Riso.LO

Riso.LO

Preambolo

Più di un terzo delle specie vegetali e animali conosciute è oggi a rischio estinzione. Secondo la IUCN,  infatti, (International Union for Conservation of Nature) il 21% dei mammiferi, il 30% degli anfibi, il 12%  degli uccelli, il 28% dei rettili, il 37% dei pesci di acqua dolce, il 70% delle piante e il 35% degli  invertebrati classificati risultano minacciati (Viè et al. 2019). Per questo motivo i principi e le modalità  di conservazione della biodiversità rappresentano tematiche fra le più dibattute negli ultimi decenni,  dal livello locale a quello globale.

maturazione riso

La perdita di biodiversità non riguarda soltanto le specie selvatiche, ma anche le  specie/varietà/razze di interesse agricolo e alimentare (agrobiodiversità). La FAO (Food and  Agriculture Organization of the United Nations) stima che negli ultimi decenni sia stato perso circa il  75% dell’agrobiodiversità globale e che i tre quarti dell’alimentazione mondiale sia prodotto da sole  12 specie vegetali e 5 specie animali (FAO 1999, 2004, 2009; Rischkowsky e Pilling 2007). Tale perdita  si ripercuote inevitabilmente sul cibo e, in particolare, sui piatti tipici e tradizionali che identificano  specifici territori ai quali conferiscono un valore aggiunto in termini di ricchezza economica e storico culturale. Anche l’Italia, e la Lombardia, il cui comparto agroalimentare rappresenta un settore di  grande importanza economica (USDA 2017), sono interessati dal fenomeno della perdita di risorse  genetiche di interesse agricolo e alimentare. In particolare, a partire dal secondo dopoguerra con  l’avvento degli ibridi e delle varietà commerciali, sono state perse un numero inestimabile di cultivar  locali tradizionali (landraces) intese come “popolazioni dinamiche di piante coltivate che hanno  origine storica e identità distinta, che non sono state soggette a programmi di miglioramento delle  colture, spesso geneticamente diverse, adattate localmente e perlopiù associate a sistemi agricoli  tradizionali” (Camacho Vila et al. 2005). Tale perdita rappresenta un grave danno sia in termini  biologici e culturali (perdita di agrobiodiversità, tradizioni, piatti tipici ecc.), sia in termini di  disponibilità di risorse genetiche per il miglioramento delle colture. Questi aspetti sono senz’altro di  grande importanza per una regione come la Lombardia che, nel contesto delle sue produzioni  agricole, una buona parte (in termini di produzione e resa economica) è rappresentata dal settore  orticolo e cerealicolo.

Per contrastare la perdita di agrobiodiversità negli ultimi decenni sono state avviate svariate azioni,  dal livello locale a quello internazionale. L’Italia, con la recente legge 1 dicembre 2015 n. 194  “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare”  (legge “Cenni”), ha stabilito i principi per l’istituzione di un sistema nazionale di tutela e di  valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, finalizzato alla tutela delle risorse  genetiche di interesse alimentare ed agrario locali dal rischio di estinzione e di erosione genetica.  Tale legge, i cui principi sono in conformità con la “Convenzione sulla Biodiversità” (Rio de Janeiro  1992; legge 14 febbraio 1994 n. 124), il “Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per  l’alimentazione e l’agricoltura” (adottato a Roma nel 2001; legge 6 aprile 2004, n. 101), il “Piano  nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo” e le “Linee guida nazionali per la conservazione in  situ, on farm ed ex situ della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario” (DM 24  luglio 2012 n. 171), istituisce il sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità di  interesse agricolo e alimentare. Tale sistema, oggi in fase di avvio, è costituito da: Anagrafe  nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare; Rete nazionale della biodiversità di  interesse agricolo e alimentare; Portale nazionale della biodiversità di interesse agricolo e  alimentare; Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare.

