Alberto Oliva

Alberto Oliva

(1879-1953)

Personalità di spicco dell’agricoltura italiana della prima metà del ‘900 Alberto Oliva resta uno dei pionieri della cerealicoltura italiana per il suo contributo allo sviluppo di nuove varietà di grano adatte soprattutto agli ambienti appenninici.

Mantovano, Oliva studiò a Pisa dove si laureò nel 1902 e successivamente vinse una borsa di studio che lo portò a studiare in Germania, Danimarca, Belgio Olanda e Svizzera. Nel 1904 entrò a far parte di quella complessa e interessante esperienza che furono le Cattedre ambulanti di agricoltura, unico strumento allora per la diffusione dell’innovazione agraria in Italia. Dopo una breve esperienza a Mantova, passò alla cattedra di Borgotaro prendendo confidenza con le particolarità dell’agricoltura montana e delle sue potenzialità soprattutto per la coltivazione dei cereali.
Dal 1913 al 1918 fu Direttore della Cattedra ambulante di Siena per poi assumere il ruolo di Direttore generale dei possedimenti Ricasoli-Firidolfi uno dei patrimoni fondiari più estesi e importanti di Toscana.
In questo ruolo tecnico riorganizzò le tenute e si dedicò in particolare alle sistemazioni idraulico agrarie di collina rivitalizzando il dibattito tecnico scientifico su queste pratiche agronomiche che nel corso dell’800 avevano avuto una enorme importanza nell’agricoltura toscana. E infatti ancora oggi, in un momento in cui il problema della gestione dei versanti è tornato di attualità, il suo volume sulle sistemazioni dei terreni rappresenta un testo tecnico di riferimento.
 Con la morte di Adolfo Bellucci, nel 1931, Oliva fu chiamato a ricoprire la cattedra di Agronomia all’Università di Firenze dando a questa disciplina quella unione fra scienza e pratica a cui la scuola agronomica toscana deve la sua peculiarità.

Ma la sua meritata fama si deve agli studi sulla granicoltura montana eseguiti a partire dagli anni ’30 in un’ottica di miglioramento generale delle condizioni economiche della montagna italiana. Dopo aver studiato il comportamento del grano in montagna, Oliva iniziò la sua opera di carattere genetico, per costituire tipi di grano adatti alle condizioni pedoclimatiche della montagna appenninica.
Partendo da una selezione della varietà Andriolo, decise di scegliere popolazioni di grano resistenti al freddo, indagando per oltre due anni un tratto delle Alpi Franco-Svizzere dove, non essendo stato ancora effettuato alcun lavoro selettivo, ritenne fosse possibile trovare dei biotipi di grano desiderati. La perseveranza di Oliva fu premiata, secondo le sue stesse parole, quando nei pressi di Chamonix, identificò un campo di frumento “brutto, mescolato, sporco” i cui campioni dettero origine alla varietà Est Mottin 72 (1937), altamente rustico, resistente al freddo e adatto ai terreni subacidi di montagna. Con la collaborazione dell’allievo Marino Gasparini, dall’incrocio fra Est Mottin 72 e Mont Calme 245 venne ottenuto il Verna (1953) e da Est Mottin 72 x Bellevue II il Sieve (1966).

L’opera e il pensiero di Oliva si possono trovare sintetizzati nel suo Trattato di agricoltura generale nel quale il suo pensiero “olistico” riuscì ad unire l’approccio scientifico alla più concreta condivisione dei problemi dell’agricoltura e al coordinamento dei mezzi per risolvere i problemi agricoli del periodo. Un approccio che ancora oggi è di stupefacente modernità.

di Daniele Vergari