Il corso di formazione del progetto CONSEMI è organizzato da CIPAT e dal partenariato del progetto di cui è coordinatore il socio AVEPROBI
Il corso è rivolto alle aziende agricole che si occupano o sono intenzionate ad entrare nel mondo della biodiversità coltivata ed è inserito nel progetto CONSEMI.
I temi riguarderanno:l’agricoltura biologica, la gestione della fertilità del suolo e della biodiversità, la conservazione e trasformazione dei semi e gli aspetti commerciali.
La filiera corta è un valore aggiunto per le aziende alimentari, poiché assicurano un’altissima qualità dei prodotti. Ciò che viene venduto attraverso la vendita diretta o attraverso aziende a filiera corta è certamente fresco, non industriale, spesso più sano grazie all’uso contenuto di pesticidi o di prodotti conservanti strettamente necessari durante la lavorazione industriale.
CALENDARIO E DURATA: 32 ore a partire dal 2 dicembre 2021, in 7 lezioni:
giovedì 2 dicembre dalle 14:00 alle 18:00 CLASSIFICAZIONE DEI CEREALI, ORIGINE E RELATIVA GENEALOGIA a cura di Virginia Altavilla
giovedì 9 dicembre dalle 14:00 alle 18:00 TECNICHE COLTURALI IN REGIME BIOLOGICO E MANTENIMENTO DELLA FERTILITA’ DEI TERRENI a cura di Luca Conte
martedì 14 dicembre dalle 14:00 alle 18:00 CONOSCENZA E GESTIONE DELLE MICOTOSSINE a cura di Emanuela Gobbi
martedì 11 gennaio dalle 14:00 alle 18:00 ANTICHI CEREALI E ADATTAMENTO CLIMATICO. CONSERVAZIONE: CARATTERISTICHE TECNICHE DELLE SEMENTI a cura di Oriana Porfiri
giovedì 13 gennaio dalle 14:00 alle 18:00 CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI E FUNZIONALI DEI CEREALI DI ANTICA COSTITUZIONE a cura di Paolo Pigozzi
giovedì 20 gennaio dalle 9:00 alle 16:00 LA TRASFORMAZIONE DEI CEREALI DI ANTICA COSTITUZIONE: IL PROCESSO DI MOLITURA E LA TRASFORMAZIONE Laboratorio a cura di Antico Molino Rosso
mercoledì 26 gennaio dalle 9:00 alle 9:00 CANALI DI COMMERCIALIZZAZIONE a cura di Ada Rossi e Marzia Albiero
SEDE: Il corso si svolgerà in parte online e in parte in presenza.
Per iscrizioni: compilare la scheda di adesione sul retro del volantino allegato. SI RACCOMANDA DI INVIARE IL MODULO DI ADESIONE COMPILATO E FIRMATO ENTRO IL 20 NOVEMBRE.
di Antonio Pellegrino – Coop. soc. Terra di Resilienza
La biblioteca del grano è un salvadanaio, un investimento sulla memoria e sul futuro
La biblioteca del grano è un campo sperimentale nel quale dal 2008, coltiviamo in piccole parcelle, diverse varietà di grano. Al suo interno, vengono riprodotte annualmente, molte varietà e popolazioni locali, varietà di altri territori, grani moderni e miscugli.
Abbiamo interpretato la terra, come le teche di una biblioteca entro cui organizzare e catalogare i saperi che in questo caso sono i semi. Per questo a noi piace dire che il miglior modo di conservare un seme è seminarlo. Un po’ come i saperi, la cultura, da diffondere. A noi sembra la stessa cosa. È comunque un lavoro della vicinanza, della conoscenza diretta, della pratica indigena e forastiera, dell’incontro, della relazione. Altri e vecchi saperi, altre e vecchie speranze.
