
Ritorno alla terra
Recupero di varietà orticole sul Trasimeno
di Livia Polegri – Agronoma, 3A-PTA Umbria
Come il modello delle Case dei Semi ha permesso di riportare in coltivazione decine di varietà conservate all’interno di una Banca del Germoplasma: il ritorno di un patrimonio comune alla terra in cui si era evoluto
In Umbria il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali (DSA3) dell’Università degli Studi di Perugia svolge da decenni attività di “esplorazione” del territorio regionale alla ricerca di varietà o popolazioni locali a rischio di estinzione. Questi campioni di seme collezionati sono conservati ex situ, all’interno della Banca del Germoplasma del Dipartimento, e da qualche anno anche nella Banca del Germoplasma Regionale gestita dal Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria (3A-PTA). Una delle zone più battute dalle esplorazioni alla ricerca di sementi locali era il comprensorio del Lago Trasimeno, territorio caratterizzato da una certa omogeneità di clima e di suolo e con tradizioni culturali e rurali fortemente caratterizzate. Un fitto sistema di orti nei fertilissimi terreni prospicienti il lago ha consentito un’intensa attività di orticoltura familiare e professionale, che nel passato produceva varietà la cui fama arrivava fino alla vicina Perugia. La sostituzione di queste antiche varietà con quelle commerciali, più produttive in terreni fertili e irrigui, ha relegato quel materiale agli orti di anziani contadini, che rimanevano pervicacemente attaccati a quel seme “de ‘na volta”. Scomparsi costoro, di quel seme non sarebbe rimasta traccia.

A qualche decennio da quelle prime esplorazioni, questi semi venivano ancora conservati nei frigoriferi e poche erano messe a disposizione sul territorio di origine. Molti di quegli anziani donatori erano scomparsi, e con loro il seme.
Quando, nel 2011, è stata attuata la Legge Regionale sulla tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario, 3A-PTA, (quale soggetto attuatore), ha deciso di far uscire quel seme dai frigoriferi e rimettere in circolo quel materiale nel territorio di origine. Il sistema delle Case dei Semi, conosciuto in Francia grazie ad un progetto europeo di scambio di esperienze sulla biodiversità, sembrava un modello adatto allo scopo, perché permetteva la circolazione del seme, la sperimentazione in ambienti diversi, la condivisione delle osservazioni, il tracciamento della semente e il rispetto del legame – anche culturale – tra la risorsa genetica e il territorio in cui si era evoluta.

Si è così sperimentato un sistema che ha mutuato l’esperienza della Maison des semences francese, coinvolgendodiversi attori che collaborano in un percorso tuttora in evoluzione:
- Il DSA3, che descrive e riproducee riproduzione in isolamento le accessioni della Banca;
- Un’azienda agricola – perno del processo , in cui riproduce, condiziona e stocca la semente; sperimentando, in particolare per le specie allogame, sistemi di isolamento sostenibili a livello aziendale. In azienda vengono organizzati momenti di leL’azienda è valutazione del prodottoe degustazioni guidate presso gruppi d’acquisto con lo scopo di indurre la richiesta di mercato e diffondere conoscenza tramite , seminari, workshop, eventi, attività didattiche;
- Le altre aziende del comprensorio, che ricevono la semente o le piantine, che coltivano per autoconsumo o vendita in filiera corta. A queste viene chiesto di sottoscrivere all’ingresso del sistema una domanda di adesione in cui si impegnano a rispettare le finalità del progetto e non rivendicare diritti di proprietà intellettuale sulle varietà, riconoscendole patrimonio comune della comunità locale. Ad ogni consegna di materiale genetico viene sottoscritto un Accordo di Trasferimento Materiale. Le aziende aderenti, attualmente una ventina circa, hanno caratteristiche molto diverse tra loro, cosa che le rende preziose per la quantità e qualità delle osservazioni fornite. Alcune di queste riproducono il seme delle varietà ricevute.
- Il 3A-PTA, che fa coordinamento, consulenza tecnica, monitoraggio fitopatologico, monitora il mantenimento della varietà, gestione del database, promozione del logo, produzione di materiale divulgativo, progettazione delle attività, indagini storico-antropologiche, informazione e divulgazione.

Nel corso di questi anni sono state testate e riportate in coltivazione 46 varietà appartenenti a 13 diverse specie orticole. Nel 2021 verranno distribuite piantine prodotte da un’azienda recentemente entrata nel sistema, a partire da semi trattati con metodi consentiti in bio (a cura di 3A). L’ombrello della Legge Regionale permette il corretto inquadramento normativo dell’intera operazione, evitando alle aziende casi di non conformità registrati da eventuali organismi di controllo.
Non tutte le varietà testate si sono rivelate interessanti: alcune di esse presentavano marcati difetti agronomici o tecnologici. Molte invece hanno mostrato diversi motivi di interesse. Sulle varietà migliori e più legate alla identità territoriale sono state fatte indagini più approfondite per consentirne l’iscrizione al Registro Regionale, godendo così delle deroghe consentite per lo scambio di materiale genetico in ambito locale.