La nuova legge sul biologico e gli albori di un nuovo mondo sementiero

La nuova legge sul biologico e gli albori di un nuovo mondo sementiero

Le aziende avranno un ruolo chiave per valorizzare l’innovazione varietale partecipativa. Coinvolgendo agricoltori e cittadini

di Riccardo Bocci – Tratto da Altreconomia 249 – Giugno 2022

Il 9 marzo scorso, dopo un iter lungo e faticoso, finalmente ha visto la luce la legge italiana dedicata a tutela, sviluppo e competitività del biologico (Legge 23/2022). È un momento simbolicamente importante perché sancisce la centralità del metodo di produzione biologico per lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile in Italia. Per questo motivo la sua approvazione è stata difficile: puntare sul bio vuol dire, tra le altre cose, ridurre l’impiego di prodotti chimici e quindi il mercato per chi li produce.

L’Italia è il terzo Paese europeo per consumo di pesticidi (circa 60mila tonnellate l’anno), con una riduzione dei consumi del 14%, tra il 2016 e il 2021, parallela alla crescita del bio. L’articolo 8 della legge istituisce il Piano nazionale delle sementi biologiche. Vediamo più in dettaglio il significato politico e l’importanza strategica di questo testo.

Un nuovo piano sementiero bio era atteso da anni, l’ultimo risale a dieci anni fa e non era riuscito a rispettare le molte aspettative che aveva generato. A quei tempi cominciava ad affacciarsi timidamente in Italia il tema del miglioramento genetico partecipativo, legato al pensiero, ancora quasi eretico a quei tempi, di avere sementi adatte al bio prodotte specificamente per questo modello. Alcune azioni sperimentali erano state finanziate in tal senso, ma sostanzialmente alla fine del piano la disponibilità di sementi bio non era aumentata e le deroghe erano rimaste lo strumento più usato dagli agricoltori per accedere alle sementi.

L’articolo 8 cita espressamente il miglioramento genetico partecipativo come strumento per fare ricerca varietale in bio, finalizzata a sviluppare sementi “adatte all’agricoltura biologica e biodinamica e ai diversi contesti ambientali e climatici, e ai diversi sistemi colturali”. Si tratta di un cambiamento di paradigma scientifico quasi epocale. Infatti nel 2008 il precedente piano sementiero nazionale aveva solo un’azione riferita al biologico che si occupava di “valutazione dell’idoneità di varietà alla coltivazione con il metodo biologico” e non di miglioramento genetico per il bio. E le conclusioni di allora, supportate dalla maggior parte del mondo scientifico, erano che le migliori varietà in convenzionale sono anche le migliori in biologico. Da questo punto di vista la legge rappresenta un importante passo in avanti.

In un anno in Italia vengono utilizzate mediamente 60mila tonnellate di pesticidi. Il nostro è il terzo Paese europeo per consumo di questi prodotti. 

Adesso il ministero delle Politiche agricole dovrà adottare entro ottobre il nuovo Piano, sperando che l’innovazione presente nella legge venga tradotta in azioni pratiche con un impatto reale sul mondo sementiero, includendo anche gli agricoltori. La difficoltà starà nel capire che lavorare nel biologico prevede un cambiamento del modello economico classico delle ditte sementiere: l’obiettivo è di avere tante varietà adatte a tanti contesti diversi e non poche da vendere a più clienti possibili. Ovviamente nel secondo caso i costi di ricerca e sviluppo si riescono ad ammortizzare mentre nel primo no.

Quindi dovremo ripensare il rapporto tra ditte private e agricoltori. Finora le politiche agricole e l’ideologia economica liberista hanno pensato a questo rapporto come a una mera relazione di vendita, con l’agricoltore semplice consumatore di sementi. Oggi dobbiamo immaginare un sistema diverso, riportando le ditte sementiere nei contesti locali di sviluppo varietale e produzione delle sementi e legandole inoltre a gruppi decentralizzati di ricerca dove coinvolgere agricoltori, ricercatori e cittadini. L’innovazione varietale partecipata così prodotta viene veicolata sul mercato dalle ditte sementiere, ma senza patenti di proprietà. La ditta diventa uno dei soggetti economici in grado di animare il tessuto rurale su cui insiste. Siamo solo agli albori di un nuovo mondo, ma l’orizzonte comincia a delinearsi.

credits ALTRECONOMIA

https://altreconomia.it

Il punto di vista del mondo del biologico

Il punto di vista del mondo del biologico

Da IFOAM Organics Europe

Per migliorare le condizioni per lo sviluppo di varietà adatte al biologico, sono cruciali una maggiore flessibilità e dei criteri adeguati per la registrazione delle varietà biologiche. I risultati della sperimentazione temporanea sulle popolazioni, così come le norme sul materiale eterogeneo dovrebbero essere integrati nella nuova legislazione.