L’uso sostenibile delle risorse genetiche è una questione centrale per il futuro dell’agricoltura  agroecologica, che dovrà affrontare in particolare le sfide del cambiamento climatico. Aumentare  la biodiversità a tutti i livelli – specie, varietà, ecosistemi – e riportare la biodiversità dalle banche genetiche alle aziende agricole potrebbe dare a queste comunità la possibilità di adattarsi e  migliorare la loro resilienza. La conservazione dinamica e l’uso sostenibile dell’agrobiodiversità e delle  conoscenze tradizionali associate sono al centro di questo processo di adattamento. Molte iniziative  locali nel bacino risicolo italiano hanno già intrapreso diversi passi in questa direzione, valorizzando  diversità ecosistemica e promuovendo produzioni/trasformazioni nuove e alternative e nuovi  mercati. Queste esperienze sono caratterizzate da una gestione sostenibile delle risorse naturali, da  un’agricoltura a basso input, dalla conservazione e dalla sperimentazione di materiale riproduttivo  vegetale, dalla condivisione delle conoscenze dei saperi agricoli e dal sistema di distribuzione breve;  mescolando territori locali, culture e sistemi alimentari sostenibili. Non possiamo inoltre fare a meno  di ritenere la coltivazione biologica un fenomeno in crescente espansione anche in considerazione  di una maggiore attenzione da parte del consumatore alla proprietà nutrizionali e agli aspetti di  sostenibilità del cibo. In Italia la superficie destinata a coltivazione bio nel 2020 ha raggiunto quasi i  2 milioni di ettari e siamo ormai il terzo Paese dopo Spagna e Francia.

La Lombardia fa registrare oltre 56.667 ettari coltivati a biologico, in aumento del 5,1% in un anno.  Tra le principali produzioni biologiche in Lombardia, si legge nel rapporto, ci sono i cereali (25.077  ettari), le colture foraggere (12.623 ettari) e la vite (4.055 ettari), mentre il numero degli operatori sale  a 3.238 con un incremento del 3% in un anno (SINAB 2020). A fronte di questi dati va sottolineato che  il 63% dei consumi è concentrato nel nord del paese a fronte di un 64% di produzione che viene  generato nel Sud. Per quanto riguarda la coltivazione del riso nel 2018 in UE la superficie coltivata a  biologico era pari a 27.000 ha di cui 2/3 sono in Italia e in particolare nel 2019 la superficie di riso  biologico ammontava a quasi 16,5 mila ettari, con una forte concentrazione degli areali di  produzione in Lombardia e Piemonte dove sono localizzate il 90% delle superfici investite a riso  biologico. In Lombardia la quasi totalità della superficie a riso è localizzata nelle province di Pavia e  Milano, le altre provincie interessate dalla coltura sono Lodi e Mantova. La produzione complessiva  è di quasi 615 mila tonnellate e la maggior parte del prodotto è destinato all’industria di  trasformazione e ai commercianti. Negli ultimi anni per rendere più sostenibili dal punto di vista  economico le produzioni di riso gli stessi produttori agricoli effettuano la vendita al dettaglio, con  punti vendita aziendali o attraverso mercati. Fra i fattori incentivanti all’acquisto di “biologico” vi è  sicuramente la provenienza poichè più del 50% dei consumatori decide di comprare un prodotto  bio se gli ingredienti sono di origine italiana e se la sua provenienza è locale o a km zero. Tale scelta  del consumatore è dettata dalla necessità di portare in tavola prodotti di elevata qualità in quanto  l’utilizzo di fitofarmaci di sintesi viene limitata contribuendo alla sostenibilità ambientale. Uno dei  fattori che limitano l’incremento delle produzioni biologiche è l’insufficiente disponibilitàdi sementi  biologiche, un tema sul quale questo progetto vuole portare un elemento di sviluppo, cercando di  trovare materiale riproduttivo vegetale adatto alla coltivazione biologica e sistemi ammessi dal Reg  CE 2018/848 per l’eradicazione di alcuni patogeni trasmessi per seme.

Fra le principali avversità biotiche che colpiscono il riso, una delle più importanti è sicuramente il  complesso di Fusarium fujikoroi (d’ora in poi indicato come Ff), un insieme di specie fungine appartenenti al genere Fusarium, agente causale della malattia nota come bakanae (Li e Suga,  2019). Le piante affette da bakanae possono mostrare sintomi quali decolorazioni fogliari,  allungamento anormale del fusto e, nei casi più gravi e precoci, marciume del germinello. Anche  quando la pianta sopravvive, il riso colpito da questa malattia non è fertile e produce pochi semi  (Sun e Snyder, 1981). Questo quadro sintomatologico rende evidente il pericolo associato a questa  malattia che, in base alle condizioni ambientali e alla varietà di riso in esame, può causare perdite

anche fino al 95% (Gupta et al., 2015). Attualmente la pratica più efficace per il controllo dei  patogeni associati a questa malattia è la concia dei semi con agrofarmaci di sintesi (Li e Suga, 2019),  metodo che non è ammissibile in agricoltura biologica. I metodi di lotta biologica e l’uso di buone  pratiche agronomiche hanno un effetto nel confronto della malattia, ma non si può ritenere  sufficiente. Per questo motivo, in particolare nel contesto dell’agricoltura biologica, è di  fondamentale importanza utilizzare sementi sane, esenti da questi agenti patogeni in quanto i funghi  appartenenti al complesso di F. fujikoroi non si trovano solo nel terreno ma, come endofiti, anche nei  semi.

