
Nato nel 1897 a Fermo, si laureò in Scienze Agrarie all’Università di Bologna nel 1919 dopo aver vissuto una pesante esperienza come ufficiale nella Grande Guerra. Dal 1921 si dedicò a ricerche fitopatologiche presso il laboratorio di patologia vegetale della Scuola di Viticoltura e Enologia di Alba e poi presso l’Istituto Superiore Forestale di Firenze. Nel 1923 divenne assistente straordinario presso l’Istituto Botanico di Pavia dove si dedicò alla micologia.
l suo carattere curioso lo spinse ad accettare la proposta di un’attività di ricerca in America latina. Partì nel 1925 per la Repubblica Dominicana dove fondò delle stazioni sperimentali, si recò poi ad Haiti, in Ecuador ma anche in Somalia dove organizzò i servizi tecnico-agricoli e al tempo stesso studiò il comportamento dei cereali di quei climi. Rientrato a Pavia nel 1932 come borsista, vinse nel 1936 la cattedra di professore di Botanica presso l’Università di Firenze che poi trasferì a Pavia nel
1942 dove fu anche direttore dell’Orto botanico e del laboratorio crittogamico. Nonostante avesse aderito al Partito fascista già dal 1920, la sua attività politica fu molto modesta. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 firmato da Badoglio con le forze alleate, iniziò la resistenza italiana con cui Ceferri collaborò da subito, ospitando ebrei e prigionieri in casa sua e organizzando una radio clandestina nell’orto botanico. Sotto la sua protezione poterono trovare rifugio alcuni partigiani come la sua assistente Lia Tomici, protagonista poi del recupero della salma dell’eroe partigiano pavese Leopoldo Fagnani fucilato nel 1944. Scoperto, riuscì a darsi alla macchia mentre le SS devastavano la sua casa e i suoi laboratori. Nel dopoguerra riprese l’attività scientifica con particolare vigore e la continuò fino alla morte nel 1964.
Da un punto di vista scientifico i suoi interessi furono molteplici e talvolta curiosi. Accanto a studi micologici, si dedicò alla fitopatologia e alla sistematica delle piante coltivate con importanti contributi, per esempio con studi pioneristici sugli ecotipi di olivo nel Mediterraneo. I suoi studi si caratterizzano per una crescente complessità affrontando temi di carattere ecologico, agronomico, tassonomico e soprattutto fitogeografico e fitosociologico. Fin dagli anni di permanenza in America latina studiò alcune specie tropicali come il cacao, il banano e la manioca, e poi in Africa orientale si dedicò ai cereali e ai frumenti di Rodi. L’esperienza e gli studi di Vavilov ebbero una forte influenza su Ciferri che si concentrò sull’individuazione dei centri di origine delle piante e sulla loro evoluzione, arrivando a pubblicare nel 1941 con Einaudi un’interessante edizione annotata del lavoro di V. P. Malejev L’acclimatazione delle piante.
Di singolare interesse anche la Proposta di una formula per la caratterizzazione delle varietà e forme di frumento sulla cerealicoltura italiana editi nel 1939 dal Regio istituto agronomico per l’Oltremare di Firenze e più tardi la Revisione delle vecchie razze italiane in rapporto ai frumenti mediterranei, un catalogo fondamentale per la descrizione delle specie di grano scritto insieme a Mario Bonvicini e pubblicato nel 1960. Sul fronte fitopatologico nel 1955 pubblicò i tre volumi del Manuale di Patologia vegetale.
Concludiamo ricordando un aspetto curioso relativo a una comunicazione del 1942 presso l‘Accademia dei Georgofili e relativo alla “truffa” perpetrata quasi 100 anni prima a Cosimo Ridolfi in merito a dei semi di grano provenienti da una mummia conservata a Londra che Ciferri identificò, con competenza e ironia, in semi di un comune grano tenero inglese.