da Valeria Grazian | Ott 6, 2022 | Reti, Seminare il cambiamento
Piano strategico nazionale della PAC post 2022
Una nuova occasione persa per una vera transizione ecologica
La nuova versione del documento di programmazione della PAC post 2022 che il MIPAAF invierà alla Commissione UE continua a ignorare la necessità di contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità.
Ministero e Regioni rimandano al mittente le 40 pagine di osservazioni critiche inviate dalla Commissione UE senza introdurre modifiche sostanziali alla prima versione del PSP, ritenuto non soddisfacente e inadeguato.
Con l’ultima riunione del Tavolo di partenariato si è conclusa la commedia della falsa partecipazione degli attori economici e sociali alla redazione del PSP, 14 Associazioni si dissociano dal documento finale ritenuto deludente e inefficace per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura.
14 Associazioni ambientaliste e dei consumatori esprimono il loro dissenso per il documento di programmazione della PAC post 2022 che considerano deludente e inefficace per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura. Queste osservazioni critiche riguardano tutti gli aspetti del PSP, sia riguardo al primo che al secondo pilastro. Le Regioni hanno infatti programmato i loro interventi per lo Sviluppo Rurale senza una vera strategia condivisa per la sostenibilità dell’agricoltura.
“Questo Piano strategico nazionale è una vera delusione che completa la pessima riforma della PAC voluta dal Parlamento e dal Consiglio UE, incapace di dare risposte concrete alle gravi crisi ambientali che colpiscono la stessa agricoltura e tutela solo gli interessi economici delle potenti corporazioni agricole”, dichiarano le Associazioni. L’unica novità positiva di questo PSP resta il maggiore investimento nell’agricoltura biologica con la volontà di anticipare al 2027 l’obiettivo del 25% della superficie agricola certificata rispetto all’obiettivo europeo al 2030. Ma, “il maggiore sostegno al biologico non è sufficiente per promuovere la transizione ecologica di tutto il settore primario”, concludono le 14 Associazioni.
Con la riunione di ieri pomeriggio del Tavolo di partenariato si è formalmente concluso l’iter per la redazione della versione finale del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 (PSP), già in viaggio per Bruxelles per l’approvazione da parte della Commissione UE.
Nella revisione della prima bozza del PSP ha prevalso la difesa dell’impostazione e contenuti del documento di programmazione 2023-2027, nonostante le numerose e puntuali critiche evidenziate dalla Commissione UE nel suo documento di 40 pagine di osservazioni, articolate in 244 paragrafi, con cui veniva motivata una complessiva valutazione negativa del PSP italiano, ritenuto non soddisfacente e inadeguato per contribuire agli obiettivi del Green Deal europeo con una vera transizione ecologica della nostra agricoltura.
La nuova versione del PSP non ha introdotto modifiche migliorative sostanziali, i pochi cambiamenti al testo del 31 dicembre 2021 peggiorano ulteriormente la già scarsa sostenibilità ambientale e sociale del documento italiano di programmazione della PAC, mettendo in pericolo non solo l’ambiente, ma lo stesso futuro dell’agricoltura italiana, sempre meno resiliente e sempre più esposta a shock climatici e geopolitici.
Il PSP è stato redatto secondo il principio prevalente, se non esclusivo, della tutela del reddito delle aziende agricole di grandi dimensioni, perseguendo essenzialmente obiettivi di sostenibilità economica per neutralizzare le poche novità introdotte dalla riforma europea della PAC per la convergenza interna dei pagamenti del primo pilastro e la riforma dei titoli storici. Se da un lato la riforma della PAC avrebbe dovuto finalmente mettere fine al sistema fortemente iniquo dei cosiddetti ‘titoli storici’, concepiti oltre 20 anni fa per dare alle grandi aziende le risorse per adeguarsi agli effetti della trasformazione del mercato agricolo europeo, l’Italia ha pensato bene di cambiare l’abito ma non la sostanza degli aiuti alle grandi imprese, soprattutto zootecniche del Nord Italia, piegandosi a questa esigenza corporativa. Ciò consentirà alla fine di contenere le riduzioni del sostegno comunitario ad un livello ritenuto accettabile dalle Associazioni agricole e dalle Regioni, ma mantenendo un sistema iniquo che premia le aziende in funzione della loro dimensione, senza contrastare la drammatica emorragia di piccole aziende agricole sempre più in difficoltà nelle aree interne e senza affrontare in modo efficace i pesanti impatti del settore zootecnico su ambiente e salute.
