BOX Breed4Bio
Il Progetto Breed4Bio (2021-2023) è stato finanziato sulla Misura 16.1.01 – 3A del Programma di...
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Più di un terzo delle specie vegetali e animali conosciute è oggi a rischio estinzione. Secondo la IUCN, infatti, (International Union for Conservation of Nature) il 21% dei mammiferi, il 30% degli anfibi, il 12% degli uccelli, il 28% dei rettili, il 37% dei pesci di acqua dolce, il 70% delle piante e il 35% degli invertebrati classificati risultano minacciati (Viè et al. 2019). Per questo motivo i principi e le modalità di conservazione della biodiversità rappresentano tematiche fra le più dibattute negli ultimi decenni, dal livello locale a quello globale.
maturazione riso
La perdita di biodiversità non riguarda soltanto le specie selvatiche, ma anche le specie/varietà/razze di interesse agricolo e alimentare (agrobiodiversità). La FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) stima che negli ultimi decenni sia stato perso circa il 75% dell’agrobiodiversità globale e che i tre quarti dell’alimentazione mondiale sia prodotto da sole 12 specie vegetali e 5 specie animali (FAO 1999, 2004, 2009; Rischkowsky e Pilling 2007). Tale perdita si ripercuote inevitabilmente sul cibo e, in particolare, sui piatti tipici e tradizionali che identificano specifici territori ai quali conferiscono un valore aggiunto in termini di ricchezza economica e storico culturale. Anche l’Italia, e la Lombardia, il cui comparto agroalimentare rappresenta un settore di grande importanza economica (USDA 2017), sono interessati dal fenomeno della perdita di risorse genetiche di interesse agricolo e alimentare. In particolare, a partire dal secondo dopoguerra con l’avvento degli ibridi e delle varietà commerciali, sono state perse un numero inestimabile di cultivar locali tradizionali (landraces) intese come “popolazioni dinamiche di piante coltivate che hanno origine storica e identità distinta, che non sono state soggette a programmi di miglioramento delle colture, spesso geneticamente diverse, adattate localmente e perlopiù associate a sistemi agricoli tradizionali” (Camacho Vila et al. 2005). Tale perdita rappresenta un grave danno sia in termini biologici e culturali (perdita di agrobiodiversità, tradizioni, piatti tipici ecc.), sia in termini di disponibilità di risorse genetiche per il miglioramento delle colture. Questi aspetti sono senz’altro di grande importanza per una regione come la Lombardia che, nel contesto delle sue produzioni agricole, una buona parte (in termini di produzione e resa economica) è rappresentata dal settore orticolo e cerealicolo.
Per contrastare la perdita di agrobiodiversità negli ultimi decenni sono state avviate svariate azioni, dal livello locale a quello internazionale. L’Italia, con la recente legge 1 dicembre 2015 n. 194 “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare” (legge “Cenni”), ha stabilito i principi per l’istituzione di un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, finalizzato alla tutela delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali dal rischio di estinzione e di erosione genetica. Tale legge, i cui principi sono in conformità con la “Convenzione sulla Biodiversità” (Rio de Janeiro 1992; legge 14 febbraio 1994 n. 124), il “Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura” (adottato a Roma nel 2001; legge 6 aprile 2004, n. 101), il “Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo” e le “Linee guida nazionali per la conservazione in situ, on farm ed ex situ della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario” (DM 24 luglio 2012 n. 171), istituisce il sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. Tale sistema, oggi in fase di avvio, è costituito da: Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare; Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare; Portale nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare; Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare.
