Comunicato stampa della Coalizione #cambiamoagricoltura del 6 aprile 2022

Comunicato stampa della Coalizione #cambiamoagricoltura del 6 aprile 2022

La Commissione europea chiede all’Italia una drastica correzione di rotta per l’attuazione della Pac post 2022 coerente con il Green deal

Ambientalisti, consumatori e agricoltori biologici: “Pronti a dare di nuovo il nostro contributo per un Piano strategico nazionale della Pac che porti finalmente alla giusta transizione agroecologica”

“La Commissione europea ha confermato nelle sue osservazioni molti dei punti critici già evidenziati nelle nostre osservazioni al piano Piano nazionale strategico italiano per la programmazione 2023-2027 della Politica Agricola Comune”. Lo affermano le 17 associazioni che avevano presentato insieme le proprie osservazioni alla bozza di Piano inviata dal nostro Paese lo scorso 31 Dicembre.

Sono infatti della scorsa settimana le attese osservazioni al Piano strategico nazionale italiano pubblicate dal ministero per le Politiche agricole sul sito della Rete rurale nazionale. “Il piano, nella sua forma attuale, non è sufficiente” afferma la Commissione europea.

Le Associazioni danno atto al ministro Patuanelli e alla struttura del Mipaaf di aver garantito un approccio trasparente avendo rese pubbliche le osservazioni ricevute, al contrario di quanto fatto della Commissione europea, che, nonostante le iniziali promesse del Commissario Wojciechowski, aveva deciso di non diffonderle fino alla risposta degli Stati membri.

Attraverso 244 rilievi la Commissione europea traccia l’identikit di un piano indefinito negli obiettivi e scarso a livello di ambizione. “Le note della Commissione rilevano un Piano finalizzato essenzialmente a tutelare storiche rendite di posizione – continuano le associazioni – non si spiega altrimenti il rallentamento sulla obbligatoria convergenza interna del valore dei titoli e l’inadeguata ridistribuzione di risorse, tutto a svantaggio delle aree rurali del Paese più bisognose di rilancio e sostegno.” Senza una correzione di rotta, segnalano i valutatori della Commissione Ue, il flusso di sussidi europei favorirà i territori tradizionalmente più premiati dalla Pac (in particolare le grandi aziende zootecniche della Pianura Padana), accentuando i divari di reddito rispetto alle aree più svantaggiate della penisola, con il conseguente rischio di un ulteriore abbandono delle aree interne.

Sugli obiettivi ambientali il giudizio è ancora più severo, ricalcando le critiche delle organizzazioni ambientaliste, dei consumatori e dell’agricoltura biologica rimaste inascoltate in fase di prima stesura del Piano, quando era stata fatta prevalere la logica dello “status quo” richiesto da una parte del mondo agricolo.

Secondo la Commissione, il Piano non quantifica gli obiettivi da perseguire, benché tale indicazione sia obbligatoria, con l’aggravante che le misure impostate hanno un’efficacia incerta ed indimostrabile, ad esempio per ridurre l’impronta idrica e climatica dell’agricoltura. Appaiono, inoltre, evanescenti e incoerenti le misure per perseguire diversi obiettivi delle strategie Farm to fork e Biodiversità 2030, ad esempio per la riduzione dell’uso di fertilizzanti e pesticidi o per il raggiungimento del 10% di aree naturali negli agroecosistemi.

Altrettanto marginali risultano gli obiettivi proposti dal Piano per la riduzione degli sprechi, l’utilizzo coordinato delle energie rinnovabili, lo sviluppo dell’economia circolare, la trasformazione delle diete. Per la produzione biologica la Commissione valuta positivamente l’obiettivo del 25% al 2027, ma invita a chiarire le azioni concrete per raggiungere tale obiettivo. 

Pesante anche il giudizio sugli eco-schemi, nuovo strumento introdotto in questa riforma della Pac per premiare gli agricoltori che scelgono volontariamente di assumere maggiori impegni in termini di tutela ambientale e azioni per il clima.

La Commissione non ritiene evidenti i benefici che gli eco-schemi proposti dal Psn potranno apportare per la mitigazione e adattamento al cambiamento climatico e per la tutela della biodiversità naturale, poiché gli impegni richiesti non aggiungono molto rispetto alla condizionalità – secondo la quale i beneficiari della Pac devono già rispettare alcuni requisiti ambientali per ricevere i fondi europei.

