Pubblicate le proposte europee su legislazione sementiera e nuovi OGM

Pubblicate le proposte europee su legislazione sementiera e nuovi OGM

Il 5 luglio, la Commissione Europea ha presentato le tanto attese proposte legislative sulla riforma sementiera, e sulla (de)regolamentazione dei nuovi OGM.

Per quanto riguarda la riforma sementiera, la proposta allarga il campo di applicazione (più specie oggetto della legislazione) e specifica nel dettaglio lo spazio di manovra di diverse categorie di attori (privati, agricoltori, reti di sementi e banche del germoplasma). Restano in piedi i due pilastri della registrazione varietale (con dei test aggiuntivi) e la certificazione delle sementi mentre vengono estese le deroghe per le varietà da conservazione ed il materiale eterogeneo. Sui nuovi OGM, come ci si aspettava, la proposta li esclude dal processo di valutazione dei rischi, e dall’obbligo di tracciabilità e di etichettatura. Sebbene si vieti esplicitamente l’uso dei nuovi OGM in agricoltura biologica, la proposta non fa menzione di eventuali provvedimenti da mettere in atto per garantire la coesistenza tra l’agricoltura convenzionale e un’agricoltura biologica libera da qualsiasi tipo di OGM.

Le due proposte le puoi trovare qui:

LINK SEMENTI https://food.ec.europa.eu/system/files/2023-07/prm_leg_future_reg_prm.pdf

LINK NGT https://food.ec.europa.eu/system/files/2023-07/gmo_biotech_ngt_proposal.pdf


Con la pubblicazione delle proposte, si apre la fase di negoziazione per arrivare, entro la primavera del 2024, alle versioni definitive. L’attivo coinvolgimento del mondo del biologico e delle organizzazioni impegnate nella gestione dinamica dell’agrobiodiversità sarà fondamentale per arginare gli impatti negativi delle proposte e costruire alternative più sostenibili per l’agricoltura europea.

Le sementi del futuro, tra diversità e nuovi Ogm

Le sementi del futuro, tra diversità e nuovi Ogm

Al via a Bruxelles i negoziati su commercializzazione dei semi e gestione delle tecniche di miglioramento genetico. Quali sono i rischi di questo percorso

di Riccardo Bocci – Tratto da Altreconomia 257 – Marzo 2023

Il 7 giugno 2023 è un giorno chiave per il futuro dell’agricoltura europea. La Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea (Dg Sante) pubblicherà infatti le sue proposte legislative su commercializzazione delle sementi e dei materiali di propagazione vegetali, e gestione delle nuove tecniche di miglioramento genetico: i cosiddetti nuovi Ogm. A questo punto prenderà il via il negoziato nel Trilogo (Parlamento, Consiglio e Commissione europei), che si concluderà nella primavera 2024, prima delle elezioni.

Per capire l’indirizzo della Commissione e far sentire alcune voci fuori dal coro, l’organizzazione austriaca Arche Noah ha organizzato lo scorso 8 febbraio una tavola rotonda a Bruxelles, con la partecipazione di diversi membri del coordinamento europeo Liberiamo la diversità tra cui l’associazione estone Maadjas, la lussemburghese Seeds, noi di Rete Semi Rurali, dell’organizzazione europea “ombrello” per il biologico Ifoam Eu, della rete di agricoltori Arc2020 e della Dg Sante.

Il primo elemento emerso è lo spettro del fallimento, o meglio la paura della Commissione di andare a sbattere contro un muro come successo dieci anni fa, quando la proposta fu bocciata dal Parlamento. Per questo motivo la Dg ha ricordato il lungo lavoro di ascolto di tutti gli attori e la necessità di produrre un testo che possa trovare un ampio consenso. In effetti, il peggior risultato sarebbe chiudere questa fase con un’altra bocciatura e mantenere la legislazione attuale per altri dieci anni.

È quindi essenziale che la società civile arrivi con una posizione comune, che possa rappresentare sia il variegato mondo della diversità agricola, sia quello del biologico, portatore al suo interno anche delle richieste delle ditte sementiere bio. Non sarà facile, perché bisogna bilanciare le richieste di hobbisti e amatori con quelle degli agricoltori professionali. La Commissione ha posto sul tavolo le novità su cui intende lavorare: ampliare lo spazio delle varietà da conservazione alle nuove diversificate frutto di miglioramento genetico partecipativo, togliendo restrizioni geografiche e quantitative. E permettere l’uso del materiale eterogeneo biologico anche agli agricoltori convenzionali.