L’uso sostenibile delle risorse genetiche è una questione centrale per il futuro dell’agricoltura agroecologica, che dovrà affrontare in particolare le sfide del cambiamento climatico. Aumentare la biodiversità a tutti i livelli – specie, varietà, ecosistemi – e riportare la biodiversità dalle banche genetiche alle aziende agricole potrebbe dare a queste comunità la possibilità di adattarsi e migliorare la loro resilienza. La conservazione dinamica e l’uso sostenibile dell’agrobiodiversità e delle conoscenze tradizionali associate sono al centro di questo processo di adattamento. Molte iniziative locali nel bacino risicolo italiano hanno già intrapreso diversi passi in questa direzione, valorizzando diversità ecosistemica e promuovendo produzioni/trasformazioni nuove e alternative e nuovi mercati. Queste esperienze sono caratterizzate da una gestione sostenibile delle risorse naturali, da un’agricoltura a basso input, dalla conservazione e dalla sperimentazione di materiale riproduttivo vegetale, dalla condivisione delle conoscenze dei saperi agricoli e dal sistema di distribuzione breve; mescolando territori locali, culture e sistemi alimentari sostenibili. Non possiamo inoltre fare a meno di ritenere la coltivazione biologica un fenomeno in crescente espansione anche in considerazione di una maggiore attenzione da parte del consumatore alla proprietà nutrizionali e agli aspetti di sostenibilità del cibo. In Italia la superficie destinata a coltivazione bio nel 2020 ha raggiunto quasi i 2 milioni di ettari e siamo ormai il terzo Paese dopo Spagna e Francia.
La Lombardia fa registrare oltre 56.667 ettari coltivati a biologico, in aumento del 5,1% in un anno. Tra le principali produzioni biologiche in Lombardia, si legge nel rapporto, ci sono i cereali (25.077 ettari), le colture foraggere (12.623 ettari) e la vite (4.055 ettari), mentre il numero degli operatori sale a 3.238 con un incremento del 3% in un anno (SINAB 2020). A fronte di questi dati va sottolineato che il 63% dei consumi è concentrato nel nord del paese a fronte di un 64% di produzione che viene generato nel Sud. Per quanto riguarda la coltivazione del riso nel 2018 in UE la superficie coltivata a biologico era pari a 27.000 ha di cui 2/3 sono in Italia e in particolare nel 2019 la superficie di riso biologico ammontava a quasi 16,5 mila ettari, con una forte concentrazione degli areali di produzione in Lombardia e Piemonte dove sono localizzate il 90% delle superfici investite a riso biologico. In Lombardia la quasi totalità della superficie a riso è localizzata nelle province di Pavia e Milano, le altre provincie interessate dalla coltura sono Lodi e Mantova. La produzione complessiva è di quasi 615 mila tonnellate e la maggior parte del prodotto è destinato all’industria di trasformazione e ai commercianti. Negli ultimi anni per rendere più sostenibili dal punto di vista economico le produzioni di riso gli stessi produttori agricoli effettuano la vendita al dettaglio, con punti vendita aziendali o attraverso mercati. Fra i fattori incentivanti all’acquisto di “biologico” vi è sicuramente la provenienza poichè più del 50% dei consumatori decide di comprare un prodotto bio se gli ingredienti sono di origine italiana e se la sua provenienza è locale o a km zero. Tale scelta del consumatore è dettata dalla necessità di portare in tavola prodotti di elevata qualità in quanto l’utilizzo di fitofarmaci di sintesi viene limitata contribuendo alla sostenibilità ambientale. Uno dei fattori che limitano l’incremento delle produzioni biologiche è l’insufficiente disponibilitàdi sementi biologiche, un tema sul quale questo progetto vuole portare un elemento di sviluppo, cercando di trovare materiale riproduttivo vegetale adatto alla coltivazione biologica e sistemi ammessi dal Reg CE 2018/848 per l’eradicazione di alcuni patogeni trasmessi per seme.
Fra le principali avversità biotiche che colpiscono il riso, una delle più importanti è sicuramente il complesso di Fusarium fujikoroi (d’ora in poi indicato come Ff), un insieme di specie fungine appartenenti al genere Fusarium, agente causale della malattia nota come bakanae (Li e Suga, 2019). Le piante affette da bakanae possono mostrare sintomi quali decolorazioni fogliari, allungamento anormale del fusto e, nei casi più gravi e precoci, marciume del germinello. Anche quando la pianta sopravvive, il riso colpito da questa malattia non è fertile e produce pochi semi (Sun e Snyder, 1981). Questo quadro sintomatologico rende evidente il pericolo associato a questa malattia che, in base alle condizioni ambientali e alla varietà di riso in esame, può causare perdite
anche fino al 95% (Gupta et al., 2015). Attualmente la pratica più efficace per il controllo dei patogeni associati a questa malattia è la concia dei semi con agrofarmaci di sintesi (Li e Suga, 2019), metodo che non è ammissibile in agricoltura biologica. I metodi di lotta biologica e l’uso di buone pratiche agronomiche hanno un effetto nel confronto della malattia, ma non si può ritenere sufficiente. Per questo motivo, in particolare nel contesto dell’agricoltura biologica, è di fondamentale importanza utilizzare sementi sane, esenti da questi agenti patogeni in quanto i funghi appartenenti al complesso di F. fujikoroi non si trovano solo nel terreno ma, come endofiti, anche nei semi.