Critiche, quelle di Bruxelles, molto simili a quelle fatte dalle 17 Associazioni, che avevano già denunciato come gli eco-schemi proposti si risolvessero più in misure compensative per alcuni settori che, con la nuova Pac, perderanno parte dei loro privilegi storici. Tra questi la zootecnia, al quale il Psn dedica circa la metà dei fondi stanziati per tutti gli eco-schemi, per misure che non avvicinano agli obiettivi dichiarati in tema di ambiente e riduzione dell’uso di antimicrobici. Anche l’eco-schema sugli uliveti (che nell’ipotesi del Ministero doveva essere sostenuto anche senza garantire benefici ambientali supplementari) viene definito un intervento settoriale, scollegato dall’obiettivo di tutela degli elementi caratteristici del paesaggio ad elevata diversità.

La Commissione richiama, non da ultimo, l’Italia ad avviare la condizionalità sociale già nel 2023, nonché a prevedere interventi per la tutela dei lavoratori, ricordando l’altissima percentuale di lavoro irregolare nelle campagne italiane.

Le 17 Associazioni, ribadendo i giudizi già espressi al Tavolo del partenariato economico e sociale  ed esprimendo preoccupazione per le recenti affermazioni del ministro Patuanelli sulla deroga alle regole ambientali del greening sfruttando la tragedia della guerra in Ucraina, registrano però positivamente il segnale di condivisione delle osservazioni della Commissione Ue da parte del Mipaaf e la convocazione  di un nuovo incontro del Tavolo di partenariato, annunciato per il prossimo 19 aprile.

Rinnoviamo la nostra disponibilità al dialogo con tutti i soggetti interessati per un confronto costruttivo sulle nostre proposte per far sì che la nuova versione del PianosStrategico nazionale della Pac recepisca al meglio le osservazioni della Commissione Ue, per accompagnare la transizione agroecologica del nostro sistema agroalimentare, sulla strada tracciata dalle Strategie Farm to fork e Biodiversità 2030’ “ concludono le 17 Associazioni.

Roma, 6 aprile 2022

UFFICIO STAMPA LIPU-BIRDLIFE ITALIA: t. 3403642091 – andrea.mazza@lipu.it

Le 17 Associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e dei consumatori che inviano questo comunicato condividono la visione di una transizione ecologica dell’agricoltura italiana ed europea, che tuteli tutti gli agricoltori, i cittadini e l’ambiente.

Animal Equality, Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, Associazione Terra!, CIWF Italia Onlus, FederBio, Greenpeace Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu-BirdLife, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia, WWF Italia.

Lettera congiunta alla Commissione Europea

Lettera congiunta alla Commissione Europea

Una visione comune per la diversità delle piante

Ad aprile 2021 una serie di organizzazioni europee ha inviato una lettera comune alla Commissione evidenziando i punti seguenti.

Le regole esistenti per la produzione e la commercializzazione delle sementi favoriscono l’uniformità e la produttività a breve termine a spese della diversità delle piante coltivate, dell’ambiente e della diversità degli attori che sviluppano le sementi e le rendono disponibili. Trascurano i diritti definiti dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini e delle altre persone che lavorano nelle zone rurali (UNDROP) e il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura (ITPGRFA), e dividono gli attori in categorie artificiali di “utenti” e “produttori” di sementi. 

Alla luce delle crisi del clima e della biodiversità, abbiamo bisogno di politiche che riconoscano, proteggano e sostengano il potenziale della diversità coltivata per favorire sistemi alimentari resilienti e garantire la nostra sicurezza alimentare futura. La diversità delle piante coltivate è il fondamento per guidare la transizione dei sistemi alimentari e invertire la perdita di biodiversità. 

La pandemia Covid-19 ha rafforzato questa necessità, e ha portato ad un aumento della domanda di semi ad impollinazione aperta adattati a livello locale e di prodotti locali. Il miglioramento genetico locale, la produzione e la gestione dinamica delle sementi, e la diversità dell’offerta commerciale di sementi, forniscono agli agricoltori opportunità di alto valore per attingere a questa domanda crescente, per esempio offrendo prodotti biologici, varietà tradizionali, specie trascurate e sottoutilizzate, e/o specialità regionali. 

Tuttavia, l’attuale quadro normativo sta deludendo gli agricoltori che operano al di fuori dell’agricoltura industriale, per esempio quelli che lavorano in condizioni agro-ecologiche o biologiche, quelli che vogliono lavorare con varietà ad impollinazione aperta, e quelli che lavorano in piccole superfici con stretti legami con i consumatori finali, poiché semplicemente non hanno accesso a varietà adatte alle loro esigenze e agli ambienti produttivi. Alla luce delle numerose sfide che l’agricoltura deve affrontare, è inaccettabile che il quadro di commercializzazione delle sementi discrimini quanti desiderano perseguire alternative caratterizzate da pratiche rispettose dell’ambiente e del clima. 

