Ragione e sentimento possono arrivare dove l’agrofinanza neppure immagina: in Sicilia da circa 5 anni c’è chi ha pensato di reintrodurre la coltivazione del riso.
Dopo alcuni tentativi, anche di successo, nell’entroterra ennese, il ritorno del riso in grande stile si è realizzato a Lentini, un comune al confine tra Catania e Siracusa, al centro della Piana di Catania.
La sinergia tra un imprenditore coraggioso come Nello Conti e il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania all’epoca guidato dal prof. Luciano Cosentino ha quasi inaspettatamente riportato il riso al centro di un interesse agronomico, ma soprattutto commerciale che dimostra, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, che anche in Sicilia è possibile costruire delle filiere agroalimentari confidando sulle capacità imprenditoriali di singoli accompagnati da chi si occupa di ricerca. Il riso, da un punto di vista agronomico, può trovare in alcune zone della Sicilia condizioni ottimali per palesare le proprie potenzialità produttive, a condizione che vi siano risorse idriche significative, terreni pesanti e ben livellati.
In Sicilia, grazie all’assenza di fenomeni di stanchezza del terreno, si può coltivare il riso in regime di agricoltura biologica. Tale peculiarità rappresenta una nuova opportunità commerciale per gli agricoltori, in considerazione del fatto che il quantitativo ad oggi prodotto viene venduto rapidamente ed a prezzi che ripagano adeguatamente gli investimenti necessari.
La storia del riso in Sicilia ha un’origine antica, millenaria. Diodoro Siculo da Egira (60-30 a.C.), vicino Enna nella Bibliotheca historica, fu uno dei primi autori in Occidente a citarlo. Le coltivazioni si diffusero nell’VIII secolo d.C., in contemporanea con la diffusione del cereale in Spagna. Il riso fu introdotto in Sicilia dagli arabi e sappiamo che nell’875 d.C. era tassato come le altre derrate alimentari. Nel XII secolo Ibn-al’Awwam descrive nel suo libro sull’agricoltura le complesse fasi relative alla coltivazione del riso in Sicilia.
Nel 1912 in Sicilia vi erano 252 ettari coltivati a riso in provincia di Siracusa e altri 275 ettari in quella di Catania. Il successivo abbandono è probabilmente dovuto a ragioni politiche ed economiche sulle quali ancora adesso non vi è uniformità di vedute. Sicuramente nel periodo dell’Unità d’Italia furono intraprese diverse misure volte a disincentivare le coltivazioni nell’isola, favorendo invece quelle di Piemonte e Lombardia.
Una delle difficoltà maggiori che è stata affrontata per la produzione del riso in Sicilia riguarda le fasi post raccolta: il cereale raccolto nell’isola, per ricevere la trasformazione minima necessaria alla sua immissione sul mercato, doveva varcare lo stretto di Messina e raggiungere Sibari (CS), ove è attiva la più vicina filiera completa, oppure il Piemonte.
Fortunatamente Nello Conti ha, senza non pochi problemi, realizzato in provincia di Catania un impianto che gli permette di sbramare, brillare e confezionare il suo prodotto, dando luogo ad uno splendido esempio di chiusura completa della filiera. Oggi possiamo affermare che il riso è finalmente tornato nella terra che lo ha accolto prima di ogni altra in Italia e finalmente possiamo gustare arancini a chilometro zero.
Sementi Indipendenti nasce nel 2013 come banchetto di divulgazione delle sementi, con Francesco, che mi aiutò ad avviare il progetto, abbiamo visitato eventi, fiere e mercati per ‘spacciare’ semi naturali da orto e divulgare informazioni sulla situazione politica internazionale legata alla monopolizzazione dei semi. Mi ha sorpreso come tutti sono attratti dai banchetti dei semi, specialmente i bambini, è come se fosse una calamita che parla alla parte ancestrale dell’umano.
Questo mi ha spinto e incoraggiato a evolvere, negli anni il progetto è diventato una banca più articolata, gruppo informale, dove chi desiderava semi naturali poteva richiederli con il buon proposito di riportarli l’anno successivo. Purtroppo non molte persone erano capaci di riprodurre semi e la banca riceveva donazioni da poche ma stabili persone. Decisi dunque di iniziare un Laboratorio di Salvaguardia delle Sementi per educare alla riproduzione di semi sani. Pochi ‘nuovi agricoltori’ hanno una tradizione contadina alle spalle, inclusa me, ed ho trovato molto utile divulgare quello che studiavo. Nel frattempo ho avviato l’orto da riproduzione in modo da poter garantire ciò che distribuivo, sempre più spesso infatti i semi che la banca riceveva ai banchetti non erano garanzia di qualità o corrispondevano a ciò che veniva garantito. Una volta capitò che dei semi di peperone erano in realtà una melanzana giallo limone!!!
Nel 2016 Manuela e Serena mi coinvolsero nel progetto SemiNativi. Le colleghe avevano scritto e vinto un bando regionale per creare la filiera di riproduzione di sementi antiche da orto, dove per antiche si intende con ben 50 anni di riproduzione sul suolo siciliano. Nell’anno successivo le nostre forze si sono concentrate nel fondare l’associazione, nell’organizzazione di incontri su scala regionale, sia nelle università che nelle piazze, nella creazione di un corso per formare 7 giovani agricoltori alla riproduzione, nel recupero di varietà antiche nella regione e nella creazione di materiale didattico relativo alla salvaguardia dei semi. L’interesse sulle sementi da orto è cresciuto a dismisura in Sicilia dove, fino ad allora, si parlava principalmente di grani e legumi. Nel 2018 lanciamo ScambiaSemi, il primo evento regionale di scambio delle sementi, tenutosi alla A’Fera Bio di Catania.
