Resilienza Collettiva

Resilienza Collettiva

di Claudio Pozzi – Coordinatore Rete Semi Rurali

Questo numero inaugura una nuova veste editoriale e grafica del Notiziario, all’interno di una rivisitazione complessiva dell’immagine con cui RSR si presenta e comunica. Non è stata una scelta di puro make-up, bensì un investimento verso una maggiore capacità di divulgazione dei contenuti legati alle attività della Rete. Da aprile 2021 abbiamo anche il nuovo sito di RSR, contenitore di tutto il materiale prodotto in questi anni, che presenterà i principali articoli pubblicati sui Notiziari in una sezione dedicata in modo da renderli più facilmente fruibili e, in alcuni casi, in una versione più lunga rispetto allo spazio del cartaceo.

Proprio in questa direzione va anche un’altra bella novità: la nuova collaborazione con la rivista Terra Nuova. Le 2000 copie che normalmente vengono distribuite ai soci e ai partecipanti agli eventi di RSR verranno infatti affiancate da quelle che i lettori di Terra Nuova troveranno come inserto del numero di maggio: a partire poi dal numero di luglio, la rivista ospiterà anche una rubrica bimestrale curata dalla Rete.

Le nostre attività, grazie alla diffusione che Terra Nuova ha presso un pubblico attento ai vasti temi della transizione agroecologica, saranno quindi conosciute da un numero sempre maggiore di persone. Un ulteriore stimolo a lavorare sul linguaggio per renderlo più accessibile ai non addetti ai lavori, senza banalizzarlo. È una sfida che raccogliamo volentieri e non potevamo trovare tema più adatto di quello a cui è dedicato questo numero del Notiziario. Le Case delle Sementi sono, infatti, la più alta espressione della gestione collettiva e democratica di un bene che è centrale nella qualità della vita di noi tutti. Per fortuna il tema della biodiversità, naturale o coltivata che sia, sta acquisendo sempre maggiore centralità nella comunicazione, in particolar modo in questi sfortunati tempi di pandemia. Il rischio, come spesso accade, è che il termine venga usato a sproposito e si svuoti di senso o che, ancor peggio, acquisisca significati distorti.

Le Case delle Sementi sono appunto luoghi dedicati alla salvaguardia e gestione della biodiversità coltivata, ma sono contemporaneamente luoghi di costruzione di senso comune, di condivisione e riappropriazione di conoscenze e competenze, altrettanto importanti, della semente stessa. Lo scambio di semi è base essenziale per lo sviluppo di sistemi sementieri informali: è una pratica che richiede attenzione continua e consapevolezza. Insieme ai semi è essenziale che circolino informazioni e conoscenze sulle origini e sulle pratiche colturali e culinarie od officinali e artigianali a essi legate, senza sottovalutare malattie, virosi o problemi di germinazione. È per questo che il moltiplicarsi delle Case delle Sementi può fare la differenza nell’individuare una modalità di garanzia della qualità delle sementi, sulla quale, crediamo, si gioca la capacità di fare dello scambio delle sementi la base da cui evolvono e si affermano sistemi sementieri informali a livello locale. Le comunità di pratiche possono trovare linfa nei quartieri in cui hanno sempre maggiore spazio orti sociali e scolastici, o nelle comunità rurali che ritrovano il senso dell’agire collettivo nel rivisitare con attitudini contemporanee le migliori tradizioni del territorio che le ospita, per esserne a sua volta custodito.

Il Consorzio della Quarantina

Il Consorzio della Quarantina

Una collezione unica nella montagna genovese

di Fabrizio Bottari

Il Consorzio della Quarantina – associazione per la terra e la cultura rurale, attivo da oltre vent’anni nell’attività di recupero, tutela e valorizzazione delle patate tradizionali della montagna genovese – sta realizzando una serie di interventi a Villa Rocca di Rezzoaglio (GE), in alta val d’Aveto. Una volta completati, è prevista l’apertura di un Centro di Documentazione e Ricerca sull’Agricoltura di Montagna, nell’ambito del quale saranno accolte diverse iniziative, tra cui una Casa dei Semi comunitaria. I lavori alla struttura sono terminati, ma per diventare operativa occorre attendere il completamento del restauro dell’edificio principale a cui la Casa dei Semi è annessa. Ospiterà il materiale propagativo della collezione di patate del Consorzio, costituita da 500 varietà tradizionali o di antica selezione originarie dei cinque continenti e da 100 specie differenti di patate selvatiche, ma metterà anche a disposizione di agricoltori e coltivatori non professionali una serie di varietà locali di altre piante, come ad esempio il mais quarantino, la fagiolana quarantina, il fagiolo patanin, recuperate grazie alla rete di conoscenze che il Mandillo dei Semi, la festa del libero scambio organizzata ogni anno dall’associazione, nel tempo ha saputo costruire.

