Il sistema agricolo convenzionale si ostina a non voler cambiare

Il sistema agricolo convenzionale si ostina a non voler cambiare

Riconoscere l’importanza di sistemi differenziati rappresenta invece una ricchezza per la biodiversità e una produzione più sostenibile

di Riccardo Bocci – Tratto da Altreconomia 253 – Novembre 2022

Dal 18 al 24 settembre si è tenuta a Nuova Delhi (India) la nona riunione dell’Organo di governo del Trattato Fao sulle Risorse genetiche vegetali (Rgv) per l’agricoltura e l’alimentazione (planttreaty.org). Circa 300 persone di tutto il mondo, provenienti dai 149 Paesi firmatari, si sono ritrovate per discutere su come continuare a mantenere un sistema multilaterale facilitato di accesso alla biodiversità agricola e, allo stesso tempo, costruire un insieme di politiche pubbliche in grado di promuovere la conservazione e l’uso sostenibile delle Rgv, e tutelare i diritti degli agricoltori. 

Si tratta di un percorso iniziato negli anni Novanta, entrato in vigore nel 2001 con l’approvazione del Trattato. I temi in discussione sono al centro dei sistemi agricoli del futuro: come gestire l’accesso alle risorse conservate nella banche (avere diversità è la base per poter fare dei programmi di miglioramento genetico), come coniugare i diritti di proprietà intellettuale con quelli degli agricoltori e costruire un sistema equo di ripartizione dei benefici legati all’uso delle Rgv, come diversificare l’agricoltura con politiche e strumenti innovativi che vanno dal miglioramento genetico partecipativo alle case delle sementi. 

Diversità e diritti potrebbero essere le due parole chiave che rappresentano il motivo dell’esistenza di questo trattato internazionale. Ma non è facile trovare un accordo tra regioni e Paesi diversi, tra il settore privato delle ditte sementiere e quello della società civile. Gli ultimi 60 anni di politiche agricole e la progressiva privatizzazione della ricerca e della produzione sementiera hanno creato un baratro tra mondi diversi che non è facile colmare. 

I campioni di sementi conservati nelle banche pubbliche e disponibili attraverso il Trattato Fao sono 1.103.814

Da un lato del fossato abbiamo i cosiddetti Paesi sviluppati, i cui governi si preoccupano solo di garantire l’accesso facilitato alle Rgv per la ricerca, dall’altro ci sono quelli del Sud globale, interessati a vedere riconosciuti (anche in termini monetari) i contributi degli agricoltori alla conservazione dell’agrobiodiversità e ansiosi di ottenere politiche e linee guida coerenti con le loro pratiche di uso sostenibile delle Rgv, attuate in campo con gli agricoltori. Questa differenza si è sentita durante il negoziato che si è svolto in India: le risoluzioni finali su diritti degli agricoltori e uso sostenibile delle Rgv, ad esempio, sono state partorite dopo lunghi negoziati notturni. Durante la riunione era percepibile la paura del settore sementiero privato che, ideologicamente, non accettava di essere messo sotto accusa come una delle cause della perdita di biodiversità in opposizione ai piccoli agricoltori, custodi invece di questo patrimonio. Come se affermare l’importanza dei modelli agricoli diversificati, e tutto l’incredibile numero di esperienze, saperi e pratiche in cui si declinano, fosse un attacco al nostro modello occidentale di società. 

Una simile polarizzazione denuncia la difficoltà del sistema agricolo dominante di cambiare o innovarsi anche se sarebbe quanto mai importante farlo, per riuscire, tra le altre cose, a fronteggiare i cambiamenti climatici. Allo stesso tempo, però, questa paura testimonia che quanto si muove al di fuori del paradigma dell’agricoltura industriale comincia ad avere un certo peso e, forse, la reale capacità di cambiare il mondo.  Purtroppo niente dell’interessante dibattito avvenuto nella settimana è arrivato ai cittadini italiani, nessun organo di stampa ha citato la riunione anche se era in discussione il futuro dell’agricoltura. 

