La riscossa di legumi e leguminose

La riscossa di legumi e leguminose

Editoriale a cura di Claudio Pozzi | Rete Semi Rurali

Nell’epoca dell’industrializzazione e in particolare modo nel secondo dopoguerra la coltivazione di legumi ha subito una drastica flessione: l’intensificazione dell’impiego di prodotti azotati nelle campagne italiane e la drastica conversione delle famiglie all’utilizzo quotidiano della carne in tavola ha comportato la riduzione delle superfici coltivate.

Negli ultimi decenni si è per fortuna manifestata una inversione di tendenza: l’attenzione mediatica alla urgente mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici ed il necessario ricorso a strumenti di adattamento per prevenirne le conseguenze fa sì che i richiami delle sinora snobbate avanguardie a nuovi stili di vita e di consumo trovino un consenso sempre più vasto. E’ ancora lunga la strada da percorrere ma legumi e leguminose tornano ad essere protagonisti sia nelle pratiche agronomiche, grazie all’utilizzo sempre più diffuso di rotazioni, sovesci e bulature o consociazioni, sia sulla tavola grazie ad un più razionale consumo di carne nelle famiglie più attente all’etica del cibo.
Legumi e leguminose contribuiscono alla qualità del suolo e dell’aria grazie alla capacità azotofissatrice e di “ingabbiamento” della CO2 andando a ridurre l’azione nefasta dell’agricoltura industriale, ancora purtroppo preponderante e annoverata fra le maggiori cause di alterazione del clima e della capacità dei suoli di svolgere una funzione di assorbimento delle precipitazioni.

L’apporto proteico alla dieta garantito dai legumi favorisce d’altra parte stili di vita più attenti e una drastica, razionale riduzione del consumo di carne che tanti danni ha prodotto e continua a produrre agli equilibri pedoclimatici di vaste zone della nostra penisola e del mondo più in generale.
Benvenga quindi l’apertura di progetti che consentono ai nostri agricoltori di sperimentare nuove opportunità dal punto di vista delle pratiche agronomiche e della scelta di varietà / popolazioni che li aiutano a rendere più efficace il loro lavoro e a diversificare le produzioni garantendo una migliore qualità del suolo, una riduzione delle lavorazioni e una più complessa capacità di reazione agli eventi climatici inattesi.

Il 2016 è stato l’Anno Internazionale dei Legumi e da allora l’ONU ha deciso di consacrare il 10 febbraio ai legumi, istituendo la Giornata Mondiale dei Legumi sotto la gestione della FAO. Nel 2016 così scriveva il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali:

 “In definitiva, le coltivazioni di leguminose consentono all’agricoltore di attuare un ordinamento produttivo più razionale e di qualità, che coniughi l’aspetto economico con le esigenze pedoclimatiche, ossia un’agricoltura più sostenibile e biologica. Inoltre, i legumi, avendo un patrimonio genetico antico e ricco di peculiarità, hanno anche un grande potenziale per l’adeguamento ai cambiamenti ambientali che consentirà ai ricercatori di selezionare nuove varietà, idonee ad essere coltivate nelle più svariate zone della Terra.”

Il progetto Fagio.Lo in Valcamonica

Il progetto Fagio.Lo in Valcamonica

Reintroduzione di varietà locali di fagiolo in montagna

di Rachele Stentella | Rete Semi Rurali

All’interno del progetto Fagio.Lo, giunto al termine della sua prima stagione, sono state moltiplicate e caratterizzate 15 varietà locali di fagiolo lombarde.

Il progetto vede la partecipazione di alcune aziende biologiche della Val Camonica – la maggioranza facenti parte del Biodistretto dell’omonima valle – dell’Università della Montagna, di Rete Semi Rurali e dell’Università degli Studi di Milano.

Il progetto vuole valorizzare le varietà locali attraverso lo studio e la caratterizzazione delle stesse in areali distinti (pianura e montagna), sperimentando le tecniche agronomiche più efficaci per l’areale montano e studiandone le principali caratteristiche nutritive.

Il fagiolo (Phaseolus spp.) è uno dei legumi più coltivati per il consumo umano diretto, per via dell’alto contenuto di proteine. In Lombardia ha costituito per secoli uno degli alimenti fondamentali tra le comunità rurali. La coltivazione di legumi offre per i piccoli agricoltori montani l’opportunità di diversificare la produzione, oltre a costituire una necessità per favorire la fertilità del suolo in agricoltura biologica (contesto che peraltro impone la rotazione), grazie alla loro capacità di fissare azoto nel suolo.