Un altro patogeno fungino di grande rilevanza per la coltivazione del riso è Pyricularia oryzae, agente  causale della malattia del brusone del riso. Questo patogeno infetta le porzioni aeree della pianta  e si può trasmettere rapidamente in campo tramite conidi che si diffondono facilmente in condizioni  di alta umidità (Kingsolver et al., 1984). I sintomi di questa malattia si manifestano inizialmente come  lesioni di forma ovale e colore bianco o grigio sulle foglie e, con il proseguire dell’infezione, le  macchie si espandono fino ad uccidere intere foglie (Ghatak et al., 2013). La fonte di inoculo  primaria di questo patogeno si identifica nei residui colturali e nei semi infetti (Guerber e TeBeest,  2009) ma in un campo infetto i conidi sono presenti stabilmente nell’aria per tutta la stagione  vegetativa, permettendo infezioni secondarie a ciclo continuo. Nonostante la trasmissione per seme  di P. oryzae sia nota, il controllo di questo patogeno è meno rivolto alla sanificazione dei semi, dato  che i conidi si possono diffondere a grandi distanze e possono dare origine a fenomeni epidemici  con grande facilità (Asibi et al., 2019).

Un parassita che si è stabilito in tempi relativamente recenti nell’areale della pianura padana è  Aphelenchoides besseyi (d’ora in poi indicato come Ab) un nematode che può causare danni  talmente ingenti da essere classificato fra i dieci nematodi più pericolosi per l’agricoltura mondiale  (Jones et al., 2013). Le piante di riso infestate da questo nematode sviluppano la malattia nota come  ‘punta bianca’. Il sintomo causato consiste in una diminuzione della dimensione della pianta, con  un conseguente calo produttivo sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo (Lin et al., 2005).  Questo parassita si sviluppa nelle porzioni aeree della pianta di riso, quali foglie e fiori, ed è quindi in  grado di colonizzare direttamente i semi, propagandosi in diversi campi ed areali tramite il  trasferimento di materiale infestato. L’utilizzo di sementi esenti da A. besseyi è estremamente  importante, essendo questo nematode pericoloso non solo per il riso ma anche per altre colture di  dicotiledoni (Hockland, 2004). Dato che il nematode resiste bene all’essicazione ma teme le  temperature molto alte, protocolli di sanificazione utilizzando il calore sono stati sviluppati per  permettere il risanamento da questo parassita (Tenente et al., 1999; Khanal et al., 2020).

Gli obiettivi che il progetto si prefigge di raggiungere sono compresi nelle azioni mirate descritte nel  bando per la biodiversità vegetale e comprendono:

  • Ottenere seme di qualità di alcune accessioni di germoplasma di riso e validare protocolli  ammessi in agricoltura biologica al fine di eradicare alcuni patogeni/parassiti trasmessi per  seme (Fusarium fujikuroi e Aphelenchoides besseyi Christie) e che hanno un grande impatto  negativo sulle produzioni agricole. Una volta risanato, il seme verrà conferito alle aziende (5  Risanamento fitosanitario del materiale di moltiplicazione e sua riproduzione) (UNIMI)
  • Moltiplicare e mantenere il seme di qualità caratterizzato per aspetti agronomici, genetici e  fitosanitari in situ grazie al coinvolgimento di aziende risicole biologiche supportate e seguite  da UNIMI e RSR (7 Conservazione in situ delle risorse genetiche a rischio di erosione genetica  e di interesse per il territorio lombardo) (UNIMI-RSR E AZIENDE AGRICOLE)
  • Conservare a lungo termine i semi di qualità ottenuti dalle diverse accessioni di riso presso la  Banca del Germoplasma Vegetale dell’Università di Pavia (9. Conservazione ex situ delle  risorse genetiche di interesse per il territorio lombardo in collaborazione con Istituzioni  scientifiche di comprovata capacitànel settore) (UNIPV)
  • Descrivere morfologicamente le diverse accessioni di riso coltivate nelle differenti aziende e  arrivare a genotipizzare quelle più interessanti (5-6) utilizzando marcatori molecolari già in uso  presso i laboratori di UNIMI e quindi già validati (10. Caratterizzazione morfologica e genetica  delle risorse in collaborazione con Istituzioni scientifiche di comprovata capacitànel settore) (UNIMI)

