Il Biodistretto Valle Camonica, tra le provincie di Brescia e Bergamo, nasce con l’intento di promuovere la cura del paesaggio, il recupero dei terreni incolti di montagna per la coltivazione di cereali, la costruzione di filiere produttive locali e la diffusione di pratiche ecologiche e rigenerative di agricoltura. La nascita del primo bio distretto della Lombardia è del 2014 con l’accordo di collaborazione, facilitato da AIAB, tra 12 enti locali, istituzioni scolastiche dei territori, 12 aziende agricole biologiche, 6 cooperative sociali, associazioni ambientaliste, culturali e di rappresentanza degli operatori turistici e della ristorazione. Nel tempo è riuscito a coinvolgere nelle proprie attività una porzione estesa del territorio della Valle Camonica costruendo una fitta rete di collaborazione. Questo percorso si è concretizzato nel recupero di piccoli terreni per la coltivazione dei cereali attraverso il disboscamento e la sistemazione dei versanti, la consociazione e la rotazione delle colture, la scelta di semi e colture resistenti adatte a questo paesaggio agricolo a mosaico. Da questo primo lavoro di cooperazione è nata la possibilità di lavorare più specificatamente sulle filiere dei cereali di montagna attraverso la condivisione di attrezzature agricole, di occasioni di formazione per gli agricoltori con lezioni in campo e viaggi di studio, nei percorsi di consapevolezza per bambini e famiglie mediante esperienze dirette nelle aziende agricole e nella Casa Museo di Cerveno. In questo ultimo periodo si è approfondito anche il tema della diversificazione e selezione varietale per la definizione di varietà adatte a crescere su terreni situati tra i 400 e i 1400 metri, di piccole dimensioni, in forte pendenza, senza irrigazione e senza trattamenti chimici. Si tratta di semi di segale, orzo, frumento, mais, grano saraceno, conservati da tempo dalla comunità Camuna a cui si sono aggiunti i semi provenienti dalla Casa delle Sementi di RSR. La Cooperativa Agricola di Comunità Germinale si è costituita a Demonte in Valle Stura, nella provincia di Cuneo, nel maggio del 2018 dall’incontro tra un gruppo di attivisti della zona e l’associazione “Insieme diamoci una mano” per la valorizzazione dei terreni abbandonati ricevuti dal Comune di Demonte in eredità da un vecchio contadino del Fedio. La Cooperativa è impegnata nella coltivazione di orticole in media e bassa Valle Stura e in altre parti delle valli del cuneese, nella pulizia di castagneti per conto dell’Associazione Fondiaria Valli Libere, nelle trasformazioni agro-alimentari realizzate nel laboratorio di comunità e nella formazione alle tecniche di agricoltura conservativa e allevamento di montagna. La Cooperativa intende l’agricoltura come uno strumento per creare e rafforzare legami e rapporti di solidarietà ed è impegnata nel sostenere il percorso di integrazione di 4 richiedenti asilo ospitati presso il CAS di Festiona. Germinale sta sperimentando la riproduzione controllata di alcune specie spontanee della Valle Stura, verificando la loro adattabilità e approfondendo le tecniche di trasformazione alimentare più idonee per creme, condimenti, conserve e tisane. La Cooperativa intende promuovere la coltivazione di queste specie tra le piccole aziende agricole della Valle in modo da preservare l’integrità della popolazione spontanea, evitando fenomeni di “depredazione” e scomparsa.
Negli ultimi 50 anni, il paesaggio delle Alpi è cambiato radicalmente: le aree agricole sono state abbandonate, mentre le aree di fondo valle più favorevoli, hanno subito una progressiva intensificazione dell’uso. Tali fenomeni hanno un impatto negativo sugli ecosistemi alpini conducono alla progressiva perdita di diversità all’impoverimento culturale legato alle pratiche agricole e alla interruzione dei saperi tra le generazioni.
Nelle aree alpine europee l’agricoltura e l’allevamento svolgono un ruolo chiave nel favorire una corretta gestione del paesaggio e della biodiversità e nel preservare l’abbandono delle aree marginali delle zone di montagna. È infatti la diversificazione del sistema agricolo – e la sua integrazione con l’allevamento – che innesca l’attivazione di processi di sviluppo complessi che hanno ricadute sui vari settori economici delle aree marginali, per esempio sulla conservazione e la promozione delle specie vegetali locali e degli animali delle aree naturalistiche o sulla gestione multivalente dei pascoli alpini. In questo quadro, l’uso sostenibile dell’agrobiodiversità diventa una questione centrale per il futuro dell’agricoltura nello Spazio Alpino, in particolare per affrontare i danni del riscaldamento globale nei sistemi fragili.