Un altro patogeno fungino di grande rilevanza per la coltivazione del riso è Pyricularia oryzae, agente causale della malattia del brusone del riso. Questo patogeno infetta le porzioni aeree della pianta e si può trasmettere rapidamente in campo tramite conidi che si diffondono facilmente in condizioni di alta umidità (Kingsolver et al., 1984). I sintomi di questa malattia si manifestano inizialmente come lesioni di forma ovale e colore bianco o grigio sulle foglie e, con il proseguire dell’infezione, le macchie si espandono fino ad uccidere intere foglie (Ghatak et al., 2013). La fonte di inoculo primaria di questo patogeno si identifica nei residui colturali e nei semi infetti (Guerber e TeBeest, 2009) ma in un campo infetto i conidi sono presenti stabilmente nell’aria per tutta la stagione vegetativa, permettendo infezioni secondarie a ciclo continuo. Nonostante la trasmissione per seme di P. oryzae sia nota, il controllo di questo patogeno è meno rivolto alla sanificazione dei semi, dato che i conidi si possono diffondere a grandi distanze e possono dare origine a fenomeni epidemici con grande facilità (Asibi et al., 2019).
Un parassita che si è stabilito in tempi relativamente recenti nell’areale della pianura padana è Aphelenchoides besseyi (d’ora in poi indicato come Ab) un nematode che può causare danni talmente ingenti da essere classificato fra i dieci nematodi più pericolosi per l’agricoltura mondiale (Jones et al., 2013). Le piante di riso infestate da questo nematode sviluppano la malattia nota come ‘punta bianca’. Il sintomo causato consiste in una diminuzione della dimensione della pianta, con un conseguente calo produttivo sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo (Lin et al., 2005). Questo parassita si sviluppa nelle porzioni aeree della pianta di riso, quali foglie e fiori, ed è quindi in grado di colonizzare direttamente i semi, propagandosi in diversi campi ed areali tramite il trasferimento di materiale infestato. L’utilizzo di sementi esenti da A. besseyi è estremamente importante, essendo questo nematode pericoloso non solo per il riso ma anche per altre colture di dicotiledoni (Hockland, 2004). Dato che il nematode resiste bene all’essicazione ma teme le temperature molto alte, protocolli di sanificazione utilizzando il calore sono stati sviluppati per permettere il risanamento da questo parassita (Tenente et al., 1999; Khanal et al., 2020).
Gli obiettivi che il progetto si prefigge di raggiungere sono compresi nelle azioni mirate descritte nel bando per la biodiversità vegetale e comprendono:
Bibliografia essenziale
Asibi, A.E.; Chai, Q.; Coulter, J.A. Rice Blast: A Disease with Implications for Global Food Security. Agronomy2019, 9, 451. https://doi.org/10.3390/agronomy9080451
Ghatak, A.; Willocquet, L.; Savary, S.; Kumar, J. Variability in aggressiveness of rice blast (Magnaporthe oryzae) isolates originating from rice leaves and necks. A case of pathogen specialization. PLoS ONE2013, 8, e66180 Guerber, C.; TeBeest, D.O. Infection of rice seed grown in Arkansas by (Pyricularia grisea) and transmission to seedlings in the field. Plant Dis.2006, 90, 170–176
Gupta AK, Solanki IS, Bashyal BM, Singh Y and Srivastava K (2015) Bakanae of rice – an emerging disease in Asia. J. Anim.Plant Sci., 25(6): 1499–1514.
Hockland, S. 2004. Aphelenchoides bessyi. EPPO Bulletin 34:303-308.