Bibliografia essenziale

Asibi, A.E.; Chai, Q.; Coulter, J.A. Rice Blast: A Disease with Implications for Global Food Security. Agronomy2019, 9, 451.  https://doi.org/10.3390/agronomy9080451

Ghatak, A.; Willocquet, L.; Savary, S.; Kumar, J. Variability in aggressiveness of rice blast (Magnaporthe oryzae) isolates  originating from rice leaves and necks. A case of pathogen specialization. PLoS ONE2013, 8, e66180 Guerber, C.; TeBeest, D.O. Infection of rice seed grown in Arkansas by (Pyricularia grisea) and transmission to seedlings in the  field. Plant Dis.2006, 90, 170–176

Gupta AK, Solanki IS, Bashyal BM, Singh Y and Srivastava K (2015) Bakanae of rice – an emerging disease in Asia. J. Anim.Plant  Sci., 25(6): 1499–1514.

Hockland, S. 2004. Aphelenchoides bessyi. EPPO Bulletin 34:303-308.

Jones, T.J., Haegeman, A., Danchin, E.G.J., Gaur, H.S., Helder, J., Jones, M.G.K., Kikuchi, T., Manzanilla-Lopez, R., Palomares Rius, J.E., Wesemael, W.M.L., Perry, R.N. 2013. Top 10 plant-parasitic nematodes in molecular plant pathology. Molecular Plant  Pathology 14, 946-961. doi: 10.1111/mpp.12057

Khanal, C., Gu, M., Peres, N.A., Desaeger, J.A. 2020. Steam-based thermotherapy for managing nematodes in strawberry  transplants. Journal of Nematology 52:1-10.AP 

Kingsolver, C.H.; Barkside, T.H.; Marchetti, M.A. Rice Blast Epidemiology: Bulletin of the Pennsylvania Agricultural Experiment  Station; No.853; Pennsylvania State College, Agricultural Experiment Station: State College, PA, USA, 1984; pp. 29–40. Li, F.J., and Suga, H. Various Methods for Controlling the Bakanae Disease in Rice Reviews in Agricultural Science, 9: 195–205,  2021 https://dx.doi.org/10.7831/ras.9.0_195

Lin, M.S., Ding, X.F., Wang, Z.M., Zhou, F.; Lin, N. 2005. Description of Aphelenchoides besseyi from abnormal rice with ‘small  grains and erect panicles’ symptom in China. Rice Science 12:289-294.

Sun SK and Snyder WC (1981) The bakanae disease of rice plant. In: Fusarium Disease, Biology, and Taxonomy (Nelson  PE,Toussoun TA and Cook RJ, ed.). pp. 104–113. The Pennsylvania State University Press.

Tenente, R.C.V., Gonzaga, V., Pinheiro, F.P., Tarchetti, P., Rodrigues, V. 1999. Techniques to eradicate plant parasitic  nematodes from infested maize, oat and rice seeds. Nematropica 29:17-24

DAL SEME AL PIATTO

DAL SEME AL PIATTO

Sintesi

Il progetto vuole promuovere la diffusione di una cultura della differenza presso la comunità educante (alunni, genitori, famiglie e attori sociali) del territorio di Scandicci e nello specifico nelle scuole primarie e secondarie di primo grado Spinelli e XXV aprile, principalmente attraverso la valorizzazione della biodiversità in ambito agronomico e alimentare.

Il progetto prevede di realizzare attraverso: dei laboratori esperienziali per alunni e genitori, dei percorsi di formazione degli insegnanti e la organizzazione del primo Festival della biodiversità a Scandicci presso gli “Orti della diversità”, i seguenti risultati (e nello specifico i cambiamenti comportamentali collegati ad essi):

– Sviluppo di un atteggiamento responsabile verso l’alimentazione consapevole come della cura di sé e dell’ambiente.