LA CONVENZIONE DELLE ALPI
La Convenzione delle Alpiè un trattato internazionale sottoscritto da 8 Paesi alpini (Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Principato di Monaco, Slovenia e Svizzera) insieme alla Comunità economica europea con l’obiettivo di garantire una politica comune per l’arco alpino, un territorio sensibile e complesso in cui i confini sono determinati da fattori naturali, economici e culturali che raramente coincidono con le frontiere degli Stati nazionali. Il suo obiettivo è valorizzare il patrimonio comune delle Alpi e preservarlo per le future generazioni attraverso la cooperazione transnazionale tra i Paesi alpini, le amministrazioni territoriali e le autorità locali, coinvolgendo la comunità scientifica, il settore privato e la società civile.
Negli ultimi cinquant’anni, il sistema agroforestale tradizionale alpino è radicalmente cambiato: le aree agricole marginali sono state abbandonate mentre nelle aree più favorevoli l’agricoltura e l’allevamento si sono intensificate. Con riferimento allo Spazio Alpino, tra il 1980 e il 2000, circa 160.000 aziende agricole alpine hanno interrotto la loro attività (- 35,8%) e la SAU è diminuita di 432 ettari (- 7,6%). Tra il 2000 e il 2007 il tasso di abbandono delle aziende agricole nelle regioni alpine è aumentato rispetto al ventennio precedente. Al contrario, le aree agricole intensive sono aumentate nelle grandi valli e sui pendii facilmente accessibili lasciando all’abbandono i versanti e gli alpeggi. La concentrazione del sistema fondiario è anche legata a un fattore generazionale: quando i contadini più anziani scompaiono, i pascoli alpini vengono abbandonati e si perdono le conoscenze del patrimonio tradizionale. L’agricoltura intensiva e l’agricoltura industriale portano alla diminuzione del numero di specie coltivate e della loro diversità. Inoltre, nelle aree agricole intensive si osserva una diminuzione delle pratiche agricole adottate con un impatto negativo su tutti gli ecosistemi alpini.
Raccolta della cicerbita violetta (Lactuca alpina), erba spontanea alimurgica, sul Colle di Tenda, Valle Stura (CN), 7 agosto 2020 foto Giulia Jannelli/ Cooperativa Agricola di Comunità Germinale
Negli ultimi anni, al contrario, assistiamo ad iniziative di rinascita dello Spazio Alpino e delle sue comunità che sono caratterizzate dalla necessità di riscoprire l’agrobiodiversità locale quale leva per la promozione della coesione territoriale e per la sperimentazione di nuove produzioni e la crescita di nuovi mercati locali. Queste esperienze si caratterizzano per la gestione sostenibile delle risorse naturali, l’agricoltura a basso input, la conservazione e lo scambio di sementi e la condivisione delle conoscenze degli agricoltori. Sono esperienze che promuovono territori, culture e sistemi alimentari sostenibili. In questo ultimo anno abbiamo incontrato diverse iniziative collettive che sono state capaci di immaginare un percorso di riscatto basato sull’uso multiplo del territorio agricolo e forestale. Nel 2019 RSR, in collaborazione con il Parco dell’Adamello Lombardo e il Biodistretto della Valle Camonica, ha organizzato un primo seminario dal titolo “Promuovere la diversità agricola e animale nello Spazio Alpino” da cui è nata l’opportunità di raccogliere 21 varietà di Segale di montagna, provenienti da molti dei paesi dello Spazio Alpino, e di allestire un campo catalogo in Valle Camonica per verificarne l’adattabilità ma soprattutto per tessere ulteriori relazioni con tutti quei soggetti che lavorano su questa filiera centrale per l’agricoltura alpina.