Intanto fioccavano articoli, interviste, interventi in radio, corsi e banchetti.
Nel 2019 inizio a costruire casa con Aronne, partner e compagno. Nasce l’hub La Casa di Canapa Bioedilizia in Sicilia, che racchiude in sè molte realtà tra cui, nello scantinato un’intera stanza con pareti in legno e terra cruda per ospitare la banca dei semi. Lo scorso anno abbiamo invece avviato gli orti dove, lentamente si sta riattivando la riproduzione.
Insomma, per me i semi sono una passione che rasenta la mania! Incontro sempre più gente che comprende l’importanza delle sementi stesse e del loro libero scambio, questo mi trasmette energia e voglia di continuare. Seminiamo, seminiamo, seminiamo!
Il ‘Fagiolo magico’ nasce nel 2012 come azienda agricola individuale per consentire di gestire con più riconoscibilità e legalità la ricerca intrapresa da Alice e Jacopo, due architetti che dieci anni prima (2002) scapparono dalla città. Acquistano nel 2008 un casolare e un ettaro di terreno in una piccola frazione di epoca Longobarda, Fraino, di 5 casolari nel comune di Asso (Co), abbandonato dagli anni ’40. E’ immerso nei boschi del Triangolo del Lago di Como a 600 m di altezza e raggiungibile solo a piedi o con specifici mezzi 4×4. Luogo ideale per riprodurre semi in purezza varietale, lontano da altre coltivazioni convenzionali e qualsiasi tipo di inquinamento. I terreni coltivati sono di anno in anno ripuliti dall’incolto (principalmente rovi, frassini, noci, noccioli e cornus). Per ora si coltivano 2000 mq, ma il terreno seminativo pertinente è di 6000 mq e 4000 mq di castagneto.
L’idea del progetto di una ‘casa dei semi’ è nata grazie alla collaborazione con l’associazione Civiltà Contadina, avviata nel 2003, e successivamente proseguita con l’aiuto di Rete Semi Rurali: seguendo progetti europei abbiamo potuto avere l’esempio di molte realtà attive europee (come ArcheNoah in Austria, Kokopelli in Francia, GardenOrganic a Londra ProSpecieRara in Svizzera). L’azienda si compone di alcuni fabbricati rurali, in parte adibiti a due abitazioni, ed in parte a locali di servizio delle attività agricole, questi restaurati recentemente richiedono ancora alcune opere di completamento che verranno realizzate in funzione delle attività in corso di attuazione tramite questo progetto. La parte abitativa (due appartamenti), il laboratorio di smielatura, il ricovero attrezzi e macchine agricole, lo studio/aula corsi, sono di 400 m. Il restauro è stato gestito in autocostruzione dove possibile, con tecniche, talvolta anche sperimentali, di bioedilizia (terra cruda, calce, legno e paglia).
Le finalità del progetto vogliono essere il consolidamento e l’ampliamento di attività già intraprese da anni.
La Casa dei Semi Il Fagiolo Magico ha come obiettivo diventare un piccolo centro di ricerca per le varietà orticole e utili all’uomo, non un’attività produttiva: fare sperimentazioni e custodire un archivio di ‘semente di partenza’ che possano poi servire alle aziende agricole. Le varietà di cui si occupa sono sicuramente biodiverse e andrebbero studiate, affinché riescano ad arrivare nelle case di tutti, non sarà quindi un negozio di semi. Sarà un luogo dove far convergere tutto ciò che ruota intorno alle varietà antiche o insolite adatte al nord Italia o a luoghi di media montagna: cultura sulla biodiversità e iniziative ad essa legate, didattiche e pratiche, legate al recupero delle antiche tradizioni agricole. Vuole diventare un riferimento per diverse iniziative culturali e progettuali connesse all’ecologia del vivere (gli edifici sono interamente restaurati in bioedilizia – terra/paglia/calce/legno – e alla sovranità alimentare, si cerca di mangiare quello che si coltiva e/o si trova spontaneo nel bosco.
Manuale tecnico per il riconoscimento delle varietà locali dei frumenti siciliani
Un Manuale tecnico per il riconoscimento delle varietà locali dei frumenti siciliani. Il testo è un prezioso strumento per conoscere la biodiversità del frumento in Sicilia. La Stazione Sperimentale di Granicoltura di Caltagirone è stata da sempre impegnata nel paziente lavoro di recupero, mantenimento, caratterizzazione, distribuzione e valorizzazione di popolazioni locali di frumento duro e tenero. Il manuale vuole essere un aggiornamento, con una visione attuale e prospettica, del volumetto I frumenti siciliani — patrimonio da mantenere e valorizzare, edito nel 2004 dalla Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia, redatto in occasione della riedizione anastatica dell’opera I frumenti siciliani del 1942, a cura del Prof. Ugo De Cillis.
di Gianfranco Venora e Sebastiano Blangiforti, Le Fate, Ragusa 2016, € 20
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