Il movimento che va dalla semina alla raccolta è la scena più intima e millenaria delle nostre civiltà. Il tempo è il movimento, il tempo è il pane. Così proviamo a capire che la diversità è un valore oltre ogni differenza, e che tutto é movimento, anche la genetica dell’antico grano, anche la ruralità, anche i nostri paesi imbalsamati col cemento e con le piramidi alimentari, i paesi dello spopolamento e dello spaesamento. La biblioteca del grano è un salvadanaio, un investimento sulla memoria e sul futuro, il movimento delle radici e della chioma, il vento, il sole, la pioggia, la voce. Il grano, così ritorna linguaggio con cui codificare il cibo, ritorna con la sua componente politica, sacrale, popolare. Viene dal passato e va verso il futuro.
È un ricongiungimento spazio temporale, e il giorno che mangeremo tutti i giorni il nostro grano, gli asili li faremo nei campi, e il pane ci indicherà ancora la via per un’umanità ecologica e di prossimità. La nostra biblioteca del grano è anche una poetica, una poetica pratica, e forse anche una nostalgica e futuribile voglia di ethos. Il varco nella storia lo aprono gli uomini talvolta, e senza movimento non c’è storia. Per questo la biblioteca è innanzitutto un processo culturale nel quale fondere sapere pratico e scienza, esperienza popolare e tecnologia, una ricerca costante non solo della molecola che ci aprirà gli occhi, ma anche dei legami necessari per animare le campagne e le comunità.
Arriva intanto la primavera, e noi che lo abbiamo seminato aspettiamo la condanna, per capire cosa porteremo casa. Arriverà San Pietro, virdi o siccatu mieti, e l’atto di speranza della semina si compirà. Mangeremo comunque pane, mangeremo terra, la nostra terra, mangeremo il sole, la memoria, mangeremo di buon appetito. Ci aiuterà a stare meglio. Ci aiuterà a far germinare un nuovo germoglio, un nuovo seme per le nostre umanità.
Come il modello delle Case dei Semi ha permesso di riportare in coltivazione decine di varietà conservate all’interno di una Banca del Germoplasma: il ritorno di un patrimonio comune alla terra in cui si era evoluto
In Umbria il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali (DSA3) dell’Università degli Studi di Perugia svolge da decenni attività di “esplorazione” del territorio regionale alla ricerca di varietà o popolazioni locali a rischio di estinzione. Questi campioni di seme collezionati sono conservati ex situ, all’interno della Banca del Germoplasma del Dipartimento, e da qualche anno anche nella Banca del Germoplasma Regionale gestita dal Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria (3A-PTA). Una delle zone più battute dalle esplorazioni alla ricerca di sementi locali era il comprensorio del Lago Trasimeno, territorio caratterizzato da una certa omogeneità di clima e di suolo e con tradizioni culturali e rurali fortemente caratterizzate. Un fitto sistema di orti nei fertilissimi terreni prospicienti il lago ha consentito un’intensa attività di orticoltura familiare e professionale, che nel passato produceva varietà la cui fama arrivava fino alla vicina Perugia. La sostituzione di queste antiche varietà con quelle commerciali, più produttive in terreni fertili e irrigui, ha relegato quel materiale agli orti di anziani contadini, che rimanevano pervicacemente attaccati a quel seme “de ‘na volta”. Scomparsi costoro, di quel seme non sarebbe rimasta traccia.
Prove di degustazione
A qualche decennio da quelle prime esplorazioni, questi semi venivano ancora conservati nei frigoriferi e poche erano messe a disposizione sul territorio di origine. Molti di quegli anziani donatori erano scomparsi, e con loro il seme.
Quando, nel 2011, è stata attuata la Legge Regionale sulla tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario, 3A-PTA, (quale soggetto attuatore), ha deciso di far uscire quel seme dai frigoriferi e rimettere in circolo quel materiale nel territorio di origine. Il sistema delle Case dei Semi, conosciuto in Francia grazie ad un progetto europeo di scambio di esperienze sulla biodiversità, sembrava un modello adatto allo scopo, perché permetteva la circolazione del seme, la sperimentazione in ambienti diversi, la condivisione delle osservazioni, il tracciamento della semente e il rispetto del legame – anche culturale – tra la risorsa genetica e il territorio in cui si era evoluta.
