Il punto di vista dei Seed Savers

Il punto di vista dei Seed Savers

Arche Noah: una nuova legislazione sulle sementi deve sostenere la conservazione

Una nuova legislazione sulle sementi deve sostenere la conservazione, l’uso sostenibile e la gestione dinamica dell’agrobiodiversità come patrimonio socio-culturale, base della sicurezza alimentare e fondamento della necessaria transizione verso un’agricoltura sostenibile e resiliente.

Piuttosto che sostenere e deregolamentare l’uso di nuove tecniche di ingegneria genetica, che comportano alti rischi per la salute e l’ambiente e quindi devono essere regolamentate dalla direttiva OGM, il settore ha bisogno di un cambiamento basato sull’agrobiodiversità e su un’ampia offerta di varietà ad impollinazione libera per porre le basi di una produzione alimentare sostenibile.

Il campo di applicazione della legislazione dovrebbe limitare la commercializzazione delle sementi alle attività commerciali rivolte agli utenti professionali. L’attuale legislazione ha un impatto negativo sul settore degli hobbisti, che hanno diversi incentivi, motivazioni e rischi rispetto agli operatori commerciali. La vendita di varietà amatoriali non dovrebbe essere regolamentata, in modo che essi possano svolgere il loro ruolo cruciale nella conservazione della diversità.
Le reti di conservazione delle sementi sono entità formali o informali che scambiano e commercializzano le varietà in quantità limitate senza scopo di lucro per conservare la diversità. Queste reti sono importanti e il loro lavoro non dovrebbe essere limitato ma essere fuori dal campo di applicazione della legislazione. Non ci dovrebbe essere alcuna registrazione obbligatoria per queste reti e per i singoli attori.

APPROFONDIMENTO
Entra nei link per guardare il 3° webinar della serie Seed Policy Dialogues di ECLLD!

Nell’incontro vengono spiegati i punti principali dello studio della Commissione
europea sulla riforma, e condiviso il punto di vista di Arche Noah e altri attori
per l’agrobiodiversità. Con l’avv. essa Fulya Batur. link


La vendita e lo scambio di varietà non registrate allo scopo di conservazione dovrebbero essere fuori dal campo di applicazione della legislazione. I sistemi sementieri informali devono essere fuori dal campo di applicazione della normativa o regolati da un quadro ad hoc che garantisca il diritto alle sementi nell’ambito dell’UNDROP (Dichiarazione delle Nazioni Unite per i Diritti dei Contadini e di altre Persone che lavorano nelle Aree Rurali).

LE QUATTRO OPZIONI – I 4 scenari di intervento legislativo.
Il testo si può consultare visitando: ec.europa.eu

Le regole per le varietà amatoriali e da conservazione devono essere sostituite da un nuovo regime derogatorio uniforme per le “varietà della diversità” che si applicherebbe a tutte le specie. La registrazione di queste varietà dovrebbe essere basata solo su una descrizione della varietà e deve essere gratuita o almeno sostanzialmente meno costosa della registrazione delle varietà commerciali. Non ci dovrebbero essere test di iscrizione (DUS/VAU) e nessuna certificazione obbligatoria dei lotti di sementi. Non ci dovrebbero essere limiti di produzione per la commercializzazione e il necessario adattamento al cambiamento delle condizioni climatiche non lascia dubbi sul fatto che non ci dovrebbero essere più restrizioni per la produzione e la commercializzazione in specifiche regioni d’origine. Questo regime non dovrebbe basarsi solo sul rischio di erosione genetica, ma includere anche varietà e popolazioni che rispondono a esigenze diverse da quelle del settore della produzione industriale. Solo l’opzione 2 del documento della Commissione fornisce una base per incorporare tutte le preoccupazioni di sostenibilità. Tutte le altre opzioni sono inaccettabili in quanto si basano su norme industriali che non proteggono l’agrobiodiversità. Per non perdere l’occasione di fermare e invertire la perdita di agrobiodiversità in corso, chiediamo alla Commissione europea di costruire le basi per un’agricoltura veramente sostenibile e resiliente.

Civiltà Contadina

Civiltà Contadina

Obiettivi dell’associazione

Volontari attivi nella ricerca, conservazione e riproduzione di piante alimentari provenienti da varietà locali, antiche e a libera impollinazione, con l’obiettivo di arginare l’erosione genetica e culturale ad essa legata e scambiarle tra soci.