Jones, T.J., Haegeman, A., Danchin, E.G.J., Gaur, H.S., Helder, J., Jones, M.G.K., Kikuchi, T., Manzanilla-Lopez, R., Palomares Rius, J.E., Wesemael, W.M.L., Perry, R.N. 2013. Top 10 plant-parasitic nematodes in molecular plant pathology. Molecular Plant Pathology 14, 946-961. doi: 10.1111/mpp.12057
Khanal, C., Gu, M., Peres, N.A., Desaeger, J.A. 2020. Steam-based thermotherapy for managing nematodes in strawberry transplants. Journal of Nematology 52:1-10.AP
Kingsolver, C.H.; Barkside, T.H.; Marchetti, M.A. Rice Blast Epidemiology: Bulletin of the Pennsylvania Agricultural Experiment Station; No.853; Pennsylvania State College, Agricultural Experiment Station: State College, PA, USA, 1984; pp. 29–40. Li, F.J., and Suga, H. Various Methods for Controlling the Bakanae Disease in Rice Reviews in Agricultural Science, 9: 195–205, 2021 https://dx.doi.org/10.7831/ras.9.0_195
Lin, M.S., Ding, X.F., Wang, Z.M., Zhou, F.; Lin, N. 2005. Description of Aphelenchoides besseyi from abnormal rice with ‘small grains and erect panicles’ symptom in China. Rice Science 12:289-294.
Sun SK and Snyder WC (1981) The bakanae disease of rice plant. In: Fusarium Disease, Biology, and Taxonomy (Nelson PE,Toussoun TA and Cook RJ, ed.). pp. 104–113. The Pennsylvania State University Press.
Tenente, R.C.V., Gonzaga, V., Pinheiro, F.P., Tarchetti, P., Rodrigues, V. 1999. Techniques to eradicate plant parasitic nematodes from infested maize, oat and rice seeds. Nematropica 29:17-24
Sintesi
Il progetto vuole promuovere la diffusione di una cultura della differenza presso la comunità educante (alunni, genitori, famiglie e attori sociali) del territorio di Scandicci e nello specifico nelle scuole primarie e secondarie di primo grado Spinelli e XXV aprile, principalmente attraverso la valorizzazione della biodiversità in ambito agronomico e alimentare.
Il progetto prevede di realizzare attraverso: dei laboratori esperienziali per alunni e genitori, dei percorsi di formazione degli insegnanti e la organizzazione del primo Festival della biodiversità a Scandicci presso gli “Orti della diversità”, i seguenti risultati (e nello specifico i cambiamenti comportamentali collegati ad essi):
– Sviluppo di un atteggiamento responsabile verso l’alimentazione consapevole come della cura di sé e dell’ambiente.
– Aggiornamento delle competenze degli insegnanti in modo particolare sulle potenzialità metodologiche educative e formative;
– Organizzazione in concomitanza delle giornate, nazionale ed internazionale, della biodiversità del Festival della Biodiversità a Scandicci:
Le principali azioni
Laboratori esperienziali “Dal seme al piatto”, presso la Casa dell’Agrobiodiversità sede legale di Rete Semi Rurali a Scandicci, Villa Bardini, la azienda agricola Floriddia a Peccioli e durante il Festival della Biodiversità a Scandicci, che prevedono anche la coltivazione di particolari varietà di frumento ed altre specie (pomodoro, verdure varie, legumi ect…), la produzione del pane e la realizzazione di altri cibi, anche di altre culture. Il laboratorio sarà occasione di approfondimento della conoscenza dei prodotti, delle diverse culture, dei processi di produzione alimentare e del loro impatto sulla salute e l’ambiente;
Laboratori sull’apprendere facendo, della durata di 4 ore ciascuno realizzato il venerdì 20 ed il sabato 21 maggio 2022 presso il Festival dell’Agrobiodiversità a Scandicci;