Tutte le varietà saranno annualmente riprodotte in campo ed è questa la principale differenza tra una Casa dei Semi e una Banca del germoplasma, dove prevale la conservazione del materiale a lungo termine a basse temperature. Le piante sono coltivate nei terreni incolti recuperati attraverso l’accordo tra il Consorzio e la comunità locale, denominato Terre a Colori, dando vita a un percorso della biodiversità agricola della montagna genovese.

www.quarantina.it

La Biblioteca del Grano a Caselle in Pittari

La Biblioteca del Grano a Caselle in Pittari

di Antonio Pellegrino – Coop. soc. Terra di Resilienza

La biblioteca del grano è un salvadanaio, un investimento sulla memoria e sul futuro

La biblioteca del grano è un campo sperimentale nel quale dal 2008, coltiviamo in piccole parcelle, diverse varietà di grano. Al suo interno, vengono riprodotte annualmente, molte varietà e popolazioni locali, varietà di altri territori, grani moderni e miscugli.

Abbiamo interpretato la terra, come le teche di una biblioteca entro cui organizzare e catalogare i saperi che in questo caso sono i semi. Per questo a noi piace dire che il miglior modo di conservare un seme è seminarlo. Un po’ come i saperi, la cultura, da diffondere. A noi sembra la stessa cosa. È comunque un lavoro della vicinanza, della conoscenza diretta, della pratica indigena e forastiera, dell’incontro, della relazione. Altri e vecchi saperi, altre e vecchie speranze.


Il movimento che va dalla semina alla raccolta è la scena più intima e millenaria delle nostre civiltà. Il tempo è il movimento, il tempo è il pane. Così proviamo a capire che la diversità è un valore oltre ogni differenza, e che tutto é movimento, anche la genetica dell’antico grano, anche la ruralità, anche i nostri paesi imbalsamati col cemento e con le piramidi alimentari, i paesi dello spopolamento e dello spaesamento. La biblioteca del grano è un salvadanaio, un investimento sulla memoria e sul futuro, il movimento delle radici e della chioma, il vento, il sole, la pioggia, la voce. Il grano, così ritorna linguaggio con cui codificare il cibo, ritorna con la sua componente politica, sacrale, popolare. Viene dal passato e va verso il futuro.

È un ricongiungimento spazio temporale, e il giorno che mangeremo tutti i giorni il nostro grano, gli asili li faremo nei campi, e il pane ci indicherà ancora la via per un’umanità ecologica e di prossimità. La nostra biblioteca del grano è anche una poetica, una poetica pratica, e forse anche una nostalgica e futuribile voglia di ethos. Il varco nella storia lo aprono gli uomini talvolta, e senza movimento non c’è storia. Per questo la biblioteca è innanzitutto un processo culturale nel quale fondere sapere pratico e scienza, esperienza popolare e tecnologia, una ricerca costante non solo della molecola che ci aprirà gli occhi, ma anche dei legami necessari per animare le campagne e le comunità.

Arriva intanto la primavera, e noi che lo abbiamo seminato aspettiamo la condanna, per capire cosa porteremo casa. Arriverà San Pietro, virdi o siccatu mieti, e l’atto di speranza della semina si compirà. Mangeremo comunque pane, mangeremo terra, la nostra terra, mangeremo il sole, la memoria, mangeremo di buon appetito. Ci aiuterà a stare meglio. Ci aiuterà a far germinare un nuovo germoglio, un nuovo seme per le nostre umanità.

www.paliodelgrano.it/palio/biblioteca-del-grano

Al centro i semi e chi li coltiva

Al centro i semi e chi li coltiva

Luoghi reali e virtuali per le sementi contadine

di Luca Ferrero – responsabile area sementi ASCI

Dare valore all’agricoltura contadina per ASCI è sempre stata una questione di visioni ma soprattutto di pratiche. Pratiche quotidiane, collettive, dentro le nostre aziende agricole, dentro la compagine associativa, con chi la sostiene dall’esterno, dentro fiere e mercati, nella direzione del riconoscimento del valore delle ruralità e della biodiversità. Nella storia ormai venticinquennale di ASCI, è un punto fermo che l’autoproduzione dei semi, lo scambio e la loro gestione collettiva siano pilastri delle attività che portiamo avanti con convinzione, con piacere e con la consapevolezza del valore socio-economico del diritto dei contadini di poter liberamente disporre dei semi.