L’Italia conferma così l’interpretazione della Politica comune dell’Unione Europea per l’agricoltura essenzialmente come una politica economica basata su sussidi a pioggia, ignorando l’enorme spazio di manovra con cui il settore primario potrebbe agire, se opportunamente incentivato, per ridurre il proprio impatto sul clima e sulla perdita della biodiversità. Gli impegni degli eco-schemi, la vera novità della nuova PAC, sono stati infatti individuati non sulla base della loro efficacia ambientale ma essenzialmente sulla facilità della loro adozione da parte degli agricoltori e sulla possibilità di applicarli su tutto il territorio nazionale, senza nessun reale interesse per il raggiungimento di risultati concreti in grado di dare risposte efficaci alle gravi crisi ambientali che in questi mesi hanno manifestato tutti i loro drammatici effetti sulle persone e sulla stessa agricoltura. La scelta degli impegni degli eco-schemi è stata fatta sulla logica della semplificazione anche con l’obiettivo di evitare controlli ritenuti troppo complessi, lasciando ampio spazio alle possibili inadempienze e alle truffe che negli ultimi anni hanno caratterizzato l’applicazione della PAC nel nostro Paese, come ha bene evidenziato un recente rapporto della Corte dei Conti europea.
Roma, 29 settembre 2022
Le 14 Associazioni ambientaliste,e dei consumatori che inviano questo comunicato rappresentano un’ampia alleanza che ha condiviso l’analisi ed i commenti delle oltre 1500 pagine del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022.
Le 14 Associazioni (ACU, Animal Equality AIDA, AIAPP, CIWF Italia Onlus, Greenpeace, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu-BirdLife, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia, Terra! e WWF Italia) condividono la visione di una transizione ecologica dell’agricoltura italiana ed europea, che tuteli tutti gli agricoltori, i cittadini e l’ambiente.
da Valeria Grazian | Apr 6, 2022 | Reti, Seminare il cambiamento
La Commissione europea chiede all’Italia una drastica correzione di rotta per l’attuazione della Pac post 2022 coerente con il Green deal
Ambientalisti, consumatori e agricoltori biologici: “Pronti a dare di nuovo il nostro contributo per un Piano strategico nazionale della Pac che porti finalmente alla giusta transizione agroecologica”
“La Commissione europea ha confermato nelle sue osservazioni molti dei punti critici già evidenziati nelle nostre osservazioni al piano Piano nazionale strategico italiano per la programmazione 2023-2027 della Politica Agricola Comune”. Lo affermano le 17 associazioni che avevano presentato insieme le proprie osservazioni alla bozza di Piano inviata dal nostro Paese lo scorso 31 Dicembre.
Sono infatti della scorsa settimana le attese osservazioni al Piano strategico nazionale italiano pubblicate dal ministero per le Politiche agricole sul sito della Rete rurale nazionale. “Il piano, nella sua forma attuale, non è sufficiente” afferma la Commissione europea.
Le Associazioni danno atto al ministro Patuanelli e alla struttura del Mipaaf di aver garantito un approccio trasparente avendo rese pubbliche le osservazioni ricevute, al contrario di quanto fatto della Commissione europea, che, nonostante le iniziali promesse del Commissario Wojciechowski, aveva deciso di non diffonderle fino alla risposta degli Stati membri.
Attraverso 244 rilievi la Commissione europea traccia l’identikit di un piano indefinito negli obiettivi e scarso a livello di ambizione. “Le note della Commissione rilevano un Piano finalizzato essenzialmente a tutelare storiche rendite di posizione – continuano le associazioni – non si spiega altrimenti il rallentamento sulla obbligatoria convergenza interna del valore dei titoli e l’inadeguata ridistribuzione di risorse, tutto a svantaggio delle aree rurali del Paese più bisognose di rilancio e sostegno.” Senza una correzione di rotta, segnalano i valutatori della Commissione Ue, il flusso di sussidi europei favorirà i territori tradizionalmente più premiati dalla Pac (in particolare le grandi aziende zootecniche della Pianura Padana), accentuando i divari di reddito rispetto alle aree più svantaggiate della penisola, con il conseguente rischio di un ulteriore abbandono delle aree interne.
Sugli obiettivi ambientali il giudizio è ancora più severo, ricalcando le critiche delle organizzazioni ambientaliste, dei consumatori e dell’agricoltura biologica rimaste inascoltate in fase di prima stesura del Piano, quando era stata fatta prevalere la logica dello “status quo” richiesto da una parte del mondo agricolo.
Secondo la Commissione, il Piano non quantifica gli obiettivi da perseguire, benché tale indicazione sia obbligatoria, con l’aggravante che le misure impostate hanno un’efficacia incerta ed indimostrabile, ad esempio per ridurre l’impronta idrica e climatica dell’agricoltura. Appaiono, inoltre, evanescenti e incoerenti le misure per perseguire diversi obiettivi delle strategie Farm to fork e Biodiversità 2030, ad esempio per la riduzione dell’uso di fertilizzanti e pesticidi o per il raggiungimento del 10% di aree naturali negli agroecosistemi.