Festival 72 ore di biodiversità: avvio e sviluppo di azioni di integrazione fra cittadini e istituzioni (scuola, comune, realtà associative e così via) per favorire la crescita della comunità (consapevolezza delle risorse ed empowerment). Il Festival della Biodiversità a Scandicci coinciderà appositamente con due importanti ricorrenze istituzionali: la Giornata Mondiale della Biodiversità il 20 maggio e la Giornata Nazionale della Biodiversità Coltivata il 22 maggio. L’evento sarà organizzato attraverso il pieno coinvolgimento del comitato di gestione degli Orti della diversità, dei 29 ortisti e delle loro famiglie: oltre a Rete Semi Rurali, EticaMente organizzazione di volontariato e commercio equo e solidale, che promuove stili di vita sostenibili e commercio equo; Associazione di promozione sociale Fierucola, che promuove i mercati locali di piccola scala, con produzioni ecologiche di alta qualità e valore sociale; Gaetano Barberi cooperativa sociale che si occupa della riabilitazione di giovani adulti con disabilità intellettiva; Giglio del Campo che si occupa della cura del verde e gestisce dal 2018 il Museo del Parco di Poggio Valicaia, sulle colline intorno a Scandicci; Seed Vicious, associazione di promozione sociale che produce, conserva, condivide e distribuisce varietà locali di piante orticole; la Società Orticola Toscana (STO), che incoraggia e promuove l’orticoltura in Toscana, attraverso mostre mercato di fiori e piante e formazione aperta ai cittadini; Terra!, associazione ambientalista impegnata in progetti e campagne su temi ambientali, filiere agricole etiche e agroecologia, tutti componenti della ATS che gestisce gli Orti della diversità, spazio in gestione dal Comune di Scandicci che ospiterà il festival della Biodiversità. L’iniziativa si svolgerà da venerdì 20 a domenica 22 maggio, nell’arco di 72 ore, dall’alba alla tarda serata, coinvolgendo studenti e cittadini in una serie di eventi che verteranno sulla Biodiversità e le sue implicazioni per la qualità della vita e la sicurezza alimentare per la futuro delle comunità e dell’umanità.
Il progetto di ricerca europeo Core-Organic DIVERSILIENCE è iniziato a novembre 2021 e mira a diversificare le produzioni biologiche per incrementarne la resilienza, in particolare tramite l’utilizzo di popolazioni evolutive e consociazioni. Le attività di questo progetto di si svolgeranno in Norvegia, Finlandia, Danimarca, Romania, Bulgaria, Slovenia e Italia. In Italia, Rete Semi Rurali in collaborazione con il CREA-ZA di Lodi, AGRIS Sardegna, Arcoiris Sementi e la Cooperativa San Nicolò Gerrei, seguirà l’adattamento specifico e la selezione partecipativa di una popolazione di lupino bianco dolce in Sardegna. Un lavoro simile col lupino bianco è in corso in Sicilia, mentre in Lombardia, verranno svolte valutazioni partecipative di collezioni di soia e fagiolo dall’occhio in prospettiva di sviluppare consociazioni con cereali macrotermi per la produzione di granella e foraggio.
Durata: 36 mesi (2021-2024)
DIVERSILIENCE
core organic
“Paesaggiando” è un viaggio fisico e culturale nella storia del paesaggio rurale ed urbano del territorio fiorentino realizzato attraverso un parallelismo storico e naturalistico tra Firenze città e Scandicci. Il filo conduttore delle tappe sarà il verde urbano, inteso come specchio culturale dei diversi momenti storici e sociali, e la sua evoluzione nel tempo in relazione alle esigenze dell’ambiente, della città e dei cittadini. Durante i due appuntamenti, sotto la guida della Società Toscana Orticoltura e di Rete Semi Rurali, i partecipanti scopriranno quindi un patrimonio culturale e vegetale nascosto, che dai Fiorentini viali dei Colli nati con l’ottocentesco “piano Poggi” li porterà fino alla moderne possibilità di gestione degli spazi verdi della città di Scandicci.
La prima edizione, svoltasi nel 202, ha riscosso un grande successo. Per questo nel 2023, grazie al contributo del Comune di Firenze, Feel Florence, Ministero del Turismo e con il patrocinio del Comune di Scandicci, riproponiamo 4 nuovi appuntamenti, due in lingua italiana e due in lingua inglese!