Il nostro approccio molto critico al sistema dell’agroindustria e in particolare delle multinazionali sementiere ci ha indotto fin dal 2000 a dedicare un luogo specifico nell’Oltremercato torinese, nel mese di gennaio, per lo scambio semi tra noi contadini del biologico, con qualche benvenuta incursione di amici, sostenitori e consumatori. Dal 2011 questa consuetudine viene trasferita, la prima domenica di febbraio, presso la bella Cascina Roccafranca in Torino. Si parte con la prima edizione di Una Babele di Semi, giornata di scambio di semi e di saperi, all’insegna dell’economia del dono. Qui la faccenda diventa decisamente interessante: Senza Mercanti Senza Denari Senza Supermercati. Grazie alla polifunzionalità degli spazi assieme alla ben partecipata fiera dello scambio dei semi con banchetti, contadini, curiosi, colori e frastuoni tipici dei mercati, si affiancano laboratori di pratiche rurali a quelli culinari, il dibattito mattutino a tema allo spazio bimbi. Una festa, come nelle migliori tradizioni contadine. Insomma un luogo di riferimento per quel giorno all’anno per tanti di noi e anche tanti amici che ci vengono a trovare da ben distante. Al centro, sempre chi coltiva la biodiversità agricola con le sue tecniche.

Proprio su queste ci siamo concentrati negli ultimi anni per migliorarne la gestione collettiva: qualità del materiale (progetto Community seeds, clean seeds!); campagna di sensibilizzazione e organizzazione sulla tracciabilità dei semi (Lasciamo La Traccia). E poi ovviamente i semi, come bene comune. Semi dalle terre del Piemonte ma non solo, dalle regioni limitrofe, anche transalpine, oppure da più lontano. In tanti, in questi anni, ci hanno onorato della loro vivace partecipazione.

L’anno pandemico ci ha fatto rinunciare alle Campagne collettive di semina dei Grani Antichi e delle ortive all’interno di Seminiamoli, un evento annuale di riferimento. Un momento troppo importante come luogo di incrocio per rinunciarvi, e quindi declinato nell’edizione 2021 in un luogo virtuale, sui binari della rete informatica: tutta altra storia naturalmente, tutti altri sapori e rumori. Una Babele di Semi 2021 (online 7 febbraio) è stata un momento di dibattito sull’agricoltura contadina e la ricerca scientifica, con l’obiettivo di superare le barriere geografiche e temporali e costruire un confronto a livello europeo con uno sguardo fino alla Cina, grazie alla partecipazione di Fabrizio Bottari, Cyrille Pacteau, Salvatore Ceccarelli, Maria Carrascosa, Germana Fratello, J.D. van Der Ploeg.

Insomma in questi anni crediamo di aver piazzato e rafforzato le pedine che si muovono nella partita della gestione collettiva dei semi: materiale vegetale, coltivatori, conoscenze, relazioni, attrezzi. Il luogo reale è la terra dove portiamo avanti le pratiche. Tangibile. Imprescindibile. Ci manca ancora un luogo di supporto esterno, reale e stabile che ci permetta di ottimizzare la logistica, favorire le relazioni: una casa delle sementi. Chissà? Forse un giorno!

Info: sitoasci.wixsite.com/asci

Tradizione e innovazione sociale

Tradizione e innovazione sociale

di Giandomenico Cortiana – A.Ve.Pro.Bi

Le conoscenze e le pratiche legate alla riproduzione, moltiplicazione e conservazione delle sementi rischiano di andare perdute: storia di un progetto di recupero e sperimentazione

In Veneto la sensibilità e l’impegno rivolti al recupero e allo sviluppo di filiere a sostegno della biodiversità coltivata non sono una novità: l’Istituto di Genetica e Sperimentazione Agraria N. Strampelli di Lonigo (VI) fino a pochi anni fa ha reso disponibili molte delle sementi conservate nella sua banca, trasferendole regolarmente agli agricoltori che le volevano moltiplicare e coltivare. Il Consorzio di Tutela del Mais Marano, l’Associazione Conservatori Mais Bianco Perla, il Consorzio di Tutela del Mais Sponcio, CRESCENT (Filiera Corta Bio dei Cereali Antichi), pionieri del biologico come Guido Fidora, costituiscono l’esempio di una realtà viva e dinamica nata e cresciuta anche grazie al supporto tecnico e ad una efficace relazione con un istituto pubblico. Altri agricoltori e altre associazioni sono riusciti a recuperare materiale nei loro territori, importantissimo è il lavoro svolto per esempio nel bellunese dall’associazione Coltivare Condividendo.