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La biodiversità agricola e la salute del Pianeta

La biodiversità agricola e la salute del Pianeta

Ridurre le agricolture diversificate in monocolture industriali equivale a tagliare le radici dell’albero su cui viviamo. La trasformazione non è più rinviabile.

di Riccardo Bocci – Tratto da Altreconomia 219 – Ottobre 2019

Nel corso del 2019 sono stati pubblicati due rapporti, rispettivamente dalla FAO e dalla Commissione EAT della rivista medica Lancet, che da angolazioni diverse affrontano lo stesso problema: l’insostenibilità dell’attuale modello agricolo e della dieta, che, purtroppo, si stanno diffondendo in tutto il mondo come unico orizzonte possibile.
Il volume della FAO presenta i dati disponibili sullo stato di tutta la biodiversità per l’agricoltura e l’alimentazione (piante, animali, insetti, pesci, foreste), analizzando l’impatto su di essa delle attività dell’uomo. “Cibo nell’antropocene”, della Commissione EAT, affronta invece il problema dal lato del consumo e della insostenibilità per la salute delle diete attuali, dando alcune indicazioni su come riformare i sistemi di produzione di cibo e le diete, così da incidere positivamente sulla salute delle persone. Queste letture fanno capire come l’attuale crisi agricola non abbia più solo una dimensione settoriale, ambientale e sociale, ma coinvolga sempre di più la salute pubblica. Come scrive Lancet c’è “una sostanziale evidenza scientifica che lega le diete con la nostra salute e la sostenibilità ambientale”. Per questo motivo è necessaria una radicale trasformazione del sistema agricolo e alimentare a livello mondiale: l’uniformità di agricolture e diete sta compromettendo non solo la salute del Pianeta ma anche quella delle persone. Infatti, la ricchezza che vediamo nei supermercati non è altro che una grande illusione che la pubblicità contribuisce a mantenere.
Le statistiche FAO dicono che delle oltre 50.000 piante potenzialmente commestibili, ne usiamo solo poche centinaia e che il 90% della nostra alimentazione a livello globale si basa solo su 15. Tra queste riso, mais e frumento coprono circa il 66% del nostro supporto energetico. Ma i dati raccontano anche altro: “La diversità presente nei campi degli agricoltori è diminuita e le minacce alla diversità si stanno rafforzando”. Ovvero non solo la nostra alimentazione si basa su poche specie ma all’interno di queste diminuisce la diversità: sono sempre meno le varietà coltivate e queste sono sempre più simili tra loro. In un’epoca storica in cui le incertezze e i rischi sono in aumento, come dimostrano i cambiamenti climatici e le fluttuazioni dei prezzi e dei
mercati, stiamo rendendo tutte le agricolture più uniformi e uguali tra loro. Una strategia senza logica. Infatti, questi sistemi agricoli uniformi e monocolturali sono molto più fragili, incapaci di reagire a eventi imprevisti (un particolare insetto o malattia) e non più in grado di produrre diversità nel tempo. Quella diversità frutto dell’adattamento tra pianta, ambiente, patogeni e sistemi sociali e culturali che sarà essenziale per l’agricoltura di domani. Sempre la FAO afferma che “i paesaggi agricoli diversificati, in cui i terreni coltivati si alternano a zone incolte come i boschi, i pascoli e le zone umide sono stati, o sono in fase di sostituzione, con grandi superfici a monocoltura, coltivate utilizzando grandi quantità di input esterni come pesticidi, fertilizzanti minerali e combustibili fossili”. Ridurre le agricolture diversificate nel Pianeta in monocolture industriali equivale a tagliare le radici dell’albero su cui viviamo. I due report confermano che gli 800 milioni di persone che ancora soffrono la fame e i 2 miliardi che, mangiando male, soffrono di obesità o sono in sovrappeso, sono due facce della stessa medaglia del nostro sistema agricolo e alimentare. Come scriveva Eduardo Galeano: viviamo sempre più in un mondo in cui
“chi non ha paura della fame, ha paura del cibo”.

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Via Campesina – Sulle nuove biotecnologie

LA FAO dovrebbe sostenere la selezione dei semi da parte dei contadini e piccoli agricoltori e condannare la confisca, attraverso il brevetto dei geni, della Biodivesità coltivata

La Via Campesina, Guy Kastler 16/02/2016 (traduzione di Antonio Lupo)

Era da aspettarselo che, per discutere il tema delle biotecnologie, la FAO avrebbe invitato coloro che stanno utilizzando le biotecnologie nella ricerca e nell’industria.

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Trattato FAO – Consultazione sull’uso sostenibile delle risorse genetiche vegetali, scadenza 24 maggio

Trattato FAO – Consultazione sull’uso sostenibile delle risorse genetiche vegetali, scadenza 24 maggio

30 MINUTES OF YOUR TIME – FOOD SECURITY FOR THE FUTURE

 Stakeholder consultation on the development of a toolbox for sustainable use of PGRFA

 

 Dear colleague,

I call on 30-40 minutes of your time to help identify resources required to support countries in actions to promote the sustainable use of plant genetic resources for food and agriculture (PGRFA)—actions critical for addressing the global challenges of food security, biodiversity loss, climate change adaptation and the fight against poverty, especially for smallholder farmers.

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