– Aggiornamento delle competenze degli insegnanti in modo particolare sulle potenzialità metodologiche educative e formative;

– Organizzazione in concomitanza delle giornate, nazionale ed internazionale, della biodiversità del Festival della Biodiversità a Scandicci:

 

Le principali azioni

 Laboratori esperienziali “Dal seme al piatto”, presso la Casa dell’Agrobiodiversità sede legale di Rete Semi Rurali a Scandicci, Villa Bardini, la azienda agricola Floriddia a Peccioli e durante il Festival della Biodiversità a Scandicci, che prevedono anche la coltivazione di particolari varietà di frumento ed altre specie (pomodoro, verdure varie, legumi ect…), la produzione del pane e la realizzazione di altri cibi, anche di altre culture. Il laboratorio sarà occasione di approfondimento della conoscenza dei prodotti, delle diverse culture, dei processi di produzione alimentare e del loro impatto sulla salute e l’ambiente;

Laboratori sull’apprendere facendo, della durata di 4 ore ciascuno realizzato il venerdì 20 ed il sabato 21 maggio 2022 presso il Festival dell’Agrobiodiversità a Scandicci;

Festival 72 ore di biodiversità: avvio e sviluppo di azioni di integrazione fra cittadini e istituzioni (scuola, comune, realtà associative e così via) per favorire la crescita della comunità (consapevolezza delle risorse ed empowerment). Il Festival della Biodiversità a Scandicci coinciderà appositamente con due importanti ricorrenze istituzionali: la Giornata Mondiale della Biodiversità il 20 maggio e la Giornata Nazionale della Biodiversità Coltivata il 22 maggio. L’evento sarà organizzato attraverso il pieno coinvolgimento del comitato di gestione degli Orti della diversità, dei 29 ortisti e delle loro famiglie: oltre a Rete Semi Rurali, EticaMente organizzazione di volontariato e commercio equo e solidale, che promuove stili di vita sostenibili e commercio equo; Associazione di promozione sociale Fierucola, che promuove i mercati locali di piccola scala, con produzioni ecologiche di alta qualità e valore sociale; Gaetano Barberi cooperativa sociale che si occupa della riabilitazione di giovani adulti con disabilità intellettiva; Giglio del Campo che si occupa della cura del verde e gestisce dal 2018 il Museo del Parco di Poggio Valicaia, sulle colline intorno a Scandicci; Seed Vicious, associazione di promozione sociale che produce, conserva, condivide e distribuisce varietà locali di piante orticole; la Società Orticola Toscana (STO), che incoraggia e promuove l’orticoltura in Toscana, attraverso mostre mercato di fiori e piante e formazione aperta ai cittadini; Terra!, associazione ambientalista impegnata in progetti e campagne su temi ambientali, filiere agricole etiche e agroecologia, tutti componenti della ATS che gestisce gli Orti della diversità, spazio in gestione dal Comune di Scandicci che ospiterà il festival della Biodiversità. L’iniziativa si svolgerà da venerdì 20 a domenica 22 maggio, nell’arco di 72 ore, dall’alba alla tarda serata, coinvolgendo studenti e cittadini in una serie di eventi che verteranno sulla Biodiversità e le sue implicazioni per la qualità della vita e la sicurezza alimentare per la futuro delle comunità e dell’umanità.

PAESAGGIANDO

PAESAGGIANDO

“Paesaggiando” è un viaggio fisico e culturale nella storia del paesaggio rurale ed urbano del territorio fiorentino realizzato attraverso un parallelismo storico e naturalistico tra Firenze città e Scandicci. Il filo conduttore delle tappe sarà il verde urbano, inteso come specchio culturale dei diversi momenti storici e sociali, e la sua evoluzione nel tempo in relazione alle esigenze dell’ambiente, della città e dei cittadini. Durante i due appuntamenti, sotto la guida della Società Toscana Orticoltura e di Rete Semi Rurali, i partecipanti scopriranno quindi un patrimonio culturale e vegetale nascosto, che dai Fiorentini viali dei Colli nati con l’ottocentesco “piano Poggi” li porterà fino alla moderne possibilità di gestione degli spazi verdi della città di Scandicci.

La prima edizione, svoltasi nel 202, ha riscosso un grande successo. Per questo nel 2023, grazie al contributo del Comune di Firenze, Feel Florence, Ministero del Turismo e con il patrocinio del Comune di Scandicci, riproponiamo 4 nuovi appuntamenti, due in lingua italiana e due in lingua inglese!

