Laura Prosperi, Luca Mocarelli

Ducato di Milano, XVI-XIX secolo

Keywords: Food history, Chstnuts, Diet, Food Security, Duchy of Milan, Early Modern and Modern Age.

La castagna (Castanea sativa, Mill) è un frutto di notevole versatilità, capace di coprire spazi e funzioni alimentari molto distanti tra loro: nel farlo essa abbraccia utilizzi che vanno dal puro sostentamento in contesti di auto-approvigionamento al consumo di pregio come prodotto ad alto valore aggiunto all’interno di reti commerciali di raggio internazionale. Questo contributo si focalizza sulla diversificazione di queste funzioni alimentari all’interno del contesto dello Stato di Milano in epoca moderna ed indaga in particolare la funzione di staple food nella popolazione locale con un’attenzione agli stili alimentari e ai consumi dell’entroterra.

Per quanto il riferimento al frutto sia contenuto nell’ordinamento annonario – ed in particolare nelle disposizioni delle gride generali emanate nella seconda metà del Cinquecento che rimangono a fondamento del sistema annonario statale per circa due secoli – le castagne non compaiono nella contabilità di stato sino alla fine del Settecento.  Come comprovato da alcune serie del fondo catasto, dove la disponibilità di castagne è attestata in maniera sorprendentemente capillare nella sezione dell’arco alpino che insiste su Milano, Como e Lecco, le ragioni di quest’assenza nella documentazione cittadina non sono ascrivibili ad una presenza insignificante sul territorio montano e pedemontano lombardo, ma piuttosto al ruolo residuale che le castagne ricoprivano tanto nella dieta che nel mercato cittadino ed in particolare nella produzione di farina panificabile nel contesto urbano.

Commercializzate nel peculiare circuito dei maronari, ovvero raccoglitori e venditori svizzeri per i quali le castagne costituivano la merce prevalente se non esclusiva, esse risultavano disponibili sui mercati milanesi, ed in particolare al Broletto, lungo tutti mesi invernali, da ottobre a febbraio. La frequenza di scontri tra i maronari e i fruttivendoli autorizzati, tuttavia, rivela attriti corporativi tutt’altro che trascurabili e una connotazione sociale spesso ai margini del corpo sociale.  

I fruttivendoli autorizzati spesso accusano i maronari di non limitare il loro smercio alle sole castagne, ma di approfittare di una licenza esclusiva sul prodotto per estendere i loro traffici a molti altri frutti, con loro grave danno. Nelle pieghe della copiosa documentazione che accompagna questo genere di conflitti possiamo cogliere il disagio estremo di detti maronari, spesso muniti di fede di miserabilità, vale a dire di un riconoscimento istituzionale della loro condizione di bisognosi in termini assoluti. A fronte di queste note sullo smercio cittadino delle castagne e del ristretto margine di guadagno che il loro commercio sembra garantire in alcuni casi, resta la necessità di comprendere la considerazione e il tipo di controllo istituzionale ad esse riservato. Unico frutto a rientrare nelle disposizioni che riguardano le biade, ovvero essenzialmente cereali (a Milano prevalentemente frumento, segale e miglio a cui si accosta nel corso del Settecento il mais) e legumi (tra gli altri, fagioli, ceci, piselli e fave), le castagne affiorano nella contabilità di stato solo negli ultimi decenni del Settecento, in corrispondenza allo smantellamento del sistema annonario da parte del governo austriaco. Nel percorso normativo che conduce alla liberalizzazione del mercato, e nell’allerta pubblica di possibili carenze alimentari da questa generate, le castagne e la loro effettiva disponibilità tornano ad essere di interesse delle magistrature pubbliche. Non solo per la prima volta compaiono dunque, accanto a cereali e legumi, le quantità disponibili in città, ma esse vengono spesso menzionate nei dibattiti che accompagnano l’erogazione di nuove leggi come risorsa di compensazione in caso di penuria cerealicola. Il contributo analizzerà il ruolo delle castagne nell’ambito della food security e delle politiche di welfare milanesi, ovvero nelle distribuzioni e nelle mense degli istituti pii e caritatevoli locali.

Laura Prosperi

laura.prosperi@unimib.it

Luca Mocarelli

luca.mocarelli@unimib.it