Qualsiasi riforma della legislazione sulla commercializzazione delle sementi deve realizzare il Green Deal europeo, le sue strategie per la biodiversità e Farm to Fork, e gli obiettivi dell’UE in materia di cambiamento climatico, promuovendo i diritti degli agricoltori alle sementi. Deve rispettare e sostenere gli sviluppi stimolanti del nuovo regolamento biologico, e anche riconoscere i considerevoli e costosi oneri imposti alla produzione e alla circolazione delle sementi dal nuovo regolamento fitosanitario, in particolare per i piccoli operatori. Deve essere coerente con gli impegni presi nell’ambito dell’ITPGRFA e della Convenzione sulla diversità biologica. Infine, ma non meno importante, deve far rispettare il diritto alle sementi e gli obblighi degli Stati di facilitare e rispettare questo diritto secondo l’UNDROP.

Ci sono stati alcuni miglioramenti nell’ultimo decennio, in particolare con le direttive sulle varietà da conservazione, e più recentemente nel nuovo regolamento del biologico. Tuttavia, la diversità è ancora limitata a nicchie, ognuna delle quali ha la sua serie di restrizioni, e la complessità del quadro stesso è proibitiva per molti piccoli attori. Le crisi del clima e della biodiversità, così come i cambiamenti sociali, economici e tecnologici nei decenni successivi all’adozione delle regole negli anni ’60, richiedono un ripensamento fondamentale.

Una legislazione riformata deve sostenere la diversità intraspecifica e intra-varietale, sostenendo così l’adattamento al cambiamento climatico, la transizione verso un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente, la produzione locale di sementi e cibo, i diritti degli agricoltori e diete più sane. Dovrebbe anche riconoscere e sostenere veramente la molteplicità dei sistemi sementieri, e offrire più scelta agli agricoltori. 

Per raggiungere questo obiettivo, la riforma deve riconoscere, proteggere e premiare il ruolo fondamentale giocato dai sistemi sementieri informali nella conservazione, nell’uso sostenibile e nella gestione dinamica della diversità, e nel garantire la resilienza dei nostri sistemi alimentari. Parallelamente alla legislazione e i diritti di proprietà intellettuale non devono danneggiare i diritti degli agricoltori. Tutti i quadri giuridici devono essere migliorati per evitare l’appropriazione indebita della diversità, compreso attraverso l’uso di informazioni digitali sulle sequenze genetiche.

I 34 FIRMATARI DELLA LETTERA
EU / REGIONALBiodynamic Federation Demeter Int
European Coordination Via Campesina
Reseau Meuse-Rhin-Moselle
AUSTRIAArche Noah / ÖBV-Via Campesina Austria
BELGIOBoerenforum, Vitale Rassen
CROAZIABiovrt-u skladu s prirodom – Biogarden
Croatian Org. Farmers’ Associations Alliance
Život – Association of Croatian family farms
ZMAG – Community Seed Bank
REPUBBLICA CECADemeter Czech & Slovakia / Permasemnika
CIPROCyprus Seed Savers
DANIMARCADemeterforbundet i Danmark
Frøsamlerne – Danish Seed Savers
ESTONIAMaadjas – Estonian Seed Savers
FRANCIADemeter France
Mouvement de l’Agriculture Bio-Dynamique
Le Réseau Semences Paysannes
GERMANIAD.V. Kulturpflanzen- und Nutztiervielfalt e.V.
GRECIAAegilops / Peliti
UNGHERIAMagház – Seed House
IRLANDAIrish Seed Savers Association
ITALIAAssociazione per l’Agr. Biodinamica in Italia
Demeter Associazione Italia
Rete Semi Rurali
LETTONIALatvian Permaculture Association
LUSSEMBURGOSEED Luxemburg
MALTANadir for Conservation
NORVEGIABiodynamic Association Norway
POLONIAFoundation AgriNatura for Agricultural Biodiversity
PORTOGALLOGAIA – Environmental Action and Intervention
Group
SVIZZERAGetreidezüchtung Peter Kunz
ProSpecieRara

Proposte specifiche per una possibile riforma:

Il campo di applicazione della legislazione dovrebbe essere delineato da una definizione rigorosa di commercializzazione limitata alle attività commerciali rivolte agli utilizzatori professionali di sementi. La legislazione, quindi, non dovrebbe regolare conservazione, uso sostenibile e gestione dinamica della diversità, compresi gli scambi di sementi tra agricoltori e hobbisti che sono gratuiti o che prevedono solo il rimborso delle spese. In particolare, non dovrebbe esistere un registro degli operatori. Questi sistemi sementieri, come sancito dall’UNDROP, devono essere fuori dal campo di applicazione della normativa. 

La legislazione deve garantire la libertà di scelta degli agricoltori sia per quanto riguarda le sementi (specie, varietà, popolazioni) che per quanto riguarda gli standard di produzione. 