  • FIRENZE, 15 aprile (ITA) e 13 giugno (ENG) 2023, partenza alle ore 10:00

L’itinerario partirà dal Giardino delle Rose, punto di riferimento storico-paesaggistico  rispetto ai temi legati al giardinaggio e alla produzione vegetale in città. Percorreremo le “Rampe del Poggi”, sistema viario che connette le colline fiorentino al centro urbano ammirando la composizione botanica e gli aspetti scenografici legati al tema dell’acqua. Attraversando il quartiere storico di San Niccolò andremo a scoprire luoghi più intimi e significativi del verde cittadino attraverso la visita al Giardino Bardini che conserva al suo interno aspetti tipici della tradizione agricolo-rurale toscana. Il percorso ci condurrà all’interno della Biblioteca e Archivio storico della Società Toscana di Orticultura dove sono custodite oltre 7000 riviste di orticoltura, floricoltura e frutticoltura, vivaismo e giardinaggio della Toscana, dell’Italia e dello scenario internazionale. Ancora oggi questa sede racchiude un patrimonio fondamentale  per lo sviluppo e l’innovazione del verde urbano e delle tecniche agricole produttive con lo sguardo rivolto verso l’aspetto sociale, culturale e divulgativo dell’agricoltura e della cura del verde.

  • SCANDICCI, 13 maggio (ITA) e 14 giugno (ENG), partenza ore 10:00

Il secondo appuntamento si aprirà con uno sguardo sul quartiere dell’Isolotto e la sua moderna concezione di città giardino sviluppata durante gli anni ’50, in pieno boom economico. Dal punto di ritrovo, fissato in Piazza dei Tigli, ci dirigeremo verso Scandicci per mezzo della tramvia dalla quale avremo modo di osservare la riqualificazione del verde attuata per la sua realizzazione e, arrivati al capolinea, ci sposteremo verso il parco dell’Ex-CNR per scoprirne la storia e le prospettive future. Con una piccola passeggiata raggiungeremo quindi agli Orti della Diversità, nel quartiere del Vingone, dove esploreremo una possibile declinazione moderna del paesaggio urbano e un nuovo modello di orto sociale. Durante questa tappa verrà spiegato il processo attraverso cui l’ATS Orti della Diversità ha pensato, avviato e realizzato questo esempio virtuoso di gestione del verde cittadino. L’itinerario si concluderà con una visita alla Casa dell’Agrobiodiversità, sede di Rete Semi Rurali, dove verranno presentate le varie attività dell’associazione legate all’importante tematica dell’agrobiodiversità, delle filiere alimentare e gestione delle sementi. I partecipanti potranno visitare la Casa dei Semi, custode di tantissime varietà di grano locale erroneamente chiamate antiche, e la neonata Biblioteca dell’Agrobiodiversità che con le sue 1700 monografie e numerose riviste rappresenta un punto di riferimento e di incontro per studiosi e curiosi.

Durante gli appuntamenti sarà possibile scattare delle istantanee con una polaroid che poi saranno imbucate nelle cassette della posta che incontreremo lungo il percorso: questo permetterà di creare un collegamento tra abitanti e “turisti” e di donare ai cittadini che vivono quotidianamente i luoghi toccati dal percorso il punto di vista diverso, forse nuovo, dei partecipanti al progetto.

Numero massimo di partecipanti 25, per registrarsi iscriversi a questo link: 

INFO:
biblioteca@semirurali.net
+39 339 7976707

Per vedere il video e il testo che spiega le singole tappe del PERCORSO SCANDICCI, clicca sul BOX!

BREED4BIO

BREED4BIO

Obiettivo del Progetto Breed4Bio è costruire un modello di filiera sementiera sostenibile biologica di materiale eterogeneo (popolazioni di frumento) che garantisca la tracciabilità e la qualità della semente. Gli obiettivi specifici sono:

 

  • sviluppare servizi a supporto della filiera (supporto agronomico, alla gestione e alla tracciabilità, anche attraverso un’applicazione mobile dedicata);
  • garantire la qualità (ovvero, purezza specifica fitosanitaria) della semente individuando le operazioni da eseguire nelle fasi critiche senza depauperare la biodiversità intrinseca alle popolazioni;
  • valutare la sostenibilità socio-economica della filiera;
  • diffondere conoscenza e sensibilità su approcci agro-ecologici attraverso adeguata divulgazione e formazione.