Il progetto si prefigge di favorire la conservazione e diffusione on farm delle varietà locali attraverso lo studio e la divulgazione delle caratteristiche agronomiche (esigenze pedoclimatiche, produttività, resistenza agli stress, etc..) e delle caratteristiche bromatologiche/ fitochimiche (umidità residua, contenuto in proteine, amido resistente, amido digeribile, fibra, lipidi, fitati, polifenoli, potere antiossidante totale) dei loro semi. Infine, è previsto l’avvio delle procedure di iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà da Conservazione.

A seguito di una campagna di individuazione delle varietà locali di fagioli, appartenenti alle specie Phaseolus coccineus e P. vulgaris adattate in Lombardia, sono state condotte analisi genetiche molecolari preliminari e test di germinabilità dei semi. In base ai risultati, sono state selezionate 15 accessioni e 2 varietà commerciali di controllo. Nel mese di maggio 2022 sono state allestite 17 parcelle sperimentali nelle 7 aziende coinvolte lungo tutta la Valle. Questo ha permesso di isolare spazialmente le varietà e quindi la moltiplicazione in purezza delle stesse, oltre che osservarne lo sviluppo diverso in base alle condizioni pedoclimatiche (le parcelle sono situate da 600 m s.l.m. sino a 1300 m s.l.m.). Le stesse varietà sono state seminate presso l’Az. Agr. di Facoltà a Landriano (PV).

Il monitoraggio delle piante è stato eseguito per tutte le fasi fenologiche grazie alla costante collaborazione con la rete di agricoltori coinvolti.

L’annata agraria è stata molto particolare, anche in quota si sono raggiunte temperature ben sopra la media stagionale e un periodo secco che si è prolungato sino al mese di agosto. Pertanto, nonostante le fioriture copiose (alcune varietà presentavano 15-20 fiori per racemo), vi è stata bassissima allegagione. Grazie alle piogge di agosto le seconde fioriture hanno presentato un’allegagione maggiore per circa la metà delle varietà. Invece, in pianura, nonostante gli interventi irrigui, le varietà hanno presentato difficoltà di fecondazione, a causa delle temperature.

Speriamo, nonostante le difficoltà, di avere del materiale da poter distribuire grazie alla neo-nata Casa delle Sementi Alpine, inaugurata a maggio presso la Casa Museo di Cerveno (BS).

In Basilicata la festa del fagioli d’Italia!

3600 varietà, di cui si consumano solo 4-5 ecotipi.

 

Il 13 e 14 marzo a Castel Lagopesole- Avigliano (PZ) si è svolta la prima rassegna organizzata dall’Azienda agricola sperimentale dimostrativa dell’Alsia “Pantano” di Pignola, in collaborazione con l’Istituto agrario “G. Fortunato” di Lagopesole, la Comunità montana Alto Basento, la Coldiretti Basilicata, il Parco dell’Appennino lucano e la Provincia di Potenza, sulle attività di ricerca e tutela della biodiversità agricola dell’area.
L’iniziativa rientra nella più ampia azione di valorizzazione delle produzioni tipiche dell’Alto Basento, realizzata con la locale Comunità Montana, ma ha voluto portare l’attenzione sulla vasta gamma di fagioli esistenti. Sono circa 3.600 infatti le varietà, ma se ne consumano solo 4 o 5 ecotipi, determinando così a una progressiva scomparsa delle altre.
Durante la rassegna si è allestita una mostra di campioni di fagioli provenienti da tutta Italia, oltre che dalla Basilicata. In Basilicata sono 5 le tipologie di fagioli valorizzate e certificate: il Fagiolo di Sarconi Igp, il Fagiolo bianco di Rotonda Dop, il Fagiolo ross scritto di Pantano di Pignola, il Fagiolo di Rotale di Rivello. Tutte varietà che si sono “sfidate” nel concorso culinario di domenica 14 marzo, presso la sede dell’Istituto agrario. Il programma della giornata ha previsto inoltre una tavola rotonda alle ore 11,00 dal titolo “Il fagiolo italiano: recupero, valorizzazione, tipicità”, e la proclamazione del “Fagiolo lucano 2010”.