Altrettanto marginali risultano gli obiettivi proposti dal Piano per la riduzione degli sprechi, l’utilizzo coordinato delle energie rinnovabili, lo sviluppo dell’economia circolare, la trasformazione delle diete. Per la produzione biologica la Commissione valuta positivamente l’obiettivo del 25% al 2027, ma invita a chiarire le azioni concrete per raggiungere tale obiettivo.
Pesante anche il giudizio sugli eco-schemi, nuovo strumento introdotto in questa riforma della Pac per premiare gli agricoltori che scelgono volontariamente di assumere maggiori impegni in termini di tutela ambientale e azioni per il clima.
La Commissione non ritiene evidenti i benefici che gli eco-schemi proposti dal Psn potranno apportare per la mitigazione e adattamento al cambiamento climatico e per la tutela della biodiversità naturale, poiché gli impegni richiesti non aggiungono molto rispetto alla condizionalità – secondo la quale i beneficiari della Pac devono già rispettare alcuni requisiti ambientali per ricevere i fondi europei.
Critiche, quelle di Bruxelles, molto simili a quelle fatte dalle 17 Associazioni, che avevano già denunciato come gli eco-schemi proposti si risolvessero più in misure compensative per alcuni settori che, con la nuova Pac, perderanno parte dei loro privilegi storici. Tra questi la zootecnia, al quale il Psn dedica circa la metà dei fondi stanziati per tutti gli eco-schemi, per misure che non avvicinano agli obiettivi dichiarati in tema di ambiente e riduzione dell’uso di antimicrobici. Anche l’eco-schema sugli uliveti (che nell’ipotesi del Ministero doveva essere sostenuto anche senza garantire benefici ambientali supplementari) viene definito un intervento settoriale, scollegato dall’obiettivo di tutela degli elementi caratteristici del paesaggio ad elevata diversità.
La Commissione richiama, non da ultimo, l’Italia ad avviare la condizionalità sociale già nel 2023, nonché a prevedere interventi per la tutela dei lavoratori, ricordando l’altissima percentuale di lavoro irregolare nelle campagne italiane.
Le 17 Associazioni, ribadendo i giudizi già espressi al Tavolo del partenariato economico e sociale ed esprimendo preoccupazione per le recenti affermazioni del ministro Patuanelli sulla deroga alle regole ambientali del greening sfruttando la tragedia della guerra in Ucraina, registrano però positivamente il segnale di condivisione delle osservazioni della Commissione Ue da parte del Mipaaf e la convocazione di un nuovo incontro del Tavolo di partenariato, annunciato per il prossimo 19 aprile.
‘Rinnoviamo la nostra disponibilità al dialogo con tutti i soggetti interessati per un confronto costruttivo sulle nostre proposte per far sì che la nuova versione del PianosStrategico nazionale della Pac recepisca al meglio le osservazioni della Commissione Ue, per accompagnare la transizione agroecologica del nostro sistema agroalimentare, sulla strada tracciata dalle Strategie Farm to fork e Biodiversità 2030’ “ concludono le 17 Associazioni.
Roma, 6 aprile 2022
UFFICIO STAMPA LIPU-BIRDLIFE ITALIA: t. 3403642091 – andrea.mazza@lipu.it
Le 17 Associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e dei consumatori che inviano questo comunicato condividono la visione di una transizione ecologica dell’agricoltura italiana ed europea, che tuteli tutti gli agricoltori, i cittadini e l’ambiente.
Animal Equality, Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, Associazione Terra!, CIWF Italia Onlus, FederBio, Greenpeace Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu-BirdLife, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia, WWF Italia.
da Giuseppe de Santis | Nov 23, 2021 | Articoli, Seminare il cambiamento
Una delusione per la Coalizione #CambiamoAgricoltura
La strategia nazionale per la nuova PAC dimentica il Green Deal e le Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”. Grave latitanza del Ministro della Transizione Ecologica, Cingolani
Nella seconda riunione del Tavolo di partenariato, convocata e presieduta dal Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, che si terrà online oggi pomeriggio, sarà presentato e discusso il documento delle priorità del Piano Strategico Nazionale (PSN) per l’attuazione della PAC post 2022.
“Non siamo più neanche di fronte ad un tentativo di greenwashing, ma di un vero e proprio patto per l’agricoltura industriale, che relega a contorno gli impegni per l’ambiente e il lavoro”
Lo dichiarano le Associazioni della Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura che giudicano il documento deludente e inadeguato per affrontare le complesse sfide della transizione ecologica della nostra agricoltura, inefficace sia sul versante della lotta al cambiamento climatico che su quello dello stop alla perdita di biodiversità.