 

Le popolazioni testate nel piano saranno: Bioadapt, Toscana tenero PA1, Toscana tenero 1 e ICARDA/Solibam Floriddia.

Le Azioni specifiche sono:

  • Azione 1: Relazioni di filiera – costruire nuovi processi e servizi raccogliendo, analizzando ed organizzando le necessità di tutti gli attori;
  • Azione 2: Prove di moltiplicazione in campo – verificare la performance agronomica di alcune popolazioni in diversi ambienti ed individuare le operazioni in campo utili a garantire la qualità;
  • Azione 3: Analisi di laboratorio per la tracciabilità della popolazione – verifica merceologica e qualitativa delle sementi;
  • Azione 4: Lavorazioni della semente – messa a punto delle migliori tecniche di lavorazione per materiali eterogenei quali sono le popolazioni;
  • Azione 5: Analisi economica della filiera.

COORDINATORE: Silvia Folloni, Open Fields Srl

RESPONSABILE TECNICO-SCIENTIFICO: Alessandra Sommovigo, CREA-CD Centro di Difesa e Certificazione

DURATA: 03/2021 – 03/2023

COSTO TOTALE DEL PIANO: € 298.923,74; CONTRIBUTO TOTALE: € 228.011,58

SITO WEB: www.gobreedforbio.it

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Diffondere Diversità, Rafforzare Comunità

Diffondere Diversità, Rafforzare Comunità

Il progetto Diffondere Diversità, Rafforzare Comunità fa leva sulla diversità delle risorse (agricole, culturali, sociali) ancora presenti in valle Camonica promuovendo:

  1. Il processo di empowerment comunitario avviato da Biodistretto Valcamonica e Valcamonica Bio al fine di diversificare il sistema agricolo e sviluppare il coltivo e la filiera. Attraverso l’istituzionalizzazione della rete di imprese esistenti si mira a razionalizzare i costi tramite l’integrazione dei processi, dei servizi, lo scambio di manodopera ed attrezzature.

Verranno inoltre sperimentate pratiche di rigenerazione dei fondi in stato di abbandono nell’ottica di aumentare le superfici coltivate.

  1. L’integrazione della diversità lungo la filiera attraverso la realizzazione di un centro di produzione “arte bianca” che ospiterà anche il laboratorio di molitura presso il Comune di Losine. Verranno sperimentate nuove ricette per diversificare i prodotti provenienti da materie prime locali grazie al coinvolgimento dei ristoratori del territorio attraverso l’organizzazione di giornate di scambio dedicate.
  2. Strumenti per l’incremento della diversità coltivata. Verrà allestita una casa delle sementi presso il Comune di Cerveno, in grado di raccogliere, conservare e distribuire varietà adattate all’ambiente montano non reperibili sul mercato, provenienti dalla Valle e da tutto l’arco alpino. In particolare, si partirà dal recupero di vecchie varietà di segale, orzo, grano saraceno e legumi.

Tale diversità permetterà di realizzare campi sperimentali che consentano l’adattamento di materiale eterogeneo, la definizione di protocolli di rotazione colturale e di mix cropping, la ricerca di varietà atte a un uso duale e l’utilizzo di cereali perenni.

  1. Capacity building. Eventi formativi e divulgativi aiuteranno la rete di aziende ad aumentare le proprie conoscenze e a costruire insieme nuove strategie e soluzioni. In particolare: (1) un evento divulgativo fra tecnici-agricoltori-trasformatori-consumatori; viaggi di formazione mirata (2) aziende specializzata nella coltivazione di varietà locali e popolazioni evolutive in zone montane (3) la Casa delle Sementi di Scandicci (FI);  una giornata (4) di scambio con comunità equivalenti che si trovano in Piemonte (Valle Stura) oer comprendere meglio il funzionamento delle delle reti di impresa e l’associazionismo fondiario; (5) progettazione partecipata del mulino comunitario.

campi di segale valcamonica

Si auspica che tale strategia aumenti le opportunità lavorative per i titolari di protezione internazionale (soggetti beneficiari seguiti dalla Cooperativa K-Pax capofila del progetto) che saranno formati attraverso una formazione continua teorico-pratica in agroecologia e l’esperienza sul campo acquisita grazie ai tirocini svolti nelle aziende agricole del Biodistretto.

 

val camonica bio