Mais popolazione Cortiana, raccolto 2020

Purtroppo accade ora che molte delle istituzioni pubbliche preposte alla conservazione e moltiplicazione delle sementi non siano più ritenute dal mondo politico strategiche, tanto da considerare inutile il loro ruolo. L’Istituto Strampelli di Lonigo rientra in questa categoria, tanto che nel giro di pochissimo tempo non concede più sementi ad alcuno e le sue attività vengono ridotte al lumicino. Molti giovani che hanno capito l’importanza delle sementi locali e della biodiversità agraria hanno sempre più difficoltà a recuperare le sementi necessarie, oltretutto le conoscenze e le pratiche legate a riproduzione, moltiplicazione e conservazione delle sementi, non essendo più state tramandate e non rientrando più nel bagaglio culturale di chi fa agricoltura, rischiano di andare perse.

Questa realtà ha costituito la base di partenza del progetto CONSEMI, che esprime un percorso che ha un forte valore di innovazione sociale oltre che tecnico. Il progetto è iniziato nel 2019 ed è stato finanziato dal PSR della Regione Veneto. La prima necessità è stata quella di costituire una Casa delle Sementi con lo scopo di recuperare il patrimonio genetico locale mantenuto in vita da agricoltori e appassionati, dagli ormai pochi istituti pubblici e da realtà come la Casa dell’Agrobiodiversità di Rete Semi Rurali a Scandicci, avviare corsi di studio e formazione e favorire lo sviluppo di nuove filiere locali dedicate alla valorizzazione anche dal punto di vista economico di questo enorme patrimonio di biodiversità coltivata.

Incontro progetto CONSEMI – ottobre 2020

La Casa delle Sementi del Veneto ha trovato sede a Isola Vicentina ed è al suo secondo anno di attività. Oltre al lavoro di recupero si è iniziato a sperimentare alcuni miscugli e popolazioni di grano tenero e di mais. La partecipazione e l’impegno di piccole e medie aziende agricole sono considerevoli ed essenziali in tutte le fasi del progetto, che inizia e prospetta i suoi orizzonti in funzione delle loro aspettative. Questo fa assumere alla Casa delle Sementi un ruolo sempre più sociale e di aggregazione attorno ad un progetto condiviso: infatti tutto il lavoro di moltiplicazione in campo è svolto in collaborazione con un gruppo di agricoltori sparsi in tutto il territorio Veneto e con l’Istituto Tecnico Agrario di Bovolino, le decisioni e le scelte vengono condivise così come i risultati.

In tutto questo processo la formazione costituisce una delle attività strategiche: si tratta di un valore che permane nel tempo e apre a sviluppi innovativi. Il progetto CONSEMI terminerà ufficialmente nel 2022: per noi i tre anni di impegno svolto nell’ambito del progetto PSR rappresentano l’inizio di un percorso che dovrà trovare nel tempo una propria sostenibilità economica.

Parcelle sperimentali progetto CONSEMI – marzo 2021

Quest’anno le nostre attenzioni sono rivolte allo studio e alla possibilità di dar vita ad una piccola ditta sementiera e al rafforzamento delle filiere, viste come strumento capace di implementare un sistema economico che dia valore alle produzioni locali come espressione della sostenibilità ecologica e della biodiversità. La rete di agricoltori e trasformatori, con i quali abbiamo già fatto incontri di dialogo e confronto (filigrane, popolazioni mais ecc..) costituisce una base di partenza per affrontare in maniera concreta il tema delle filiere, viste  come strumento capace di implementare un sistema economico che dia valore alle produzioni locali come espressione della sostenibilità ecologica e della biodiversità. Il nostro territorio vuoi per la frammentazione dovuta all’eccessivo sviluppo urbanistico che ha limitato la crescita di molte aziende agricole, ma per lo stesso motivo vuoi per la vicinanza dei canali distributivi, si presta allo sviluppo di filiere locali dove il rapporto con il consumatore può avvenire in forma diretta ed essere fidelizzato con più facilità, per questo riteniamo che il progetto dovrà essere condiviso con le reti gas e con associazioni di consumatori.

Visita campo seme mais Marano – Monte di Malo (VI) – ottobre 2020