Il 7 giugno è il giorno in cui è prevista la presentazione delle proposte legislative su commercializzazione delle sementi e gestione dei nuovi Ogm da parte della Commissione europea

Un tema ancora non chiarito riguarda lo scambio delle sementi. Se, infatti, sembra facile poter escludere le attività di circolazione tra seed saver o amatori, più difficile è individuare i paletti per gli agricoltori, che sono considerati operatori professionali e non hobbisti. Su questo punto i prossimi due mesi saranno essenziali per fornire idee e proposte alla Commissione. Nella tavola rotonda si è anche affrontato l’argomento della valutazione del Valore agricolo e tecnologico (Vat) delle varietà prima della loro iscrizione. Fino a oggi questo passaggio ha limitato la possibilità di iscrivere varietà prodotte specificamente per il biologico, perché le prove varietali vengono effettuate in campi convenzionali dove queste varietà non riescono a esprimere il loro potenziale. In Europa solo un paio di Paesi sono in grado di fare le prove in ambienti biologici e l’Italia non è tra questi.

La Commissione ha ribadito che alcuni attori, tra cui la rappresentanza a Bruxelles dei sindacati agricoli, non vogliono sentir parlare di Vat opzionale e, addirittura, vorrebbero estendere queste prove anche alle ortive, che oggi sono esenti. Insomma, la partita è ancora da giocare e il rischio maggiore è che il negoziato sui pacchetti venga giocato sullo stesso tavolo con uno schema del tipo: volete nuove aperture sulla legislazione? Bene, allora dovrete accettare in cambio la deregolamentazione dei nuovi Ogm.

CREDITS ALTRECONOMIA

www.altreconomia.it

La Commissione UE ha fatto un primo passo verso la deregolamentazione della ricerca ed uso dei vegetali derivanti dalle Nuove Tecniche di ingegneria genetica (NBT) -URGENTE

La Commissione UE ha fatto un primo passo verso la deregolamentazione della ricerca ed uso dei vegetali derivanti dalle Nuove Tecniche di ingegneria genetica (NBT) -URGENTE

La Commissione UE ha fatto un primo passo verso la deregolamentazione ricerca ed uso delle piante derivanti dalle Nuove Tecniche di ingegneria genetica (NBT) o Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA)

Alla fine di settembre, l’Health Branch della Commissione europea ha pubblicato un primo rapporto su come e perché le nuove piante NBT dovrebbero essere escluse dalle regole dell’UE per gli OGM. Questa proposta rispecchia in gran parte la lista dei desideri del settore biotech.

La Commissione UE ripete infatti affermazioni non dimostrate come il fatto che i nuovi OGM contribuirebbero a ridurre le emissioni di gas serra o a ridurre l’uso di pesticidi, tesi promosse dalle corporazioni biotech come Bayer e Corteva. In realtà, una deregolamentazione del settore significherebbe che gli agricoltori, i produttori di cibo, i trasformatori e i consumatori non possono più rifiutare i prodotti NBT e optare per scelte senza OGM, e che i produttori di sementi NBT/GM non avrebbero alcuna responsabilità per eventuali danni causati dai loro prodotti.

L’invito è di diffondere questa campagna presso i vostri associati e rispondere direttamente alla Commissione prima del 22 ottobre per manifestare la vostra opposizione a questo approccio:



Qui ci sono alcune piattaforme che rendono facile dire alla Commissione il vostro contributo:

Corporate Europe Observatory in English

Slowfood in English, Italian and German

GMWatch in English

Demeter International in English, Spanish and German:

AbL in German

Greens/EFA in English, French, German and Italian

Se volete far sentire la vostra voce direttamente alla Commissione abbiamo tradotto il documento già redatto da Friends of the Earth che può essere personalizzato e migliorato. Il testo spedito attraverso questa pagina https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/13119-Legislazione-per-le-piante-prodotte-con-alcune-nuove-tecniche-genomiche_it

OGM/NBT: la società civile e i produttori biologici e agroecologici bocciano il parere della Commissione UE

OGM/NBT: la società civile e i produttori biologici e agroecologici bocciano il parere della Commissione UE

Riceviamo e condividiamo il comunicato stampa

OGM: la società civile e i produttori biologici e agroecologici bocciano il parere della Commissione Ue favorevole a una diversa normativa del settore.

