Bruno Farinelli, Matteo Stroppiana
Gestione ed economia del castagno in Valle Pesio (XVII-XIX sec.)
Keywords: Chestnut, Piedmont, Carthusian monastery, Socioeconomic History, Food History
Il castagno è stato per secoli una risorsa di estrema importanza nelle aree alpine e pedemontane, sostenendo una larga parte del fabbisogno alimentare delle popolazioni locali. Nel Piemonte sud-occidentale il castagno ha avuto storicamente un ruolo di primo piano e la provincia di Cuneo, in particolare, è divenuta nel tempo una delle aree di maggior produzione castanicola a livello nazionale. Pur essendosi fortemente ridotta la superficie delle foreste castanili rispetto a inizio Novecento, la produzione ha mantenuto livelli qualitativi molto alti grazie a frutti come il Re Marrone o la Castagna di Cuneo, a cui nel 2007 è stata riconosciuta l’indicazione geografica protetta. Tale riconoscimento è stato anche il risultato della rinata Fiera del Marrone di Cuneo a fine anni Novanta che ha ripreso una tradizione interrotta con lo scoppio del secondo conflitto mondiale.
La castanicoltura cuneese ha le sue origini nei secoli centrali del Medioevo, come dimostrano gli studi condotti da Rinaldo Comba e Riccardo Rao, e le sue radici nella Valle Pesio, valle delle Alpi Liguri ricca di foreste coltivate a castagno sin dal XII secolo. La loro gestione non fu solo garantita dalle comunità locali ma anche da grandi istituzioni religiose, fra cui la più importante fu sicuramente la Certosa di Pesio. Fondata nel 1173, la certosa gestì e sfruttò per secoli le grandi risorse castanicole e più in generale forestali della valle. La grande proprietà ecclesiastica della Certosa si dissolse solo nel 1803, a seguito delle soppressioni napoleoniche, che produssero una frammentazione e una privatizzazione anche delle proprietà forestali. Nel corso dei secoli dell’età moderna l’istituzione della Certosa fu centrale nel garantire livelli produttivi idonei al fabbisogno delle comunità valligiane ma anche ad alimentare il flusso verso il mercato di riferimento di Cuneo. Le foreste castanili non furono una risorsa solo sotto il profilo alimentare ma anche sotto quello energetico. La Certosa dovette dunque affrontare la concorrenza di altri attori territoriali, soprattutto manifatturieri, interessati a un diverso sfruttamento della risorsa, al fine di garantire la salvaguardia del suo patrimonio forestale.
Il nostro contributo vuole quindi focalizzarsi sulla gestione del patrimonio forestale e sulla produzione castanicola della Certosa di Pesio dal XVII al XIX secolo. La scelta di concentrarsi su questi secoli è motivata dal fatto che in questa fase la costruzione della grande proprietà ecclesiastica certosina, iniziata negli ultimi secoli del Medioevo, era stata già completata e consolidata. La fase moderna risulta dunque di maggiore interesse per lo studio della gestione del territorio e per analizzare il ruolo svolto dalla produzione castanicola nei rapporti tra l’area montana e il mercato di riferimento di Cuneo, anche in considerazione dell’evoluzione demografica della città che passò dai circa 6.000 abitanti di fine Cinquecento ai quasi 20.000 di inizio Ottocento. Il contributo mira inoltre a evidenziare le differenti strategie messe in atto al fine di garantire la sostenibilità della produzione castanicola e quale ruolo abbia svolto questa risorsa in particolari congiunture critiche.
Bibliografia
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Bruno Farinelli
PhD – Università degli Studi di Milano-Bicocca, Dipartimento di Economia, Metodi quantitativi e Strategie d’impresa;
Matteo Stroppiana
PhD student – Università di Pavia, Dipartimento di Studi Umanistici