da Maria Paola Andreoni | Mar 18, 2021
BIOGREEN, corso intensivo di agricoltura biologica e biodinamica, è un progetto nell’ambito del programma Regione Toscana per contribuire ad una gestione aziendale innovativa, a basso impatto ambientale e in grado di dare valore aggiunto ai prodotti dell’agricoltura biologica e biodinamica.
Il corso BIOGREEN punta a creare una figura consapevole delle opportunità sociali ed economiche con un approccio moderno all’agricoltura biologica e biodinamica e a stimolare la nascita di filiere locali innovative.
Descrizione del Corso
Il corso BIOGREEN si pone l’obiettivo di formare i destinatari ai metodi dell’agricoltura biologica e biodinamica e ad una gestione innovativa ed efficace dell’impresa agricola, anche in relazione alle opportunità del mercato e delle politiche agricole.
BIOGREEN offre agli agricoltori una formazione approfondita sui temi più importanti di questo tipo di agricoltura a partire dal suolo – come conservare o aumentare la fertilità, quali tecniche di lavorazione utilizzare – dalla biodiversità agricola – quali sementi impiegare, come fare ricerca in azienda, come coltivare popolazioni evolutive – ma anche come aderire ad un disciplinare biologico/biodinamico e come approcciarsi alla vendita dei prodotti, alla composizione dell’etichetta fino alla comunicazione rivolta ai consumatori.
I laboratori aziendali infatti hanno come obiettivo quello di analizzare in loco dei casi reali di aziende biologiche e biodinamiche.
Sito: https://www.apab.it/en/biogreen-2021/
da Maria Paola Andreoni | Mar 18, 2021
Alla base di questo progetto fu la concezione di produzione “diffusa” (localmente gestita invece che centralmente dalle aziende sementiere per la vendita (inter)nazionale) di sementi, e in particolare di popolazioni, nell’ottica di preservare il principio dell’adattamento specifico di ogni popolazione ad un determinato ambiente. La popolazione, portatrice di diversità, si adatta alla località ed evolve nel tempo, mostrando maggiore resilienza di sementi uniformi.
Intorno a questa idea nacque la necessità della costruzione di una rete tra i diversi soggetti potenzialmente interessati all’innovazione, in primo luogo gli agricoltori, in un’ottica più ampia di collaborazione nel tempo attorno ad un progetto condiviso.
Diversità non esclusivamente biologica
Le varietà coltivate localmente non sono solamente il prodotto di diversità genetica e ambientale, ma anche di diversità culturale nell’approccio alle innovazioni e rispondono alle necessità della società locale. La totalità questi aspetti richiede una gestione collettiva, volta ad armonizzare le necessità degli agricoltori, con quelle della filiera e dei consumatori.
Il Gruppo Operativo del progetto si impegnò pertanto in un dialogo aperto con gli agricoltori e i diversi attori presenti sul territorio toscano, considerando la diversa esperienza e la diversa provenienza geografica dei membri del gruppo essenziali per rispondere al problema di gestione della diversità insita nelle popolazioni e alle varie problematiche emerse durante le varie fasi del progetto.
Cruciali nella commercializzazione di sementi di popolazioni sono le seguenti questioni:
- come organizzare la produzione sementiera di materiale che non presenta caratteristiche uniformi e stabili nel tempo?
- quanti agricoltori sono interessati a sperimentare sui propri campi le popolazioni?
- come si può sostenere a livello sociale, tecnico ed economico un sistema di produzione di sementi di popolazioni?
Il progetto le ha affrontate e il Gruppo Operativo continua ad approfondirle tutt’ora, attraverso il progetto CEREALI RESILIENTI 2.0.
Durata: 2017-2019
da Maria Paola Andreoni | Mar 18, 2021
Il progetto Dynaversity, portando avanti quanto venuto alla luce nei precedenti progetti DIVERSIFOOD e CERERE, si è focalizzato sulla comprensione delle varie dimensioni della conservazione in situ per facilitarne la comunicazione e diffusione.
La perdita della diversità nella filiera agroalimentare, ed in particolare l’erosione genetica delle piante edibili è stata una delle conseguenze dell’agricoltura moderna che acquisisce particolare significato nel contesto del cambio climatico, in quanto riduce la capacità’ dei raccolti di adattarsi alle condizioni che mutano.