Principali attività

Custodi di semi di varietà antica di ortaggi, aromatiche, officinali e cereali. Scambiamo semi tra i soci e divulghiamo buone pratiche di agroecologia, riproduzione di semi e salvaguardia di antiche varietà di alberi da frutto.

Collaborazioni

Nessuna

Fonti di finanziamento

Quote sociali e donazioni.

Nelle Case delle sementi si tutela la biodiversità agricola

Nelle Case delle sementi si tutela la biodiversità agricola

Conservano i semi e li distribuiscono alle comunità: sono un presidio collettivo di innovazione locale oltre il mercato. Seconda parte

di Riccardo Bocci – Tratto da Altreconomia 227 – Giugno 2020

Se aveste necessità di cercare varietà di piante particolari non disponibili sul mercato delle sementi, come abbiamo visto nella rubrica scorsa, ecco che finireste per imbattervi in quelle che definiamo Case delle sementi. Iniziative collettive di conservazione, stoccaggio e redistribuzione delle sementi con l’obiettivo di rendere accessibile la biodiversità agricola, supplendo così al fallimento del meccanismo basato sul mercato. Le radici di questi processi sono duplici. Da un lato sono profondamente legate ai Paesi del Sud del mondo e alle pratiche di sviluppo agricolo alternative attuate e sostenute da diverse organizzazioni non governative. Ricordiamo in particolare l’Etiopia, dove nel 1989 le community seed banks sono diventate uno strumento per ricostruire i sistemi sementieri locali dopo la carestia. Dall’altro, le radici si possono ritrovare nei movimenti di seed savers nati nei Paesi industrializzati in cui la società civile si organizza per conservare e diffondere la diversità che sta scomparendo dai sistemi agricoli moderni. Nel 1975 nasce la prima associazione negli Stati Uniti e nel 1986 viene creata l’Australian Seed Savers da Michel e Jude Fanton: si tratta in questi casi di nuove comunità di pratiche tra persone distanti anche centinaia di chilometri.

Oggi esperienze di questo tipo vanno dalle sementi mantenute a livello locale da comunità rurali, alle collezioni gestite attraverso associazioni come Rete Semi Rurali o Seed Vicious in Italia, Pro Specie Rara in Svizzera e Arche Noah in Austria. Se allarghiamo lo sguardo a tutta l’Europa scopriamo che esistono circa 80 iniziative mappate come Case delle sementi (communityseedbanks.org), a testimonianza di un interesse crescente per l’agrobiodiversità. Nella maggior parte dei casi queste realtà prevedono una vera e propria “casa” fisica dove la semente è conservata e da cui è distribuita ai membri della comunità.

In altri casi non esiste un vero e proprio centro operativo ma lo sforzo di conservazione è diffuso in orti, giardini e campi dei singoli membri della comunità. Benché con differenze anche notevoli da caso a caso, l’organizzazione di una Casa delle sementi segue alcuni passaggi comuni. Le operazioni di routine comprendono la tenuta di un registro di entrata-uscita, la pulizia e il monitoraggio dello stato di salute del seme. I sistemi di stoccaggio sono i più vari, secondo la coltura, il clima, le tradizioni locali e le disponibilità tecnologiche ed economiche: il controllo di temperatura e umidità può essere garantito dalla coibentazione naturale, da semplici ventilatori o da deumidificatori. Il seme può essere conservato in vasi di terracotta o barattoli di vetro, a volte trattato con conservanti tradizionali come peperoncino, cenere o polveri a base di rame. La distribuzione delle sementi segue le regole determinate dalle strutture sociali che le gestiscono.

Nel tempo le Case delle sementi stanno diventando anche attori importanti per pratiche di educazione, formazione e ricerca: non più luoghi solo di conservazione ma di produzione di conoscenza e innovazione a livello locale. La natura locale, collettiva e spesso “informale” delle Case delle sementi le colloca in un territorio di nessuno, esterno al mercato e non assimilabile alle strutture pubbliche di conservazione delle sementi ex situ. Un territorio che le politiche pubbliche, purtroppo, ancora non hanno cominciato ad esplorare.

credits ALTRECONOMIA

https://altreconomia.it