
La Biblioteca del Grano a Caselle in Pittari
di Antonio Pellegrino – Coop. soc. Terra di Resilienza
La biblioteca del grano è un salvadanaio, un investimento sulla memoria e sul futuro
La biblioteca del grano è un campo sperimentale nel quale dal 2008, coltiviamo in piccole parcelle, diverse varietà di grano. Al suo interno, vengono riprodotte annualmente, molte varietà e popolazioni locali, varietà di altri territori, grani moderni e miscugli.
Abbiamo interpretato la terra, come le teche di una biblioteca entro cui organizzare e catalogare i saperi che in questo caso sono i semi. Per questo a noi piace dire che il miglior modo di conservare un seme è seminarlo. Un po’ come i saperi, la cultura, da diffondere. A noi sembra la stessa cosa. È comunque un lavoro della vicinanza, della conoscenza diretta, della pratica indigena e forastiera, dell’incontro, della relazione. Altri e vecchi saperi, altre e vecchie speranze.
Il movimento che va dalla semina alla raccolta è la scena più intima e millenaria delle nostre civiltà. Il tempo è il movimento, il tempo è il pane. Così proviamo a capire che la diversità è un valore oltre ogni differenza, e che tutto é movimento, anche la genetica dell’antico grano, anche la ruralità, anche i nostri paesi imbalsamati col cemento e con le piramidi alimentari, i paesi dello spopolamento e dello spaesamento. La biblioteca del grano è un salvadanaio, un investimento sulla memoria e sul futuro, il movimento delle radici e della chioma, il vento, il sole, la pioggia, la voce. Il grano, così ritorna linguaggio con cui codificare il cibo, ritorna con la sua componente politica, sacrale, popolare. Viene dal passato e va verso il futuro.

È un ricongiungimento spazio temporale, e il giorno che mangeremo tutti i giorni il nostro grano, gli asili li faremo nei campi, e il pane ci indicherà ancora la via per un’umanità ecologica e di prossimità. La nostra biblioteca del grano è anche una poetica, una poetica pratica, e forse anche una nostalgica e futuribile voglia di ethos. Il varco nella storia lo aprono gli uomini talvolta, e senza movimento non c’è storia. Per questo la biblioteca è innanzitutto un processo culturale nel quale fondere sapere pratico e scienza, esperienza popolare e tecnologia, una ricerca costante non solo della molecola che ci aprirà gli occhi, ma anche dei legami necessari per animare le campagne e le comunità.
Arriva intanto la primavera, e noi che lo abbiamo seminato aspettiamo la condanna, per capire cosa porteremo casa. Arriverà San Pietro, virdi o siccatu mieti, e l’atto di speranza della semina si compirà. Mangeremo comunque pane, mangeremo terra, la nostra terra, mangeremo il sole, la memoria, mangeremo di buon appetito. Ci aiuterà a stare meglio. Ci aiuterà a far germinare un nuovo germoglio, un nuovo seme per le nostre umanità.