Roma, 05.05.2021:

Le organizzazioni dei produttori biologici, dell’agricoltura contadina e della società civile esprimono profonda preoccupazione rispetto alla posizione della Commissione europea che si è espressa a favore di una regolamentazione ad hoc per le nuove tecniche di manipolazione genetica (NGT/NBT) per sottrarle alla normativa sugli OGM in essere, aggirando così la sentenza della Corte di Giustizia europea. Dando un sostanziale via libera agli OGM di nuova generazione, la Commissione annuncia la resa di fronte alle pressioni delle industrie dell’agribusiness mettendo in discussione lo stesso principio di precauzione europeo.

Si tratta di una grave minaccia per le piccole e medie produzioni locali e, in generale, per tutto il comparto delle produzioni biologiche e di qualità che caratterizzano il Made in Italy. Facendo eco alla voce delle lobby industriali, la Commissione elenca le stesse promesse non mantenute che sono state fatte vent’anni fa per promuovere gli OGM: meno pesticidi, maggiori rese, adattamento al cambiamento climatico.

Lo studio della Commissione europea sulle nuove tecniche genomiche NGT, o anche NBT, è stato pubblicato su richiesta del Consiglio e a seguito di importanti e continue pressioni lobbistiche da parte dei grandi gruppi industriali del settore. La Commissione, noncurante dei rischi e degli allarmi lanciati dalla società civile e dalle organizzazioni contadine e degli agricoltori biologici ha rilasciato il suo nulla osta a una deregolamentazione, visto che le nuove tecniche ricadono attualmente sotto la normativa degli OGM, così come stabilito dalla Corte di Giustizia Europea nel 2018. Sottrarre i prodotti OGM ottenuti con queste tecniche alla normativa in essere significa, inoltre, rimettere in discussione una etichettatura chiara, la cui rimozione potrebbe privare i consumatori del diritto di conoscere e scegliere cosa stanno acquistando. Eppure l’Unione europea è il campione della tracciabilità, potendo attualmente etichettare molti prodotti di qualità.

Chiediamo che, di fronte a questa infausta apertura, i parlamentari europei e nazionali, i governi nazionali, regionali e locali si mobilitino immediatamente per impedire l’ingresso non dichiarato e la coltivazione di organismi geneticamente modificati in Europa. Una vera transizione ecologica si ottiene offrendo supporto all’agricoltura contadina, promuovendo l’agricoltura biologica e favorendo l’agroecologia, l’economia circolare, la filiera corta e non cedendo alle pressioni delle multinazionali e delle grandi corporazioni agricole. Proprio queste infatti otterrebbero il controllo delle filiere agroalimentari grandi profitti dalla commercializzazione di varietà geneticamente modificate continuando a imporre, di fatto, i vecchi sistemi di produzione e distribuzione che hanno condotto alla crisi ambientale attuale. Inoltre, estendere i  brevetti sulle sementi, rappresenta una grave minaccia per la sovranità alimentare delle popolazioni.

Lo studio sarà discusso dai  ministri dell’Ue al Consiglio dell’agricoltura e della pesca a maggio. La Commissione discuterà anche i suoi risultati con il Parlamento europeo e con tutte le parti interessate. Nei prossimi mesi, sarà effettuata una valutazione d’impatto, compresa una consultazione pubblica, per esplorare le opzioni politiche riguardanti la regolamentazione.

Le scriventi organizzazioni: Acu, Aiab, Altragricoltura Bio, Apab, Ari, Civiltà Contadina, Coord. Zero OGM, Crocevia, Deafal, Egalité, European Consumers, Fairwatch, Federbio, Firab, Greenpeace, Isde, Legambiente, Lipu, Navdanya, Pro Natura, Slow Food, Terra!, Unaapi, Wwf, chiedono che la Commissione rispetti  il principio di precauzione, protegga  l’ambiente dai rischi legati ai nuovi OGM e apra  un dibattito pubblico basato sui fatti e su dati scientifici indipendenti e non influenzato dagli interessi delle potenti lobby dell’agricoltura industriale  (oltre il 70% degli intervistati erano preventivamente favorevoli ai prodotti NBT). Chiediamo che il Governo italiano si opponga all’introduzione di OGM di nuova generazione salvaguardando il carattere “Libero da OGM” della sua agricoltura.

C’è ancora tempo per bloccare una deriva pilotata dai grandi interessi economici finanziari del settore, che ben poco hanno a che vedere con la sostenibilità ambientale.