Il documento è essenzialmente centrato sulla sostenibilità economica del sistema agroalimentare, sottovalutando gli aspetti della sostenibilità ambientale e sociale. La strategia con cui il nostro Governo intende dare attuazione alla nuova PAC indica la priorità di dare “valore” alla transizione ecologica in termini di opportunità di reddito delle aziende, valutando al contempo con attenzione gli impatti economici degli impegni richiesti agli agricoltori per la sostenibilità ambientale. Il documento richiama nelle prime pagine le finalità della Politica Agricola Comune, citando le priorità fissate dal trattato fondativo della CEE nel 1957, come se negli ultimi 70 anni non ci fossero state le riforme che hanno profondamente mutato gli obiettivi di questa politica dell’Unione Europea, che attribuisce analoga importanza e dignità agli obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Lo stesso nuovo Regolamento UE della PAC post 2022, che sarà votato domani dal Parlamento europeo, indica con chiarezza che i 9 obiettivi per la sostenibilità economica, ambientale e sociale, hanno la stessa dignità ed importanza.
Per le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura la sostenibilità della nuova PAC è basata su compresenza e pari ruolo di tutte e tre le componenti della sostenibilità. Se una componente è più debole il sistema non regge.
Questo vale in particolare per la sostenibilità ambientale, essendo ormai evidenti gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici e perdita della biodiversità sulla stabilità dei nostri sistemi agroalimentari.
Completamente assente nella strategia è il necessario riferimento agli obiettivi delle Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, ma non ci sono riferimenti neppure alle varie Strategie nazionali: sviluppo sostenibile, biodiversità, transizione ecologica e al piano nazionale energia e clima: è come se il comparto agricolo e zootecnico nazionale si chiamasse fuori dalla transizione ecologica, rinunciando ad affrontare il necessario cambio di modello verso l’agroecologia. Ancora più stonata è l’assenza di risposte puntuali alle esplicite richieste fatte dalla Commissione Europea nelle raccomandazioni inviate al nostro Paese in vista della redazione del Piano e il mancato riferimento ai dati presenti nei policy brief prodotti dallo stesso MIPAAF.
Inoltre la strategia del PSN non indica chiari obiettivi al 2027 (termine della validità del Piano) per l’aumento delle superfici in agricoltura biologica, per la riduzione degli input chimici (pesticidi e fertilizzanti), per il restauro degli agroecosistemi, ma neppure per la riduzione degli sprechi, il miglioramento del benessere animale, il cambio delle diete e dei consumi a favore di alimenti più sostenibili da parte delle famiglie e della ristorazione. La conservazione della natura è relegata in secondo piano, mentre per quanto riguarda le misure sul clima, vengono prospettate azioni prive di efficacia: se è vero che il 70% delle emissioni climalteranti di fonte agricola derivano dalla filiera dell’allevamento intensivo, concentrato nella Pianura Padana, per ridurle occorre avviare una profonda ristrutturazione che riduca i carichi zootecnici favorendo la transizione da produzioni di massa a quelle di qualità. Ma di questa prospettiva non vi è traccia nella proposta di PSN.
Proprio queste carenze fanno sì che il mero elenco generico di interventi del secondo e terzo obiettivo generale non garantiscano il cambiamento necessario. Le associazioni riconoscono, infatti che, nella proposta di PSN, ci sono alcuni spunti che, se sviluppati e adeguatamente finanziati, potrebbero rappresentare delle importanti opportunità: dallo sviluppo dell’agricoltura e zootecnia biologica alla conservazione e ripristino degli agroecosistemi.
La Coalizione, viste le carenze del documento del MIPAAF, sollecita anche le autorità ambientali del nostro Paese, in particolare il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, a far sentire forte la propria voce e rivendicare il ruolo che l’articolo 94 del regolamento della PAC affida al suo Ministero.
“La nostra è una valutazione preliminare basata sulle bozze dei documenti sottoposti dal MIPAAF, speriamo quindi in un giudizio finale meno negativo se verranno accolte le nostre osservazioni e proposte”, commentano le Associazioni di #CambiamoAgricoltura, “l’Italia ha solo 39 giorni per consegnare il suo PSN alla Commissione UE, c’è poco tempo per cambiare rotta e non perdere il treno della transizione agroecologica”.
Roma, 22 novembre 2021
CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiedere una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Sostenuta da oltre 80 sigle della società civile è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista e del biologico italiane (Associazione Consumatori ACU, Accademia Kronos Onlus, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia Onlus, FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.