Ci deve essere una chiara distinzione tra i regimi che concedono i diritti di proprietà intellettuale sulle nuove varietà vegetali e quelli che permettono l’accesso al mercato. La registrazione basata deve essere adattata e proporzionata ai bisogni e alle realtà della diversa gamma di attori, così come dei loro clienti. 

La legislazione deve garantire la trasparenza sui metodi di miglioramenti usati e sui diritti di proprietà intellettuale per tutte le varietà sul mercato.

– Le norme sulla sanità delle sementi e i meccanismi di controllo devono essere adattati ai rischi e alla scala di commercializzazione delle sementi, riconoscendo le diverse aspettative degli utenti e dei clienti riguardo ai criteri di qualità.

In Europa il sistema agricolo è in crisi

In Europa il sistema agricolo è in crisi

Con la strategia Farm to Fork l’Ue promuoverà la transizione a modelli più sostenibili. Saprà il mondo scientifico italiano raccogliere la sfida?

di Riccardo Bocci – Tratto da Altreconomia 231 – Novembre 2020

Il 22 settembre 2020 si è aperto ufficialmente il bando dedicato al Green Deal europeo, una delle sei priorità della Commissione europea per i prossimi cinque anni, declinato nel settore agricolo dalla strategia Farm to Fork (dal produttore al consumatore). Se leggiamo la premessa del bando, ben si comprende la crisi in cui vive il sistema agricolo europeo. In estrema sintesi così appare la fotografia fatta dal Green Deal: l’agricoltura è responsabile del 10,3% delle emissioni di gas serra dell’Unione europea; il cibo è una fonte significativa di emissioni di gas serra che contribuisce a circa il 17% delle emissioni delle famiglie dell’Ue in modo simile alle abitazioni (22%); i cicli dell’azoto e del fosforo sono alterati con conseguente inquinamento diffuso degli ecosistemi terrestri, acquatici e atmosferici; i pesticidi hanno un effetto negativo sugli impollinatori e si dilavano nel suolo e nell’acqua causando una più ampia perdita di biodiversità e un impatto sulla salute umana; la resistenza agli antibiotici legata al loro uso eccessivo e inappropriato nell’assistenza sanitaria animale e umana porta a circa 33mila decessi nella Ue ogni anno e a costi sanitari considerevoli; circa il 20% degli alimenti prodotti viene sprecato; un adulto europeo su cinque è obeso e la metà è in sovrappeso, con in media quasi un bambino su otto di età compresa tra i sette e gli otto anni obeso. Non a caso nella strategia Farm to Fork la Ue chiaramente parla di transizione dal sistema attuale a uno più sostenibile e pone tra gli obiettivi quello di avere almeno il 25% di agricoltura biologica in Europa entro il 2030 perché essa “ha un impatto positivo sulla biodiversità, crea posti di lavoro e attira giovani agricoltori”. Su queste basi, dunque, annuncia un imminente Piano di azione europeo per il biologico. La strategia promuove anche l’importanza di costruire sistemi del cibo sostenibili basati sulla diversità agricola, impegnandosi ad “adottare misure per facilitare la registrazione delle varietà di sementi, anche per l’agricoltura biologica, e garantire un più facile accesso al mercato per le varietà tradizionali e quelle adattate a livello locale”.

1 miliardo di euro è la dotazione del bando dedicato al Green Deal europeo per progetti di ricerca e innovazione che contribuiscano ad affrontare le sfide ambientali e climatiche in Europa

A supporto di questa strategia e in aggiunta allo specifico bando del Green Deal, la Ue sta preparando il nuovo programma per la ricerca Horizon Europe che dal 2021 servirà a sostenere innovazione e approfondimento in grado di favorire la transizione verso un’agricoltura più ecologica. Una potenza di fuoco non da poco che in Italia rischia di restare una possibilità non realizzata. Infatti da noi il dibattito non tocca neanche lontanamente la visione espressa a livello europeo. La discussione pubblica, purtroppo, è ancorata a una sterile contrapposizione ideologica tra “biologico” e “scienza”, come testimonia l’appello lanciato da alcuni scienziati che ha bloccato al Senato la legge quadro per promuovere l’agricoltura biologica e biodinamica o il fatto che non si riesca a far partire finalmente un serio Piano nazionale sementiero per il biologico. Anche la diversità agricola di cui l’Italia è ancora ricca, infatti, viene considerata dalla maggior parte del mondo scientifico nazionale una piccola nicchia museale in cui relegare agricoltori custodi e varietà antiche senza nessun impatto sull’agricoltura.

I prossimi mesi saranno fondamentali per costruire progettazioni, piani e alleanze che dovrebbero traghettare l’agricoltura italiana verso un nuovo modello. Saprà il mondo della ricerca agricola pubblica raccogliere la sfida, aprendosi alla complessità senza paure ideologiche?

credits ALTRECONOMIA

https://altreconomia.it