*Comunicato stampa per conto di: Acu, Aiab; Altragricoltura Bio; Apab; Ari, Civiltà Contadina, Coord. Zero OGM; Crocevia; Deafal; Egalité; European Consumers; Fairwatch; Federbio; Firab; Greenpeace; Isde; Legambiente; Lipu; Navdanya; Pro Natura; Slow Food; Terra!; Unaapi; Wwf.

Il ritorno degli Ogm. L’alternativa è in campo.

Il ritorno degli Ogm. L’alternativa è in campo.

Nuove tecnologie si affacciano sulla scena agricola promettendo rivoluzioni genetiche. Un film già visto. Un altro modello di ricerca e innovazione è possibile.

di Riccardo Bocci – Tratto da Altreconomia 234 – Febbraio 2021

Vi ricordate degli Ogm? Sembra un argomento datato, fuori moda, ma una nuova ondata di modernizzazione scientifica sta per travolgere il mondo agricolo. Venti anni fa la retorica degli Ogm prometteva un futuro fatto di colture transgeniche di prima generazione (le piante resistenti agli insetti e tolleranti gli erbicidi), di seconda (resistenti a stress biotici e abiotici) e di terza (produttrici di medicine e vaccini). Poi quella realtà non si è realizzata (solo la prima generazione è arrivata sul mercato) e l’agricoltura è sopravvissuta anche se solo una piccola parte dei sistemi agrari ha sposato il transgenico. Nessuno, però, si è preso la briga di confrontare le profezie con i risultati e oggi una nuova tecnologia è all’orizzonte, venduta anche questa come una rivoluzione inarrestabile e foriera di un radioso futuro per l’agricoltura.

Stiamo parlando delle nuove tecnologie di miglioramento genetico vegetale, note con l’acronimo inglese di Nbt (New plant breeding techniques). Certificato il fallimento degli Ogm classici, gli Nbt stanno entrando con forza nel panorama politico per rinverdire un logorato paradigma riduzionista e, ovviamente, risolvere i problemi mondiali dell’agricoltura. In questa narrazione la ricerca agricola è presentata come un modello lineare verso il progresso, senza spazio per strade alternative. O si scelgono le Nbt o si perde il treno della competizione globale e si chiudono le porte all’innovazione. Ma c’è un problema. La Corte di giustizia europea nel 2018 ha equiparato le Nbt agli Ogm, prevedendo lo stesso iter autorizzativo. Con un’aggravante: legare Ogm a Nbt vuol dire a livello mediatico rischiare di avere la stessa diffidenza da parte dei cittadini. Ecco allora che il mondo scientifico si sta organizzando per evitare gli errori di comunicazione del passato. Intanto un bel cambio di nome per renderle più appetibili: Tea, Tecniche di evoluzione assistita. E poi incontri e pressioni con politici e sindacati per favorirne l’accettabilità e aprire i cordoni della borsa. Non va dimenticato che lo sviluppo di queste tecnologie ha bisogno di forti investimenti in ricerca.

21 milioni di euro: la somma investita dal ministero delle Politiche agricole per sviluppare in Italia la ricerca sugli Nbt

I primi a capitolare sono stati i sindacati. Anche la Coldiretti, ferma avversaria degli Ogm, ha firmato nel gennaio 2020 un accordo strategico con la Società di genetica agraria (Siga) finalizzato a cambiare la normativa europea per non equiparare Nbt a Ogm e aprire alla sperimentazione in campo. Il mondo politico non si è fatto attendere. Nel dibattito parlamentare di fine 2020, su una serie di decreti legislativi sulle sementi è emerso chiaramente l’indirizzo della politica: “Farsi promotore in sede comunitaria di una iniziativa legislativa per poter disciplinare in maniera diversa Ogm e Nbt, come strumento necessario a tutelare il modello di agricoltura del nostro Paese e al tempo stesso a non impedire e anzi sostenere i processi di ricerca e sperimentazione strategici per garantirne prospettiva e sostenibilità”. Le conclusioni dei lavori della Commissione agricoltura del Senato nel luglio 2020, inoltre, impegnano il governo a “indirizzare la ricerca pubblica sulle Nbt nella direzione delle varietà vegetali locali […] al fine di ripristinare e preservare la biodiversità agricola”. La quadratura del cerchio è compiuta: le Nbt non sono solo l’unico progresso possibile ma anche la strada per conservare la diversità agricola.

La partita, però, è appena iniziata. Il diverso modello di ricerca e innovazione -partecipato, decentralizzato e non riduzionista- che sta emergendo nelle campagne è lì a dimostrare che una narrazione alternativa esiste. Va solo ascoltata.

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