ESPERIENZE COMUNITARIE NELLO SPAZIO ALPINO
Il Biodistretto Valle Camonica, tra le provincie di Brescia e Bergamo, nasce con l’intento di promuovere la cura del paesaggio, il recupero dei terreni incolti di montagna per la coltivazione di cereali, la costruzione di filiere produttive locali e la diffusione di pratiche ecologiche e rigenerative di agricoltura. La nascita del primo bio distretto della Lombardia è del 2014 con l’accordo di collaborazione, facilitato da AIAB, tra 12 enti locali, istituzioni scolastiche dei territori, 12 aziende agricole biologiche, 6 cooperative sociali, associazioni ambientaliste, culturali e di rappresentanza degli operatori turistici e della ristorazione. Nel tempo è riuscito a coinvolgere nelle proprie attività una porzione estesa del territorio della Valle Camonica costruendo una fitta rete di collaborazione. Questo percorso si è concretizzato nel recupero di piccoli terreni per la coltivazione dei cereali attraverso il disboscamento e la sistemazione dei versanti, la consociazione e la rotazione delle colture, la scelta di semi e colture resistenti adatte a questo paesaggio agricolo a mosaico. Da questo primo lavoro di cooperazione è nata la possibilità di lavorare più specificatamente sulle filiere dei cereali di montagna attraverso la condivisione di attrezzature agricole, di occasioni di formazione per gli agricoltori con lezioni in campo e viaggi di studio, nei percorsi di consapevolezza per bambini e famiglie mediante esperienze dirette nelle aziende agricole e nella Casa Museo di Cerveno. In questo ultimo periodo si è approfondito anche il tema della diversificazione e selezione varietale per la definizione di varietà adatte a crescere su terreni situati tra i 400 e i 1400 metri, di piccole dimensioni, in forte pendenza, senza irrigazione e senza trattamenti chimici. Si tratta di semi di segale, orzo, frumento, mais, grano saraceno, conservati da tempo dalla comunità Camuna a cui si sono aggiunti i semi provenienti dalla Casa delle Sementi di RSR. La Cooperativa Agricola di Comunità Germinale si è costituita a Demonte in Valle Stura, nella provincia di Cuneo, nel maggio del 2018 dall’incontro tra un gruppo di attivisti della zona e l’associazione “Insieme diamoci una mano” per la valorizzazione dei terreni abbandonati ricevuti dal Comune di Demonte in eredità da un vecchio contadino del Fedio. La Cooperativa è impegnata nella coltivazione di orticole in media e bassa Valle Stura e in altre parti delle valli del cuneese, nella pulizia di castagneti per conto dell’Associazione Fondiaria Valli Libere, nelle trasformazioni agro-alimentari realizzate nel laboratorio di comunità e nella formazione alle tecniche di agricoltura conservativa e allevamento di montagna. La Cooperativa intende l’agricoltura come uno strumento per creare e rafforzare legami e rapporti di solidarietà ed è impegnata nel sostenere il percorso di integrazione di 4 richiedenti asilo ospitati presso il CAS di Festiona. Germinale sta sperimentando la riproduzione controllata di alcune specie spontanee della Valle Stura, verificando la loro adattabilità e approfondendo le tecniche di trasformazione alimentare più idonee per creme, condimenti, conserve e tisane. La Cooperativa intende promuovere la coltivazione di queste specie tra le piccole aziende agricole della Valle in modo da preservare l’integrità della popolazione spontanea, evitando fenomeni di “depredazione” e scomparsa.
Si terrà il prossimo 4-5 Luglio 2019 presso il parco dell’Adamello (Cevo BS )il seminario PROMUOVERE LA DIVERSITA’ AGRICOLA E ANIMALE NELLO SPAZIO ALPINO
L’incontro vuole promuovere la costruzione di una piattaforma “multistakeholder” per la gestione sostenibile della diversità agricola e animale nello spazio alpino in aree marginali. L’obiettivo è quello di facilitare lo scambio tra attori appartenenti a reti transnazionali impegnate nella gestione delle risorse genetiche, come mezzo per consentire uno sviluppo locale sostenibile, per favorire il reinsediamento dei giovani agricoltori. Tra gli obbiettivi vi è anche quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla “Convenzione delle Alpi”, coinvolgendo i responsabili politici e facilitando la collaborazione tra agricoltori, centri di ricerca, istituzioni locali, aree protette. nella definizione di uno schema operativo per l’uso sostenibile delle risorse genetiche attraverso le Alpi.
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