Prove di germinabilità
Si è così sperimentato un sistema che ha mutuato l’esperienza della Maison des semences francese, coinvolgendodiversi attori che collaborano in un percorso tuttora in evoluzione:
Il DSA3, che descrive e riproducee riproduzione in isolamento le accessioni della Banca;
Un’azienda agricola – perno del processo , in cui riproduce, condiziona e stocca la semente; sperimentando, in particolare per le specie allogame, sistemi di isolamento sostenibili a livello aziendale. In azienda vengono organizzati momenti di leL’azienda è valutazione del prodottoe degustazioni guidate presso gruppi d’acquisto con lo scopo di indurre la richiesta di mercato e diffondere conoscenza tramite , seminari, workshop, eventi, attività didattiche;
Le altre aziende del comprensorio, che ricevono la semente o le piantine, che coltivano per autoconsumo o vendita in filiera corta. A queste viene chiesto di sottoscrivere all’ingresso del sistema una domanda di adesione in cui si impegnano a rispettare le finalità del progetto e non rivendicare diritti di proprietà intellettuale sulle varietà, riconoscendole patrimonio comune della comunità locale. Ad ogni consegna di materiale genetico viene sottoscritto un Accordo di Trasferimento Materiale. Le aziende aderenti, attualmente una ventina circa, hanno caratteristiche molto diverse tra loro, cosa che le rende preziose per la quantità e qualità delle osservazioni fornite. Alcune di queste riproducono il seme delle varietà ricevute.
Il 3A-PTA, che fa coordinamento, consulenza tecnica, monitoraggio fitopatologico, monitora il mantenimento della varietà, gestione del database, promozione del logo, produzione di materiale divulgativo, progettazione delle attività, indagini storico-antropologiche, informazione e divulgazione.
Zucca del pellegrino o trattoia
Nel corso di questi anni sono state testate e riportate in coltivazione 46 varietà appartenenti a 13 diverse specie orticole. Nel 2021 verranno distribuite piantine prodotte da un’azienda recentemente entrata nel sistema, a partire da semi trattati con metodi consentiti in bio (a cura di 3A). L’ombrello della Legge Regionale permette il corretto inquadramento normativo dell’intera operazione, evitando alle aziende casi di non conformità registrati da eventuali organismi di controllo.
Non tutte le varietà testate si sono rivelate interessanti: alcune di esse presentavano marcati difetti agronomici o tecnologici. Molte invece hanno mostrato diversi motivi di interesse. Sulle varietà migliori e più legate alla identità territoriale sono state fatte indagini più approfondite per consentirne l’iscrizione al Registro Regionale, godendo così delle deroghe consentite per lo scambio di materiale genetico in ambito locale.
La Casa dei Semi della Sardegna è una rete informale, autogestita e autofinanziata, connessa con un gran numero di associazioni, comitati e rete informali che si occupano della salvaguardia della biodiversità, sia in Sardegna che a livello nazionale. Il progetto risponde ad un bisogno comune, emerso durante un’assemblea di Genuino Clandestino Sardegna che, nel 2016, raccolse anni di riflessioni e di idee; da allora, come gruppo aperto e orizzontale in costante evoluzione, ci siamo incontrati regolarmente per perseguire i nostri obiettivi tramite pratiche di partecipazione diretta, autogestita e orizzontale . Alcuni di essi sono :
Intraprendere un percorso di autodeterminazione alimentare promuovendo pratiche agroecologiche e che prescindano da dinamiche basate unicamente sul profitto.
Riportare l’agricoltura ad un ruolo di primo piano con la consapevolezza che “Mangiare è un atto agricolo”.
Restituire agli agricoltori le conoscenze necessarie a riprodurre , selezionare e la conservare le varietà locali di semi.
Sperimentare forme di socialità alternative ed orizzontali, dare vita a pratiche che restituiscano autonomia agli individui, ai popoli e ai territori.
Contrastare l’erosione della biodiversità dffondendo la pratica dello scambio di semi autoprodotti così che la selezione genetica delle varietà coltivate torni ad essere partecipativa anziché essere imposta da multinazionali distanti dalle nostre esigenze. Le popolazioni evolutive possono essere considerate una banca del germoplasma vivente e in continua evoluzione nelle nostre mani !
Superare l’assurda pretesa dell’uniformità perché crediamo che la varietà è essenziale per la vita ed è la vita stessa a dimostrarcelo!