Per le prove varietali, è necessaria una maggiore flessibilità per i protocolli del Valore Agronomico e di Utilizzazione (VAU), dato che attualmente sono poco adatti alle condizioni del biologico. Un VAU adattato al biologico migliorerebbe notevolmente la situazione, dato che le soglie sono attualmente un fattore limitante per portare nuove varietà biologiche sul mercato. Inoltre, i costi delle prove varietali sono significativi e le differenze all’interno dell’UE creano distorsioni di mercato. Per quanto riguarda lo scambio di sementi tra gli agricoltori, bisogna riconoscere che c’è una mancanza di sementi certificate disponibili per gli agricoltori biologici in molte parti dell’UE, che è attualmente attenuata dalle regole degli stati membri che tollerano lo scambio di sementi degli agricoltori. Regole ad hoc che tengano conto del contesto nazionale e regionale e che forniscano la possibilità di scambiare le sementi sono quindi essenziali. Questo vale ovviamente solo per lo scambio di sementi tra agricoltori di varietà non protette.

Sulle varietà di conservazione e le varietà amatoriali è importante considerare che sono utilizzate anche da operatori professionali biologici, poiché sono spesso ben adattate alle condizioni locali e regionali. Spostarle fuori dal campo di applicazione delle regole di commercializzazione delle sementi senza un percorso di registrazione facilmente disponibile per queste varietà di nicchia limiterebbe drasticamente il numero di varietà disponibili per gli agricoltori biologici. Per la commercializzazione professionale, dovremmo quindi fare attenzione a non escludere opzioni e percorsi che sono disponibili ora, considerando che i protocolli adattati per le varietà biologiche non sono pronti e il materiale eterogeneo biologico non comprenderà la maggior parte delle varietà che attualmente rientrano nella categoria di varietà da conservazione.

L’uso di tecniche biomolecolari nel processo di registrazione deve rimanere facoltativo. Mentre l’applicazione potrebbe essere utile in alcuni contesti e per alcuni operatori, la possibilità di condurre il processo di registrazione basato sul fenotipo è essenziale. Questo perché il fenotipo rimane una base affidabile per l’identificazione dell’espressione del tratto.
Per quanto riguarda la coerenza con il regolamento sulla sanità delle piante e i controlli ufficiali, è necessaria una valutazione basata sul rischio, considerando la scala (dimensione del lotto di semi). Queste regole non dovrebbero impedire lo scambio di materiale tra i selezionatori. Deve essere attentamente valutato quali materiali dovrebbero essere dentro e fuori dal campo di applicazione del regolamento fitosanitario, e come una distinzione potrebbe essere basata sulle modalità di commercializzazione.

Se più compiti potranno essere condotti sotto la supervisione ufficiale del selezionatore durante il processo di certificazione e registrazione, questo avrà implicazioni di ampia portata, perché le piccole e medie imprese con risorse limitate dipendono dall’esperienza delle autorità nazionali competenti per la certificazione e la registrazione. La competenza delle autorità nazionali non deve essere messa a repentaglio nel lungo periodo delegando i compiti ai costitutori/imprese sementiere, un processo che potrebbe alla fine portare alla diminuzione delle capacità delle autorità. Tuttavia, i compiti svolti in autocontrollo dagli attori nel processo di certificazione potrebbero abbassare il costo della certificazione e quindi essere vantaggiosi. Gli impatti sugli oneri amministrativi devono essere analizzati tenendo conto di questi aspetti e considerando le implicazioni per gli operatori delle PMI in particolare. La coerenza e la chiara separazione del campo di applicazione con il regolamento sugli OGM deve essere assicurata, compreso il potenziale cambiamento legislativo per le Nuove Tecnologie di Miglioramento Genetico (TEA/ NBT/NGT).

Le varietà biologiche

Le varietà biologiche

Il regolamento europeo per il biologico (UE) 2018/848 introduce una nuova categoria di sementi iscritte ai registri nazionali e comunitario: le varietà biologiche. La definizione che ne da il regolamento è di “una varietà […] che: a) è caratterizzata da un elevato livello di diversità̀ genetica e fenotipica tra le singole unità riproduttive; e b) deriva da attività di miglioramento genetico biologico […]” (art. 3§19).

Si tratta dunque di varietà a tutti gli effetti che per essere iscritte al catalogo devono superare le prove di Distinguibilità Uniformità e Stabilità (DUS) e, per le specie agrarie, di Valore Agronomico e di Utilizzazione (VAU). Tuttavia, in virtù della loro maggiore diversità genetica, il regolamento prevede che venga avviato un esperimento temporaneo per definire protocolli DUS meno stringenti per quanto riguarda il livello di uniformità richiesto. Inoltre, per quanto riguarda le prove VAU, si prevede che queste prove avvengano in condizioni biologiche e che tengano conto di caratteri particolarmente rilevanti alla coltivazione in biologico, senza limitarsi alla resa produttiva. Le varietà biologiche registrate con protocolli DUS adattati non potranno essere protette da privativa vegetale.

La Commissione sta definendo i dettagli dell’esperimento temporaneo di durata settennale, che dovrebbe avere inizio a luglio 2022 e riguardare un numero limitato di specie agrarie e ortive. Nell’ambito del progetto LIVESEED (www.liveseed.eu) sono state avviate delle esperienze pilota con le autorità competenti in Francia e nei Paesi Bassi, per valutare come adattare i protocolli DUS per la registrazione di varietà biologiche di carota e cavolo rapa.