L’itinerario partirà dal Giardino delle Rose, punto di riferimento storico-paesaggistico rispetto ai temi legati al giardinaggio e alla produzione vegetale in città. Percorreremo le “Rampe del Poggi”, sistema viario che connette le colline fiorentino al centro urbano ammirando la composizione botanica e gli aspetti scenografici legati al tema dell’acqua. Attraversando il quartiere storico di San Niccolò andremo a scoprire luoghi più intimi e significativi del verde cittadino attraverso la visita al Giardino Bardini che conserva al suo interno aspetti tipici della tradizione agricolo-rurale toscana. Il percorso ci condurrà all’interno della Biblioteca e Archivio storico della Società Toscana di Orticultura dove sono custodite oltre 7000 riviste di orticoltura, floricoltura e frutticoltura, vivaismo e giardinaggio della Toscana, dell’Italia e dello scenario internazionale. Ancora oggi questa sede racchiude un patrimonio fondamentale per lo sviluppo e l’innovazione del verde urbano e delle tecniche agricole produttive con lo sguardo rivolto verso l’aspetto sociale, culturale e divulgativo dell’agricoltura e della cura del verde.
Il secondo appuntamento si aprirà con uno sguardo sul quartiere dell’Isolotto e la sua moderna concezione di città giardino sviluppata durante gli anni ’50, in pieno boom economico. Dal punto di ritrovo, fissato in Piazza dei Tigli, ci dirigeremo verso Scandicci per mezzo della tramvia dalla quale avremo modo di osservare la riqualificazione del verde attuata per la sua realizzazione e, arrivati al capolinea, ci sposteremo verso il parco dell’Ex-CNR per scoprirne la storia e le prospettive future. Con una piccola passeggiata raggiungeremo quindi agli Orti della Diversità, nel quartiere del Vingone, dove esploreremo una possibile declinazione moderna del paesaggio urbano e un nuovo modello di orto sociale. Durante questa tappa verrà spiegato il processo attraverso cui l’ATS Orti della Diversità ha pensato, avviato e realizzato questo esempio virtuoso di gestione del verde cittadino. L’itinerario si concluderà con una visita alla Casa dell’Agrobiodiversità, sede di Rete Semi Rurali, dove verranno presentate le varie attività dell’associazione legate all’importante tematica dell’agrobiodiversità, delle filiere alimentare e gestione delle sementi. I partecipanti potranno visitare la Casa dei Semi, custode di tantissime varietà di grano locale erroneamente chiamate antiche, e la neonata Biblioteca dell’Agrobiodiversità che con le sue 1700 monografie e numerose riviste rappresenta un punto di riferimento e di incontro per studiosi e curiosi.
Durante gli appuntamenti sarà possibile scattare delle istantanee con una polaroid che poi saranno imbucate nelle cassette della posta che incontreremo lungo il percorso: questo permetterà di creare un collegamento tra abitanti e “turisti” e di donare ai cittadini che vivono quotidianamente i luoghi toccati dal percorso il punto di vista diverso, forse nuovo, dei partecipanti al progetto.
Numero massimo di partecipanti 25, per registrarsi iscriversi a questo link:
INFO:
biblioteca@semirurali.net
+39 339 7976707
Per vedere il video e il testo che spiega le singole tappe del PERCORSO SCANDICCI, clicca sul BOX!
Obiettivo del Progetto Breed4Bio è costruire un modello di filiera sementiera sostenibile biologica di materiale eterogeneo (popolazioni di frumento) che garantisca la tracciabilità e la qualità della semente. Gli obiettivi specifici sono:
Le popolazioni testate nel piano saranno: Bioadapt, Toscana tenero PA1, Toscana tenero 1 e ICARDA/Solibam Floriddia.
Le Azioni specifiche sono:
COORDINATORE: Silvia Folloni, Open Fields Srl
RESPONSABILE TECNICO-SCIENTIFICO: Alessandra Sommovigo, CREA-CD Centro di Difesa e Certificazione
DURATA: 03/2021 – 03/2023
COSTO TOTALE DEL PIANO: € 298.923,74; CONTRIBUTO TOTALE: € 228.011,58
SITO WEB: www.gobreedforbio.it
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