Per realizzarli organizziamo incontri di auto-formazione durante i quali condividere i saperi già presenti nel gruppo, e di formazione , con l’ausilio di espert* per diffondere le conoscenze e le tecniche necessarie a riconoscere, selezionare, riprodurre e conservare le sementi.
Ogni anno festeggiamo l’approssimarsi della Primavera e della stagione orticola, creando l’occasione di ri-condividere i semi che insieme abbiamo messo in circolo, scambiare piante, marze, talee e conoscenza, barattare/vendere/donare autoproduzioni.
Durante il resto dell’anno cerchiamo, ognuno nel proprio territorio, di diffondere informazioni utili e sementi. Semplici regole come quelle che seguono sono disponibili anche sul nostro blog casadeisemi.noblogs.org:
Se hai dei semi o conosci persone che ne hanno è importante che siano stati coltivati ed osservati per almeno tre anni: in questo modo possiamo scambiare principalmente semi di varietà abbastanza stabili e di cui conosciamo le caratteristiche.
Quando doni i semi ti chiediamo di lasciare un tuo contatto e di compilare una scheda descrittiva, così possiamo annotare le suddette caratteristiche, archiviarle e dare informazioni a chi chiederà quei semi.
La quantità di semi donata dovrebbe essere tale da consentire la loro diffusione senza una esagerata dispersione.
Se invece hai una piccola quantità di semi che consideri interessanti dobbiamo trovare qualcun* che si occupi di moltiplicarli e successivamente donarli.
Se vuoi ricevere semi dalla Casa dei Semi ti chiediamo di lasciare un tuo contatto e di impegnarti attivamente nella loro coltivazione, moltiplicazione e diffusione.
Oltre ai semi riceverai una scheda descrittiva, che ti permetterà di conoscere le caratteristiche delle generazioni precedenti, ed una scheda di restituzione, in cui annotare ciò che osservi nel nuovo ciclo vitale.
Una volta riprodotti i semi sei invitat* a restituire alla Casa dei Semi una quantità maggiore rispetto a quella ricevuta, per esempio il 30% in più. Inoltre ricordati di consegnare la scheda di restituzione, così che ciò che hai osservato durante la coltivazione diventi fruibile da tutt*.
Queste linee guida sono generali ed indicative. La loro ragion d’essere è quella di non accumulare semi su uno scaffale, perché il loro posto è sotto terra! Se ritieni di avere un motivo valido per non rispettarle ci affidiamo alla tua coscienza! Per noi l’importante è che i semi autoprodotti si diffondano liberamente e vengano coltivati nel rispetto dell’ecosistema.
Queste semplici ma importantissime regole, insieme a tanti materiali scientifici e divulgativi sono state condivise con centinaia di persone di ogni età e provenienza in questi anni. Moltissimi semi sono stati donati e moltissimi diversi sono arrivati nella nostra rete.
Siamo dislocat* in tutto il territorio sardo, perciò fino a dicembre 2020 abbiamo scelto come sede il piccolo paese di Domusnovas Canales, a centro Sardegna, perché facilmente raggiungibile e perché rappresentativo di tutti i piccoli centri rurali che stanno scomparendo, con l’intenzione di creare ed animare anche un punto di scambio e mutuo aiuto fra tutte le persone che ritengono importante questa resilienza al sistema dominante. Dal 2021, considerando le limitazioni , reali e non, agli spostamenti, dovute all’emergenza covid, abbiamo deciso di modificare il nostro nome e di diventare “rete dei semi della Sardegna”. Continueremo a perseguire i nostri obiettivi anche a distanza e se necessario ci serviremo degli strumenti digitali necessari alla formazione e alla comunicazione.
Intanto ci teniamo in contatto costante tramite una mailing-list e un gruppo WhatsApp.
