Vantaggi ambientali, limiti e potenziale nel biologico
di Giuseppe De Santis – Rete Semi Rurali
La Trazione Animale (TA) per l’agricoltura biologica rappresenta una soluzione complementare (a volte sostitutiva) alle attività agricole che necessitano di potenza poiché utilizza la forza del lavoro animale in sostituzione delle fonti fossili e si inserisce nel quadro di autonomizzazione della azienda in ambienti agrari e forestali. Le aziende agricole più adatte all’uso della trazione animale sono spesso quelle che coltivano prodotti ad alta intensità di lavoro manuale, come frutta e verdura, o che si concentrano su produzioni di nicchia. Malgrado vi sia la percezione dell’abbandono di questo strumento, oggi si manifesta una sua progressiva riscoperta. In Italia ad esempio l’interesse per questa pratica è tornato nelle regioni centrali e settentrionali, con una buona prevalenza delle aziende attive nel settore vinicolo e ortivo.
A differenza di una macchina, l’animale si riproduce da solo e potenzialmente si alimenta con prodotti vegetali prodotti aziendalmente, accontentandosi spesso di foraggio. La trazione animale presenta però alcuni limiti: richiede ad esempio una maggiore quantità di lavoro umano rispetto alle macchine agricole a motore combustibile, rendendo l’agricoltura più intensiva in termini di manodopera. Inoltre, la capacità di lavoro degli animali è limitata e variabile, e l’utilizzo dell’animale impone la destinazione di parte della SAU aziendale alla produzione di foraggio necessario all’animale stesso, rendendo la TA poco sostenibile per piccole-medie aziende. L’efficienza con cui l’animale converte in lavoro muscolare l’energia metabolica è stimata in circa il 30%. Limitandosi al cavallo, 1/3 dell’energia alimentare è restituita come concime. La forza di trazione del cavallo è pari a 1/6 del peso vivo. Ciò significa che un cavallo leggero di 300 kg è in grado di sviluppare una forza di trazione di 50 kg mentre uno di 600 kg può sviluppare una forza di trazione di 100 kg. In una macchina agricola a combustione interna, 2/3 dell’energia del carburanti è dissipata come calore e emissioni inquinanti e inoltre, un mezzo agricolo con motore a combustione interna alla fine del ciclo utile deve essere smaltito (e solo in parte riciclato), con un elevato costo energetico.
La TA chiaramente richiede competenze specifiche e formazione adeguata: per essere utilizzata in modo efficiente ha bisogno di una filiera competente che va dalla genetica animale, alla produzione di finimenti dedicati, passando per l’addestramento e la gestione della salute dell’animale e la produzione dedicata di macchine e attrezzi (come aratri, zappe, erpici, carri e slitte, tutti progettati sulla forza e la dimensione degli animali).
La tecnologia attuale permette di gestire con la TA l’aratura superficiale, la concimazione, lo sfalcio e la raccolta e la gestione delle erbe infestanti, per le quali gli animali (e soprattutto il cavallo), vengono spesso preferiti.
In conclusione l’uso della TA in agricoltura biologica, nonostante alcuni limiti, offre diversi vantaggi ambientali: riduce l’uso di carburante fossile e le emissioni di gas serra, contribuendo così alla lotta contro il cambiamento climatico, riduce l’erosione del suolo causata da macchine pesanti e favorisce anche la conservazione della biodiversità, in quanto riduce l’impatto distruttivo sulle comunità di piccoli organismi del suolo.
Ultimo, ma non per importanza, la trazione animale può contribuire alla conservazione delle razze animali locali, poiché favorisce la domanda di animali da lavoro tradizionali, contribuendo così alla diversità genetica e culturale e alla integrazione di agricoltura e allevamento.