissione. Nella tavola rotonda si è anche affrontato l’argomento della valutazione del Valore agricolo e tecnologico (Vat) delle varietà prima della loro iscrizione. Fino a oggi questo passaggio ha limitato la possibilità di iscrivere varietà prodotte specificamente per il biologico, perché le prove varietali vengono effettuate in campi convenzionali dove queste varietà non riescono a esprimere il loro potenziale. In Europa solo un paio di Paesi sono in grado di fare le prove in ambienti biologici e l’Italia non è tra questi.
La Commissione ha ribadito che alcuni attori, tra cui la rappresentanza a Bruxelles dei sindacati agricoli, non vogliono sentir parlare di Vat opzionale e, addirittura, vorrebbero estendere queste prove anche alle ortive, che oggi sono esenti. Insomma, la partita è ancora da giocare e il rischio maggiore è che il negoziato sui pacchetti venga giocato sullo stesso tavolo con uno schema del tipo: volete nuove aperture sulla legislazione? Bene, allora dovrete accettare in cambio la deregolamentazione dei nuovi Ogm.
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