Il prossimo evento organizzato dalla Rete dei semi della Sardegna sarà il 28/02/2021 e vedrà il nostro debutto nel mondo digitale: infatti, non potendo prevedere con certezza la possibilità di incontrarci fisicamente, abbiamo optato per una giornata di incontri digitali per la condivisione di esperienze e la formazione su tematiche a noi care. Nel nostro blog potete trovare tutti i dettagli casadeisemi.noblog.org/rc/. All’incontro saranno presenti numerosi esperti del settore, tra cui Alice Pasin, Stefania Grando, Alessandro Montelli, Eva Polare, Riccardo Bocci. L’intero evento è dedicato alle persone appassionate al tema dei semi che vogliono scambiare conoscenze riguardo due temi principali:
conservare e migliorare la genetica dei propri semi con metodi partecipativi
fare rete per scambiare semi, piante aiuto ed informazioni
La missione è fare questo in maniera autogestita, diffusa e decentralizzata, senza profitto ma con equità, combinando la razionalità con l’empatia così come l’affidabilità con il divertimento.
L’idea di dare vita ad una Casa dei Semi a Rieti comincia a germinare in conversazioni tra tre amici: il proprietario della azienda agricola Tularù, la referente di ARCI Rieti, e una lavoratrice della organizzazione internazionale no-profit Global Diversity Foundation.
Nel 2019, con l’aiuto di Arci Rieti, viene organizzata una rassegna cinematografica “ambientale”, F.A.I.R, e fra i vari film e docufilm viene proiettato Seed: the untold story.
Il dibattito nato fra gli spettatori sui temi e le problematiche trattate dal film ci ha dato un chiaro segnale di interesse da parte della comunità ed abbiamo deciso di concretizzare l’idea iniziale e dare finalmente vita ad una Casa dei Semi.
Nel 2020, dopo aver ottenuto un piccolo contributo dal marchio di abbigliamento Patagonia, abbiamo iniziato a gettare le basi per la creazione di una Casa dei Semi a Rieti.
A questa prima iniziativa si è unito il fattivo aiutoa il di associazioni locali e nazionali (Arci, Deafal, Postribù e Rete Semi Rurali), che hanno permesso di costituire dell’associazione e della casa dei semi,trovare un posto in grado di ospitare la Casa, prendere contatti con realtà affini al progetto, con produttori locali ed , infine, siamo metterci in relazione con altre case dei semi. Riccardo Bocci ci ha dedicato del tempo durante degli incontri ed un workshop grazie ai quali siamo venuti a conoscenza di vari aspetti che non avevamo considerato, è stato in grado di metterci in guardia verso alcuni errori molto facili da commettere e ci ha saputi indirizzare anche sul lato burocratico.
Se da un lato le difficoltà imposte da un anno segnato da una pandemia globale hanno rallentato il processo, posticipato gli incontri e gli eventi che erano stati programmati, dall’altra, proprio la pandemia ci ha fatto capire l’importanza e l’urgenza dell’esistenza di una casa dei semi.
Tra i motivi principali che ci hanno spinto a creare un’associazione intorno alla custodia e allo scambio delle sementi, c’è la necessità di condividere con la comunità locale la responsabilità della cura del territorio e della biodiversità che in esso si insedia. Per questo motivo abbiamo pensato di partire da alcune varietà di cereali strettamente legate a questo territorio e con un forte potenziale di collante sociale, come il grano Rieti, e da progetti che abbiano bisogno di una selezione partecipata, come la popolazione evolutiva Solibam del pomodoro, in grado ancora una volta di unire le persone intorno a un terreno.
Partendo da questi due fronti – identità passata e identità da costruire in modo collettivo – ci uniremo tutte le varietà che possano avere un interesse (genetico, organolettico, agronomico, socio-economico o di altro tipo) per la comunità locale, partendo dalla forte tradizione e biodiversità presente sul fronte dei legumi (lenticchie e fagioli in primis), dei cereali (grani e mais) e di alcuni ortaggi (rape, pomodoro ovalone).
Oltre alla custodia e allo scambio di semente, che mira alla difesa dell’agro-biodiversità e alla sovranità alimentare, con questo progetto, vorremmo contribuire a creare un processo partecipativo e comunitario che coinvolga dal semplice appassionato all’impresa agricola. Vorremmo essere presenti nella comunità organizzando attività formative ed educative, eventi di sensibilizzazione agro-ecologica e legati alle tradizioni rurali.
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