Le strategie di conservazione della diversità si sono concentrate per lungo tempo sulla cosiddetta conservazione ex-situ (le banche del seme), ma questa modalità di conservazione ha lo svantaggio di porre limiti alla quantità di materiale conservato. Inoltre, il materiale archiviato nelle banche del seme è, per così dire, fermo nel tempo, poiché non continua ad adattarsi anno dopo anno alle condizioni che cambiano nei campi.
Per sottolineare l’importanza della conservazione on-farm, nelle aziende agricole, DYNAVERSITY ha facilitato l’integrazione della conoscenza pratica e scientifica già esistente, e attraverso l’analisi delle comunità coinvolte nella conservazione della biodiversità agricola, il progetto ha avuto l’obiettivo di identificare modalità di organizzazione e gestione efficienti per la reintroduzione della biodiversità nella filiera alimentare.
All’interno del progetto, Rete Semi Rurali si è occupata di rendere visibili le pratiche adottate per migliorare il seme on-farm, e favorirne la circolazione nella comunità, producendo evidenza per influenzare le strategie della gestione dei sistemi sementieri nella direzione della reintroduzione della biodiversità nella filiera alimentare.
Il progetto sta per concludersi, e i casi di studio e altra documentazione si possono già trovare sul sito. In particolare, questo progetto ha prodotto una serie di 10 brevi video illustrativi sulla biodiversità nella filiera alimentare, sulle varie leggi e regolamentazioni che favoriscono e/o ostacolano l’agrobiodiversità, e come anche i consumatori possono attivarsi per preservarla.
Sito: http://www.dynaversity.eu/
Durata: 2017-2021
da Maria Paola Andreoni | Mar 16, 2021
Progetto precursore nella valutazione della diversità dei sistemi sementieri in Europa, FSO ha inventariato le pratiche esistenti e le aspettative degli agricoltori al fine di produrre evidenza per sviluppare la legislazione europea.
Raccomandazioni dal progetto furono:
- La necessità di trovare un bilancio positivo nelle strategie regionali sulla convivenza di sistemi sementieri formali e informali per la conservazione delle risorse genetiche in situ
- La protezione della conoscenza tradizionale e dei diritti degli agricoltori come prerequisito alla conservazione di varietà locali e reintroduzione di specie meno sfruttate in agricoltura.
- La ricerca partecipativacome un modo per fornire agli agricoltori l’opportunità di attivarsi direttamente per beneficiare di un maggiore numero di risorse non monetarie
- L’ulteriore sviluppo di ricerca sull’impatto degli strumenti di mercato dell’agrobiodiversità
I documenti del progetto, incluso un booklet (anche in italiano), che descrive le problematiche relative dell’agrobiodiversità e la ricerca partecipativa, si trovano sul sito.
Sito: http://www.farmseed.eu/
Durata : 2007-2009
da Giuseppe de Santis | Mar 15, 2021
Tra i primi progetti europei ad occuparsi di agrobiodiversità, SOLIBAM si propose di sviluppare approcci di miglioramento genetico e relative pratiche di gestione, specificatamente volte all’agricoltura biologica e a basso input, per quanto riguarda qualità, stabilità e sostenibilita dei raccolti.
Sebbene la Rete Semi Rurali, ancora agli albori, non abbia partecipato al progetto direttamente, le conoscenze acquisite attraverso il progetto (incluso da membri dello staff che presero parte in altra capacità) hanno contribuito a mettere le basi della strategia e futura attività a livello internazionale della Rete.
Tra queste conoscenze, di particolare importanza furono l’identificazione dei raccolti prediletti dagli agricoltori a basso impatto, e di quelle caratteristiche ritenute essenziali per il miglioramento genetico dagli stessi.
SOLIBAM si è basato su un concetto di innovazione con alla base i concetti di resilienza, sostenibilità e diversità; il progetto si è pertanto servito di ricerca partecipativa per studiare la robustezza e stabilità dei raccolti dove la diversità era al centro delle risorse genetiche (ad esempio in processi evolutivi) e delle pratiche (come la consociazione dei raccolti).
La documentazione relativa al progetto e le innovazioni risultato della ricerca partecipativa, (tra cui il manuale tecnico sulla ricerca partecipativa stessa di S. Ceccarelli), sono disponibili sul sito web.
Sito: http://www.solibam.eu/
Durata : 2010-2014